di Domizia Dalia

Silvia Sacchetti

Ad ogni domanda una risposta. Il web ci ha abituati all’immediatezza nel reperire le informazioni che stiamo cercando, una pratica che coinvolge tutti non solo i cosiddetti nativi digitali. Fra i molti campi del sapere quelli sul come diventare genitori, sull’infanzia e sull’adolescenza sembrano essere tra i più battuti. Dietro al web si nascondono eserciti di genitori, soprattutto mamme, piene di domande, su come crescere al meglio i propri figli, insomma su cosa è giusto o sbagliato. Da questa esigenza sono nati diversi blog gestiti da mamme spesso imprenditrici di loro stesse, che non trovando contenuti soddisfacenti hanno deciso di buttarsi in campo e diventare mamme blogger. Ne è un esempio la reggiana Silvia Sacchetti, ormai attivissima sul web da oltre dieci anni. Silvia è una di quelle mamme iperconnesse, che facendo tesoro della sua esperienza ventennale nel campo dell’editoria e della comunicazione è riuscita ad aprire il blog di successo mammaimperfetta.it, un luogo in cui racconta di sé delle sue esperienze come mamma. Aiutata anche da quattordici specialisti informa e condivide competenze su gravidanza, maternità e, non in ultimo, sull’educazione digitale. Cosa significa essere una mamma lavoratrice e una blogger per passione? A rispondere a questa domanda sarà proprio Silvia che ci spiegherà anche la magia del Natale e come affrontare al meglio questo periodo dell’anno con i propri figli.

Silvia per prima cosa che cos’è mammaimperfetta.it?

Un blog nato nel 2008 e presto diventato uno dei punti di riferimento per tutte le mamme che cercano informazioni e sostegno alla maternità.

Che cosa l’ha portata a mettersi in gioco in questo settore?

mammaimperfetta.it nasce come Blog e cresce come sito. Nasce tra il 2007 e il 2008, anche se scrivevo di me e dei miei figli sul web già dal 2003, perché sentivo la necessità di raccogliere racconti e sensazioni sulla maternità scritti nel tempo, con lo scopo di lasciare ai miei figli una traccia della loro infanzia. Nel 2010 intuisco un bisogno di informazioni e confronto sui temi della maternità e comincio a scrivere pezzi utili a mamme, papà, coppie e famiglie che si trovano a dover affrontare piccoli, grandi problemi quotidiani legati alla gestazione, alla nascita, alla crescita e all’educazione dei propri figli. Ho creato quello che cercavo quando ero incinta e che non ho trovato: un luogo a cavallo tra la narrazione personale e il sostegno informativo.

Un impegno che in parte è diventato anche un lavoro. Come riesce a trovare il tempo per fare tutto?

Il tema della conciliazione nella mia vita è cruciale. Diciamo che il blog sarebbe potuto diventare un lavoro se avessi deciso di investire tutta la mia professionalità e il mio tempo in questa attività. Invece ho sempre continuato a lavorare, anche quando i bambini erano piccoli. Lavoravo fino alle 15, poi mi occupavo di loro e, la notte, del blog. Un anno e mezzo fa, dopo 17 anni, ho deciso che i tempi erano maturi per un cambiamento professionale. Ho pensato molto se dedicarmi esclusivamente al blog, ma non me la sono sentita. Sono una donna di azienda. Mi piace avere una vita professionale che si sviluppa fuori casa. Oggi lavoro a due ore di auto dalla mia città, non è certo semplice, ma continuo a trovare il tempo per scrivere i post e gli articoli del blog, solitamente la domenica o la sera quando i ragazzi dormono. Credo nello smart working, soprattutto per professioni legate al digital, come la mia. In un mondo ideale, tutti i genitori dovrebbero avere la possibilità di lavorare ogni tanto da casa, accanto ai loro figli, gestendo il tempo in maniera tale da poter, ad esempio, accompagnarli a una visita medica o, più semplicemente, a scuola senza fare i salti mortali.

Attraverso i suoi post, anche sui social, riesce a dare un supporto sia a chi deve diventare ancora mamma, sia a tutte coloro che già lo sono, ma che devono costantemente affrontare tutte le difficoltà dell’infanzia o dell’adolescenza. Da dove parte quando deve affrontare un tema?

Dall’esperienza. Difficilmente scrivo di argomenti che non conosco. Per esempio quando i miei figli erano piccoli non scrivevo di adolescenza. Non sollevo mai discussioni che non  riguardino qualcosa che ho vissuto o su cui sto riflettendo.

Leggendo i diversi articoli pubblicati sul suo sito si comprende quanto sia importante per lei la scientificità delle informazioni che fornisce e quindi anche l’autorevolezza delle fonti. È per questo che ha deciso di creare una vera e propria equipe di specialisti con i quali collaborare?

