di Domizia Dalia
Non sono ancora in tanti a conoscerla, ma Marta Ferrari è la migliore schermitrice reggiana della storia specializzata nella spada. Una vera forza della natura, riservata, tenace e dalla grinta di ferro, pronta a sorprendere stoccata dopo stoccata e raggiungere la conclusione desiderata. Per lei la stagione competitiva 2018 – 2019 è stata la migliore di sempre e nonostante la sua continuità, Marta è ancora in cerca di quell’acuto che le permetterebbe di salire per la prima volta sul podio della Coppa del Mondo. Chance ancora possibile visto che la stagione non si è conclusa, mancano, infatti, due gare importantissime, in Colombia e a Dubai, entrambe valide anche per la qualificazione alle prossime Olimpiadi, Tokyo 2020; un sogno che sembra alla portata di una campionessa come questa. Classe 1990, Ferrari fa parte della Nazionale di Scherma da quando aveva solo quindici anni e gareggia anche in forza all’Areonautica Militare. Reggiana di fatto e nel “cuore” come ama dire, ha deciso di tornare, dopo alcuni anni vissuti fuori città – per ragioni sportive – nella sua amata Reggio Emilia. È qui che si allena nella palestra di via Melato dove tutto è iniziato molti anni fa.
Marta, il tuo amore per la scherma è nato fin da quando eri piccolissima, che cosa ti ha portato a iniziare questo sport, non certo tra i più convenzionali?
Ho deciso di incominciare questo sport all’età di sette anni dopo aver sfogliato un libro fotografico dedicato alle Olimpiadi di Atlanta ’96. In quel volume, ho visto per la prima volta delle immagini di atleti vestiti di bianco che gareggiavano sfidandosi con la spada, il fioretto o la sciabola. Me ne sono innamorata subito. A Reggio Emilia, tra l’altro, aveva aperto da poco la società scherma Koala, l’unica della nostra città. Ho cominciato così e il mio maestro Massimo Bertacchini mi segue fin da allora. Ovviamente sono anche andata all’estero e a Milano per allenarmi e crescere anche da un punto di vista tecnico, ma tre anni fa ho deciso di rientrare nelle mia città e di allenarmi qui, dove ho anche un ottimo preparatore atletico, Davide Duchetta. Ovviamente almeno una, se non due volte alla settimana, mi reco a Milano per allenarmi insieme agli altri ragazzi della Nazionale Italiana.
Solitamente si inizia questo sport partendo con il fioretto per poi scegliere, eventualmente, un’altra arma. Tu invece, hai cominciato direttamente con la spada…
Esatto, solitamente la scelta è guidata dal maestro perché un buon istruttore di spada non può esserlo anche di fioretto, visto che si tratta di due discipline completamente differenti. Bertacchini è un ottimo maestro di spada e così la scelta è ricaduta su quest’arma.
Marta, tu fai parte sia della Nazionale Italiana che della squadra dell’Areonautica Militare e gareggi sia per l’una che per l’altra…
Quando concorro per la Coppa del Mondo, lo faccio come atleta della Nazionale Italiana, mentre quando affronto i campionati Italiani gareggio per il Gruppo Sportivo dell’Aeronautica Militare. Forse non tutti sanno che in Italia c’è un sistema per cui i ragazzi meritevoli che praticano discipline sportive minori possono entrare per concorso – in base ai successi ottenuti – a far parte di una delle squadre dei corpi sportivi militari. In questi casi si ha l’opportunità di percepire uno stipendio in modo da potersi dedicare alla carriera sportiva a tempo pieno, da professionista.
La stagione 2018-2019 è stata per te densa di successi…
Direi di sì, è stato il mio miglior anno, più che altro perché sono riuscita a mantenere un andamento costante in tutte le gare di Coppa del Mondo, cosa molto difficile da ottenere visto che in questo sport si possono incontrare fin dai primi duelli anche le teste di serie. Per prima cosa ho conquistato la migliore posizione nel ranking mondiale della mia carriera, salendo alla 41esima posizione. Ho conquistato il mio miglior posizionamento in Coppa del Mondo arrivando al settimo posto e in più ho vinto la medaglia d’oro a squadre dei campionati Mondiali Militari, che si è tenuta lo scorso dicembre a Nancy, in Francia.
