di Marina Davolio

Sul sentiero 679 dal Lago Pranda a Cerreto Alpi

Camminare tra i laghi Padule e Pranda con scalata al Monte Zuccalone, il monte che c’è ma non si vede se non quando con i piedi ti ritrovi, dopo aver attraversato faggete incantate, sulla cima tonda e morbida come un panettone, dalla quale è possibile vedere la Pietra e il Casarola, e l’Alpe e … camminare tra i laghi Padule e Pranda, dicevo, è bellissimo. E farlo in lentezza e rilassatezza ci si rende conto che con i piedi si pensa più che con la testa e che il movimento dei piedi dà ritmo all’immaginazione.

Sbucando sul Monte Zuccalone, il monte che “c’è ma non si vede”

I fianchi della Nuda su di un lato, la schiena di un bosco sull’altro. Il Canale Cerretano da una parte, il fiume Secchia dall’altra: luoghi di confine tra Toscana ed Emilia. A sud ovest il mare e la Maremma, a nord est la città. Sentieri e laghi più vicini al Tirreno che alla pianura mentre le Apuane da lontano ti guardano, diafane e opalescenti, sempre molto serie. I faggi del bosco inverdiscono, l’acqua del torrente scorre, i laghi sono puntinati di luci, mentre l’aria sulla pelle pizzica e accarezza amorevolmente.

Sul Monte Zuccalone

Da queste parti passava spesso Zavattini (non a Cerreto Laghi, che ancora non c’era, ma a Cerreto Alpi dove la sorella gestiva l’albergo Posta) e tra le tante cose che ha scritto mi piace ricordare questa: «Appena arrivato dissi a mia sorella: non sopporterò questo rumore; ma alla fine della frase mi ci ero già abituato. Il torrentello fra un poco entra nel Secchia e il Secchia dopo una notte in discesa entra con le sue trote e l’acqua stretta e nervosa nell’acqua grande e placida del Po che passa da Luzzara dove sono nato».

sulla cima del Monte Zuccalone

Il cielo, in questi posti di confine e in questa domenica di inizio giugno, è azzurro e con poche nuvole che si spostano in fretta mentre quel poco di foschia che vela il mare da una parte e la Pietra dall’altra rende tutto pallido e inconsistente. Ma il mare e la Pietra si riconoscono, il primo piatto e baluginante con quell’isola che, alla stregua del Monte Zuccalone, c’è e non c’è, la seconda invece è bella e svettante come un monolite, come il monolite di Odissea nello spazio o le pietre di Stonehenge.

Lago Le Gore

L’aria fresca profuma ancora della pioggia di maggio, e i prati verdi e rigogliosi mettono buonumore e voglia di restare. E così sto camminando da sei ore, o forse sette, senza sentire il ticchettio del tempo che passa e la fatica alle gambe. Vado avanti su facili sentieri ombreggiati da faggi così alti che quando un raggio di sole li colpisce disegnano per terra figure strane e mosse. Quando invece è il vento a infrangerli suonano, liberano note delicate e pure. Note di pace e tranquillità. Le foglie secche, quelle che l’anno prima accendevano il bosco di verde e vita, sono ancora sparse in terra, e scricchiolano e frusciano sotto le suole degli scarponi. Stanno aspettando quelle nuove (le gemme già ci sono).

Lago Pranda

Ma il punto è che quando sei circondato da una natura così bella e austera, da laghi così silenziosi e schivi, il Lago Pranda, il Lago Padule, succedono cose grandiose.
Nascono nuove idee, nuovi pensieri e nuove amicizie. Ti affezioni alle persone che stanno con te al punto che ti ritrovi a tessere dei legami a partire da fili che nemmeno pensavi di possedere. È bello assaporare questa forza (e poi quiete) in compagnia.Poi, quando si rientra a casa, poco dopo il tramonto, nello svuotare lo zaino senti che odora di acqua di lago e di bosco.
Dei panini al prosciutto, della torta di ricotta e pere e del Lambrusco fresco e rosato nessuna traccia se non qualche briciola, tre involti di carta stropicciata e una bottiglia di vetro da riciclare. Lungo i sentieri si cammina sempre volentieri, e se al contempo si mangia e si beve ancora di più.

Informazioni: http://www.caireggioemilia.it