di Marina Davolio

Il Cai reggiano, nell’organizzare le sue escursioni, è attento agli aspetti storici, paesaggistici e naturalistici della montagna reggiana, ma cerca anche di portare gli escursionisti a conoscere alcuni dei tanti validi artisti che vivono o operano in Appennino. L’idea di collegare una camminata all’arte era nata anni fa a uno “storico” socio del Cai, Patrizio Prampolini, allora presidente dell’Associazione Stana! di Carpineti, che aveva inventato le “escursioni con l’artista”, iniziativa di grande successo con la quale sono state organizzate passeggiate per incontrare artisti e studiosi come Ermanio Beretti, Paolo Gandini, Massimo Zamboni, Ivo Rondanini.
Negli ultimi anni il Cai ha seguito questa strada, organizzando diverse escursioni con l’artista, in collaborazione anche con la Sottosezione Cai di Novellara. Nel 2015 dopo una escursione nella bellissima zona di Villaberza, il cammino si è concluso a Montecastagneto per incontrare lo stravagante artista della pietra e del legno Camillo Canovi. Sempre nel 2015 un altro artista incontrato è stato il bravissimo scultore Remo Belletti di Collagna. Lo stesso Belletti ha poi accompagnato gli escursionisti del Cai nei castagneti secolari tra Collagna e Vallisnera. Nel 2016 una escursione del Cai sui sentieri della Riserva di Campotrera è terminata alla Scuola di scultura Canossa Stone di Rossena, per incontrare allievi e insegnanti della Scuola. Poche settimane dopo un’altra interessantissima escursione lungo i sentieri di Civago si è conclusa a Case Cattalini, per incontrare la scultrice Graziella Monari, insegnante della scuola Canossa Stone.

Tutti gli artisti incontrati sono legati a vario titolo alla scuola di scultura di Canossa, fondata nel 1996 da Vasco Montecchi, il grande scultore scandianese originario di Baiso.
Proprio Baiso e i sui sentieri sono stati il 17 febbraio scorso la meta di una escursione organizzata dal Cai reggiano, che lungo il cammino ha fatto sosta a Castagneto di Baiso, paese natale di Montecchi, dove lo scultore ha realizzato il Centro civico-culturale-espositivo “Casa natale Vasco Montecchi” e un museo diffuso, con tante bellissime sculture che si possono ammirare camminando tra le case del borgo, immerso nello stupendo paesaggio dell’Appennino reggiano. È stato lo stesso Vasco Montecchi ad accogliere la comitiva del Cai (oltre 30 escursionisti) a Castagneto.
La comitiva è partita a piedi da Baiso nella prima mattina, percorrendo l’Anello di Albareto, un sentiero che scende nella valle del Tresinaro, con splendidi e ampi panorami sull’Appennino reggiano. Giunti al piccolo borgo di Albareto, gli escursionisti sono poi risaliti alla Provinciale Baiso-Valestra.
Da qui in breve hanno raggiunto il borgo di Castagneto, accolti da Vasco Montecchi:
«… siete i benvenuti!» è questo il messaggio che accoglie chiunque giunga a Castagneto di Baiso, all’ingresso del Centro civico – culturale – espositivo “Casa natale Vasco Montecchi”. Per visitarlo, infatti: «Rivolgersi alla famiglia Montecchi, qui a fianco nella casa rosa e verde, o chiamare il numero 347/7131327 Lorenzo – Non abbiate timore… siete i benvenuti!».

È stato veramente uno splendido benvenuto. La visita a Castagneto ha suscitato stupore ed entusiasmo nella comitiva degli escursionisti del Cai per molti dei quali era la prima volta che avvicinavano Montecchi di persona e la sua arte dal vivo. L’accoglienza a braccia aperte di Montecchi ha favorito da subito un rapporto di amicizia e sintonia, suscitando interesse e curiosità che sono andati crescendo nel corso della visita al borgo e poi all’interno del centro espositivo.
«C’è una cosa che va sottolineata di Vasco – aveva scritto a suo tempo il sindaco di Baiso, Alberto Ovi – pur essendo un artista affermato che gode di grande considerazione in Italia e all’estero, ha conservato modi semplici e piacevoli nei contatti con le persone ed è sempre gradevole il suo conversare ricco di storie, aneddoti, ricordi e consigli». Ed esattamente così è stato.