Adesso ti stai preparando per concludere la stagione?
Esatto, mi mancano ancore due gare importantissime di Coppa del Mondo che affronterò a Maggio. La prima a Cali, in Colombia e la seconda a Dubai. In queste due competizioni spero davvero di centrare l’obiettivo e di raggiungere quello che io definisco l’acuto della stagione: ovvero il mio primo podio in Coppa del Mondo. Ce la metterò tutta, anche perché sarebbe la conclusione migliore per una stagione così positiva e costante.
Infine mi sono appena qualificata per l’ultima gara della stagione per quanto riguarda i Campionati Italiani. Si terranno a Palermo il prossimo giugno e in questa occasione tirerò per l’Areonautica Militare. Parteciperò sia alla gara individuale sia a quella a squadre insieme ad altre tre ragazze.
Per tutte le atlete professioniste l’Olimpiade è sempre il traguardo più sognato e Tokyo 2020 non è poi così lontano. Con i tuoi risultati puoi trovare spazio nella squadra titolare che rappresenterà l’Italia in Giappone?
Le qualificazioni per le Olimpiadi durano un anno e inizieranno proprio questo maggio. Ecco perché la Colombia sarà un appuntamento molto importante per me. Qualificarsi alle Olimpiadi è un sistema molto complesso, per prima cosa bisogna rientrare nelle quattro atlete che formano la squadra della Nazionale Italiana. Il mio obiettivo è quello di dimostrare che posso far parte di una delle quattro per poi giocarmi le qualificazioni all’Olimpiade. C’è anche da precisare che a decidere chi farà parte della squadra rimane sempre il commissario tecnico, che sceglie le atlete non solo basandosi sui meriti sportivi, ma anche valutando altri fattori che lo stesso ritiene fondamentali.
Riuscire ad arrivare a questi livelli sportivi comporta molti anni di sacrificio, in quanto l’allenamento agonistico professionale solitamente non si concilia con gli studi e con la vita spensierata degli adolescenti. Anche per te è stato così?
Arrivare a questi livelli significa dedicarsi allo sport che si ama con tutte le proprie energie, un lungo percorso che di certo è caratterizzato da molti sacrifici soprattutto quando si è ragazzi. Non si ha tempo libero da passare con gli amici, in modo particolare se si sceglie di continuare parallelamente gli studi. Io ho sempre tenuto molto alla mia formazione, ho voluto frequentare il Liceo Scientifico Spallanzani e non nego di aver fatto molta fatica, anche perché i professori non erano disposti a venirmi incontro. Non ho mai chiesto sconti, ma magari la posticipazione di un’interrogazione piuttosto che di un compito in classe. Penso che questo atteggiamento sia sbagliato, perché chi fa sport a livelli importanti o chi frequenta un conservatorio, piuttosto che un’accademia di danza, deve in qualche modo essere spronato a portar avanti entrambe gli impegni. Io non ho mai mollato e dopo il liceo ho conseguito anche la laurea in Economia.
I tuoi familiari saranno i tuoi primi tifosi…
Devo dire di sì, il supporto della famiglia è fondamentale soprattutto quando si diventa professionisti. I miei genitori mi seguono sempre. Mio padre, per esempio non perde una mia gara di Coppa del Mondo in Europa, anche se ho ventinove anni.
Viaggiare è una delle altre grandi opportunità che ti offre lo sport…
Assolutamente, viaggio moltissimo in tutto il mondo fin da quando avevo 14 anni. Questo mi ha consentito di conoscere molte persone eccezionali e di fare a volte incontri incredibili, di cui mi rendo conto solo a posteriori.