di Dario Caselli

Bisogna saper vincere, non sempre si può perdere. Certo il refrain era diverso, ma questo si attaglia perfettamente a Lega e 5 Stelle, che a Roma governano assieme, mentre a Reggio si salutano a malapena.  Reggio è la Stalingrado del Pd, se perde qui è il segnale della fine e per questo combatteranno con tutte le armi che hanno, che restano forti e numerose, chiamando in soccorso tutti i poteri della Città, dagli industriali al Vescovo, giù fino alle cooperative, passando per sindacati e circoli rotariani, tutti riuniti dietro le bandiere dell’Anpi.  Per questa ragione sarebbe stata necessaria una sorta di Comitato di Liberazione con dentro tutti gli oppositori, come chiedeva la candidata civica, Cinzia Rubertelli.  Per vincere ci vuole coraggio, anche quello di fare scelte poco ortodosse, invece ha prevalso il vecchio schema: il centrodestra reggiano si presenta per la prima volta unito, ma dei tre protagonisti, solo la Lega è in forma.

Fratelli d’Italia non fece neppure un consigliere nella precedente tornata e ben difficilmente lo farà ora con la Lega trionfante, di Forza Italia è evidente lo stato di difficoltà. La scelta di un candidato identitario, non allargando il perimetro, rende possibile l’arrivo al ballottaggio e difficile l’aggancio del voto centrista e grillino al secondo turno, il che ti consente di fare bella figura, ma non di vincere. Per converso i 5 Stelle avendo fatto pure loro una scelta identitaria, potrebbero avere più possibilità al secondo turno, ma scontano la difficoltà di superare il primo, di qui a maggio faranno fatica a confermare il risultato delle politiche.

Cinzia Rubertelli, la candidata civica, proprio per il lavoro che ha svolto in questi cinque anni e per come lo ha svolto, sarebbe stato l’ideale trait d’union tra le due forze e ora si avvia a una campagna elettorale in solitaria, a cui peraltro è già abituata e che potrebbe riservarle sorprese positive, se riuscirà a presentare una buona lista e una competente squadra di governo. Il problema delle liste e della squadra travaglierà anche 5 Stelle e Lega, al momento non si nota una forte mobilitazione nei loro confronti, della cosiddetta società civile, forse è un po’ presto e comunque mi aspetto più sorprese positive dai civici e dai 5 Stelle, che dalla Lega.

Resta il Pd: privo di segretario, con un sindaco auto – candidato, un bilancio amministrativo modestissimo, che schiererà, come ho scritto sopra, tutto il suo esercito, comprese le solite quattro o cinque liste civetta piene di clientes o potenziali tali. Parte da un 38% delle politiche, non tantissimo, ma neppure poco, si gioverà inoltre del fatto che Reggio è una Città conservatrice, restia ad abbandonare il vecchio, se non arriverà dai contendenti un chiaro segnale di capacità di governo. Inoltre il quadro nazionale potrebbe danneggiare i suoi oppositori, a volte si vince anche in discesa. L’abbinamento con le Europee modifica ovviamente anche il quadro locale, favorisce Lega e Pd e danneggia 5 Stelle e civici. Resta l’ombra di una città fortemente infiltrata dalle mafie e segnata dai numerosi fallimenti di cooperative e enti pubblici, sui quali è stato steso un velo di silenzio, che non sarà facile squarciare. Resta come sempre il dubbio che la Città non sia diversa dalle altre, che oltre le infiltrazioni mafiose, vi sia una rete di favoritismi e corruzione, che le auto non prendano fuoco in pieno inverno per autocombustione. Resta il dubbio che queste cose non vengono a galla non perché manchino i reati, ma semplicemente le indagini.  

Ora ognuno di noi ha le sue simpatie, ma i reggiani sono gente concreta e come sempre sceglieranno con saggezza, anche se forse a volte bisognerebbe avere il coraggio di cambiare, ma questo coraggio qualcuno lo dovrebbe proprio dare.