Un blog non è un libro che una volta stampato rimane così per sempre. Il blog può cambiare, deve cambiare. È necessario seguire i percorsi che la vita ci mette davanti e declinare le competenze che anno dopo anno abbiamo costruito. I bambini sono cresciuti e io ho sentito la necessità di trasformare questo “diario” in un luogo in cui mamme e papà potessero trovare anche un valore informativo ed educativo per il loro percorso di genitori. Per questo ho iniziato a occuparmi di argomenti più scientifici intervistando medici e professionisti e, infine, sono riuscita a creare un’equipe di 14 specialisti – tra questi anche un ginecologo, un pediatra, un epidemiologo, uno psicologo, un senologo, un dentista e un’ostetrica… – che ogni giorno risponde alle domande dei miei lettori.

Il Natale è alle porte. Sicuramente si tratta di uno dei momenti più belli da passare in armonia con tutta la famiglia, quali sono i consigli da dare a tutte le mamme su come prepararsi a questo periodo dell’anno?

Il Natale è un momento in cui rallentare i ritmi. Per me che corro sempre, la settimana di Natale è sinonimo di risvegli lenti e ascolto reciproco. Poter stare con i miei figli  ventiquattro ore su ventiquattro è un lusso che solo questo periodo dell’anno mi regala. Posso suggerire anche agli altri di fare come me, di mettersi a disposizione dei propri figli, in ascolto di chi si ama e farne paradigma per tutto l’anno.

Molte sono le mamme che si chiedono quando sia il momento più giusto per parlare ai propri bambini di Babbo Natale…

Ho sempre cercato di fare in modo che i miei figli credessero alla magia di Babbo Natale, incentivando i loro sogni natalizi. Emozioni importanti che purtroppo da bambina non ho potuto provare. Allo stesso tempo, però, ho sempre temuto il momento della verità, ritenendo che sarebbe stata per loro una grande delusione. Invece non è andata così, evidentemente i ragazzi comprendono la verità quando sono pronti. Perciò nessun dramma. La favola di Babbo Natale non è una bugia è, appunto, una favola. Se sul momento il disincanto può far pensare a un bambino di essere stato ingannato, basta un attimo per farli comprendere che si tratta di una storia universale, che appartiene a tutti. Le bugie che fanno male sono quelle “su misura”. Quelle che nascondono. Quelle che fanno sognare e fantasticare, invece, non sono bugie, sono racconti. Babbo Natale non è una storia inutile. È immaginazione, sogno, speranza. È anche riflessione e capacità di autoanalisi. Non a caso, la parte fondamentale di tutte le letterine spedite a Babbo Natale è analitica e propositiva: come mi sono comportato quest’anno? Merito quello che sto chiedendo? Perché? Dove migliorare? Quando i bambini scoprono la verità dietro alla favola, forse, la tristezza è più affar nostro: significa che sono diventati grandi. E, come gli adulti, alle favole non credono più.

Il Natale può anche trasformarsi in un momento di apprendimento per i ragazzi?

Ho sempre considerato il Natale il periodo più educativo dell’anno. L’Avvento è il periodo in cui si attende e, per chi crede, si custodisce e si tiene viva una memoria. “Attesa” deriva dal latino Ad-tendere, “distendersi, aspirare”. È tensione verso qualcosa. È legata al tempo e il tempo è ciò che di più prezioso abbiamo. Attraverso l’attesa del regalo e del passaggio di Babbo Natale o di Gesù Bambino, i più piccoli possono esercitare la pazienza e imparare ad aspettare. Saper attendere è un esercizio di connessione con i propri desideri. I bambini, ma anche gli adulti, a Natale sperimentano che l’attesa è un momento di pienezza e il desiderio è motore di creatività. Infine, è anche un momento in cui aiutarli a riflettere sulla situazione di altri bambini, sull’infanzia che non conosce il Natale, sulle famiglie che anziché scartare regali sotto l’albero sono in fuga dalla loro terra, dalla paura e dalla morte.

Reggio Emilia, la città dove è nata e dove vive offre solitamente molte opportunità anche per i più piccoli…

Reggio Emilia da sempre pone molta attenzione all’infanzia. A Natale non mancano le occasioni per vivere la città assieme ai più piccoli, condividendo spazi urbani, performance artistiche, eventi musicali. L’accensione dell’albero in Piazza Prampolini è un momento sempre magico, ma anche la pista di pattinaggio è un’attrazione sempre divertente, non solo per i più piccoli. Ancora il Trenino di Babbo Natale di Piazza Martiri del 7 luglio e i tanti concerti di Natale. Purtroppo, il Diorama di Giancarlo Beltrami, una delle meraviglie del Natale reggiano non è più visitabile. Io continuo a sperare che trovi la collocazione che merita un’opera d’arte di tale portata capace di evocare emozioni profonde, non solo nei più piccoli.