di Ivan Spelti
Dovremmo essere da tempo abituati al susseguirsi delle novità astronomiche. Oggi, cari e affezionati lettori di questa rubrica, vi parlo di due di esse. Recentissime.
Primo: la Cina ha fatto allunare una sonda il 3 gennaio 2019 sul lato non visibile della Luna. Secondo: la sonda NASA “New Horizons”, lasciato Plutone, sta scoprendo gli oggetti celesti più distanti mai raggiunti dall’esplorazione umana. LUNA. Facciamo subito chiarezza sulle parole. Non esiste, tecnicamente, un lato oscuro della Luna. Sbagliamo se pensiamo che “oscuro” voglia dire non illuminato dal Sole, pensando che la Luna abbia un lato sempre chiaro, visibile, illuminato (quello che vediamo durante le fasi lunari), e un altro sempre nascosto, al buio e al freddo. Il Sole non fa differenze di illuminazione. Gli astronomi parlano di questa faccia lunare come del “lato più lontano” rispetto alla Terra.
La faccia della Luna che ci appare non visibile da Terra è la conseguenza della rotazione sincrona: la rotazione della Luna su sé stessa è uguale al periodo con cui essa gira intorno alla Terra (circa 28 giorni). E’ un emisfero pari al 41% della superficie lunare complessiva ed è estesa per 15 milioni di km quadrati.
Se le prime foto sovietiche risalgono al 1959, la missione Apollo 8 fotografò la faccia il 24 dicembre 1968, prima che la missione Apollo 11 nel luglio 1969 portasse i primi uomini sulla faccia visibile con Armstrong che calpestò il suolo lunare. Da allora, ogni allunaggio è sempre avvenuto dalla stessa parte a noi visibile.
Proprio per il 50° anniversario dello storico sbarco la Cina si è lanciata verso le missioni sulla faccia non visibile. Dopo precedenti missioni “di assaggio”, la sonda CHANG’4, composta da un lander e da un rover, è partita il 7 dicembre, lanciata dal razzo patriottico Lunga Marcia 3B, ed è allunata il 3 gennaio scorso, dopo 27 giorni.
Destinazione il grande cratere da impatto Von Karman del diametro di 2.500 km, vicino al polo sud. Il luogo ha una forte escursione termica: per 14 giorni si trova alla temperatura di +110 °C e per altri 14 giorni a 173 gradi sottozero. Poiché sul lato non visibile il collegamento radio con la Terra è problematico, otto mesi fa la Cina aveva lanciato un satellite (Queqiao) che oggi farà da ponte radio per le comunicazioni: così il problema è stato risolto.
Le telecamere mostrano foto del rover Yutu 2 che si allontana dal lander, a 180 km dal cratere.
Che motivazioni ha la missione cinese? Esplorare l’area ideale per la costruzione della prima base lunare, vicina ad un serbatoio d’acqua utile, e l’installazione di una mini-biosfera in cui far nascere semi, piantine e baco da seta.
La sonda cinese porta pertanto varia strumentazione per esperimenti spaziali: perfino una piccola serra per vedere se potremo coltivare in futuro pomodori e patate. Seguiranno altre due missioni (Chang’e 5-6) a breve per perfezionare le conoscenze sulla formazione della Luna e la sua storia evolutiva. Topografia migliore e analisi mineralogiche, con raccolta di campioni da portare a Terra. Questa parte della Luna ha una morfologia diversa da quella del suo lato visibile: più accidentata, ricca di crateri e con meno “mari lunari”, a causa dell’esposizione ai meteoriti.
Le missioni sono il risultato degli immensi investimenti cinesi in tecnologia spaziale ad ogni livello. Basti pensare che è imminente l’operatività di FAST, il più grande telescopio terrestre di 500 metri di apertura.
Che il futuro sia un derby Cina-Stati Uniti è un dato di fatto. Ma quest’anno sono previsti altri due sbarchi da Israele e India: vedremo che tipo di ricerche si ripromettono. In fondo la Luna, come si dice, è anche il sogno di chi non ha sogni.
NEW HORIZONS.
Forse meno spettacolare, ma più ricca di informazioni astronomiche questa missione lanciata nel gennaio 2006 con l’obiettivo primario di indagare geologia, morfologia, atmosfera di Plutone e del suo satellite Caronte e degli altri quattro. La sonda ha fatto inizialmente rotta verso Giove, raggiunto nel febbraio 2007, utilizzandone il campo gravitazionale come fionda ulteriore per proseguire verso il sistema di Plutone, raggiunto nel luglio 2015 dopo 9 anni, 5 mesi, 25 giorni, alla minima distanza di 12.500 Km. Il ritardo nelle comunicazioni con Plutone è di 9 ore. Marte era stato raggiunto il 7 aprile 2006.
Assolto egregiamente questo compito, con immagini spettacolari ravvicinate durante il fly-by (passaggio ravvicinato), la sonda ha proseguito verso la Fascia di Kuiper, la zona estrema del sistema solare, per incontrare oggetti ghiacciati di dimensioni fino a 100 km. Si tratta di una regione che si estende dall’orbita di Nettuno verso l’esterno dove si trovano corpi più piccoli dei pianeti: asteroidi composti di ghiaccio e sostanze volatili congelate come ammoniaca e metano. Si calcola ne esistano almeno 100.000.
Il primo dell’anno 2019, che abbiamo chiamato fly-by di capodanno, ha incrociato l’orbita di un primo asteroide della fascia chiamato come vedremo Ultima Thule, passando a 3.500 km alla velocità di 58.500 km/h, inviandoci foto bellissime di questo oggetto, definito come un pupazzo di neve o una scamorza. L’asteroide si trova a 6,4 miliardi di km dalla Terra e a 1,6 miliardi di km da Plutone ed è al momento l’oggetto più distante mai esplorato dall’uomo. Un “sistema binario a contatto” di due oggetti (quasi due sfere, la maggiore chiamata Ultima e la minore Thule) connessi tra loro per 33 km in lunghezza. Gli scienziati dicono che l’unione dei corpi sferici sarebbe avvenuta per gravità quando il Sistema Solare aveva solo 1/100 dell’età attuale, collidendo ad una velocità pari a quella di due auto durante un tamponamento. In tal senso New Horizons è come una macchina del tempo che ci riporta alla nascita del Sistema Solare, con la rappresentazione fisica dell’inizio delle formazioni planetarie come congelate nel tempo. Equivale a dire che la formazione di ogni sistema planetario, il nostro e gli altri intorno ad altre stelle della galassia, deve essere avvenuta per contatti e accrescimento di planetesimi (frammenti del disco protoplanetario intorno al Sole che non riuscì a fondersi per formare pianeti). Ecco perché questi corpi ghiacciati della fascia di Kuiper sono così interessanti per risalire alle origini del Sistema Solare: corpi che rivelano anche tracce di composti organici.
La sonda dovrebbe funzionare fino al 2026, raggiungendo le 60 unità astronomiche di distanza dal Sole (1 U.A = 150 milioni di km).
Se l’alimentazione non cesserà, nel 2038 la sonda giungerà a 100 U.A, ma non supererà le sonde Voyager 1-2 lanciate nel 1977 e già fuori dal Sistema Solare, a 18 miliardi di km da noi.