Montecchi, con accanto la sua compagna Paola e raggiunto poco dopo dal sindaco attuale Fabrizio Corti, ha voluto così condividere con gli ospiti tanti aspetti della sua lunga esperienza di vita personale e professionale, da quando, ragazzino quindicenne emigrò tra Francia e Svizzera, raccogliendo barbabietole o adattandosi a fare il carpentiere, due attività che sicuramente ne hanno forgiato la tempra ma, nel contempo, gli hanno trasmesso passione e conoscenza verso la natura e la materia che diventeranno l’oggetto privilegiato della sua espressione artistica.
Le opere esposte nel museo diffuso, infatti, illustrano il lungo percorso della crescita artistica di Montecchi, dalla terracotta alla pietra, fino alle diverse nobiltà del marmo; in esse l’artista ha espresso la dignità della gente comune, diventando rappresentazione viva e forte di un mondo che è quello delle sue origini, dei contadini, degli operai, degli emigranti; la sua scultura è una ricerca sempre ispirata ai temi e ai valori a lui particolarmente cari: il rispetto per la vita, la solidarietà, la giustizia, la pace.

Ne dà testimonianza anche un suo amico, Fulvio Torreggiani, ex presidente della cooperativa sociale Lo Stradello che, negli anni, ha avuto il privilegio di essere scelta come luogo di conservazione di alcune tra le più significative opere di Vasco Montecchi. Torreggiani, socio del Cai, è stato l’organizzatore della escursione di Castagneto. «La prima volta che ho avuto la fortuna di osservare ‘Totemica’ sono rimasto affascinato dalla bellezza dell’opera e, non di meno, gratificato dall’emozione di averne colto, istintivamente, il messaggio: quell’intreccio di fiori e animali emergente dal marmo grezzo, culminante nella colomba della pace, mi rappresentò il simbolo più espressivo dell’esperienza di lavoro e di vita che stavo compiendo all’interno della cooperativa sociale Lo Stradello». Questo il ricordo di Torreggiani che, tanto si adoperò finché: «Da allora ‘Totemica’ è là nel parco della serra dello Stradello, a racchiuderne e preservare solidamente la ‘memoria storica della tribù’».
Dopo un simpatico pic nic nel prato del Centro civico-culturale-espositivo, tra le statue di Montecchi, la comitiva del Cai ha ripreso il cammino raggiungendo prima la Provinciale e poi Baiso. Da qui ha percorso un altro bellissimo anello, lungo il sentiero Cai 632A, che scende all’azienda agricola di Calcinara, dove si produce miele, farina di farro e caffè di farro, per arrivare poi al suggestivo borgo di Cassinago.
Da qui gli escursionisti sono ritornati a Baiso seguendo il sentiero Cai 632, con una splendida visione sulla valle del Secchia e l’Appennino modenese, passando sotto il Castello di Baiso.
Ritornando con il pensiero alla splendida giornata, gli escursionisti del Cai non possono che dire: «Grazie, Vasco!».

Sentiero Italia
Il Cai nazionale sta rilanciando il Sentiero Italia (SI) come il più lungo sentiero del mondo, circa 6000 km. Sale dalla Sicilia, attraversa tutta la dorsale appenninica, e termina nelle Alpi Carniche. L’impegno è notevole e coinvolge un centinaio di Sezioni Cai d’Italia. Alla Sezione di Reggio Emilia viene chiesto di curarne la manutenzione nei tratti di nostra competenza e di applicare targhette con il logo del SI su pali o rocce. Il nostro tratto va da Bocca di Massa al Rifugio Battisti (punto tappa) e dal Battisti al Passo Pradarena, poi dai Ghiaccioni al Passo Lagastrello. L’inaugurazione è prevista nel mese di luglio e il Cai di Reggio Emilia insieme al Cai Bismantova, Garfagnana e Parma per l’occasione dovrà organizzare un staffetta virtuale con escursionisti che percorreranno in due giorni e in simultanea questi tratti. Anche per questo progetto si chiede un impegno speciale attraverso la formazione di squadre specifiche.
Per informazioni: http://www.caireggioemilia.it