di Giovanni Fiori

Tra il Monte Cavaliere e il Monte Staffola, sopra Trinità (foto Carlo Possa)

Un entusiasmante, ininterrotto rincorrersi di vigneti, castelli, boschi e coltivi, antiche pievi e borghi, freschi torrenti, foreste di faggi e castagni secolari, cime tozze o più ardite fino a indovinare, oltre l’orizzonte, un mare lontano ma un giorno raggiungibile. A cucire insieme tutti questi paesaggi mozzafiato un unico filo rosso, un lungo sentiero da seguire al passo lento del viandante, al ritmo del proprio cammino e di quello di un fidato compagno di viaggio, scoprendo giorno dopo giorno uno dei più meravigliosi angoli dell’Appennino settentrionale, forse tra i più ricchi di storia, sempre immersi nel silenzio profondo di una natura primigenia, spesso in totale solitudine, lontanissimo dalle folle che oramai invadono i sentieri più battuti.

Panorama sull’Appennino reggiano tra Spigone e Vetto (foto Carlo Possa)

Così potremmo, un po’ poeticamente, descrivere il nuovo Sentiero dei Ducati, un’ambiziosa iniziativa promossa dal Cai Reggio Emilia, oggi in piena fase di attuazione.
Ma cos’è il “Sentiero dei Ducati”? È un “percorso trekking dalla Pianura Padana alla Costa tirrenica in 9 giorni, da Quattro Castella a Luni, lungo le valli dell’Enza e del Magra”. Così recitava il sottotitolo della guida “Sentiero dei Ducati”, pubblicata nel 1993 da Giuliano Cervi e Daniele Canossini che – insieme a Carlo Possa (tutti attivissimi esponenti del Cai reggiano) – ne furono gli ideatori e promotori, trovando fin dall’inizio il supporto degli assessorati delle provincie interessate (oltre Reggio Emilia anche quelle di Parma, La Spezia e Massa Carrara), tutte fortemente interessate a realizzare nuove forme di turismo interregionale, in quei loro territori “interni” che furono un tempo confine tra gli stati estensi, parmensi e toscani, per un periodo addirittura confine internazionale tra il Regno d’Italia e l’Impero francese, ma che già a quei giorni mostravano tutti i segni del declino sociale ed economico tipico delle nostre montagne.

Tra Cereggio e Taviano (foto Carlo Possa)

Interessate anche perché si trattava non di un semplice sentiero escursionistico ma del “primo itinerario transappenninico” (capostipite dunque dei tanti “cammini” che oggi collegano – o millantano di collegare – le due sponde dell’Appennino), un percorso sviluppato con un “carattere didattico ed educativo, scelto in modo tale da poter avvicinare le principali emergenze storico, culturali e ambientali di quel territorio”.
In seguito, fu in particolare la Provincia di Reggio a promuovere questo percorso, che grazie al Cai reggiano poteva contare di tutto il sostegno tecnico necessario per la sua manutenzione ordinaria, in particolare per la sua tracciatura che, nella tratta reggiana, è ancora oggi perfetta, mentre nel versante toscano negli anni è andata persa, riducendone di fatto il tracciato al Passo del Lagastrello.

Sul Sentiero dei Ducati in alta Val d’Enza (foto Fulvio Torreggiani)

Arriviamo così ad oggi, oltre 25 anni dopo, e al “nuovo” Sentiero dei Ducati. Perchè “nuovo”? Non certo nel suo carattere essenziale che rimane un impegnativo (per lunghezza, dislivelli e altitudine toccata) itinerario escursionistico. Neppure per il percorso, che rimane sostanzialmente quello originale capace di unire nel suo vagabondare i luoghi più significativi dei territori attraversati. La novità risiede infatti non tanto nel sentiero in quanto tale, ma piuttosto nel nuovo assetto gestionale che, scomparse nel frattempo le Provincie, occorreva creare per il mantenimento di un “oggetto” che oggi andava anche ripensato e rilanciato come un nuovo “prodotto turistico”, adatto ai moderni viandanti che percorrono sempre più numerosi – come da anni già invece si faceva in Spagna per Santiago – i “cammini” italiani (la parte italica della Via Francigena per citarne una famosa, la Via degli Dei per citarne una vicina).

In autunno sul Sentiero dei Ducati. Sullo sfondo la rupe di Canossa (foto Carlo Possa)

Così nell’ambito del Cai reggiano, nasce un gruppo di lavoro interdisciplinare dedicato a questo progetto con un obiettivo: consapevoli della straordinaria bellezza e unicità del Sentiero dei Ducati e del territorio che attraversa, rilanciarlo e farlo conoscere a un più ampio pubblico, nazionale e internazionale, inserendolo nel circuito regionale dei cammini, sfruttando così le iniziative promozionali dell’assessorato al turismo della regione Emilia Romagna, che proprio nei “cammini”, in questi ultimi anni, ha individuato un asset strategico.

Il lavoro non manca: in mancanza della regia della Provincia occorre interpellare i singoli comuni attraversati dal percorso, oltre a coinvolgere gli altri enti interessati, a cominciare dall’Ente Parchi Emilia Centrale e dal Parco Nazionale dell’Appennino tosco-emiliano. È urgente fare una ricognizione dello stato del sentiero con tante ma gratificanti camminate, per individuarne criticità e migliorie e quindi pianificare eventuali lavori straordinari. Sembra opportuno anche ridefinire le tappe, sia per adeguarle alla nuova “utenza” (non oltre 6 ore di cammino giornaliere) sia alla limitata cronica disponibilità di punti di appoggio, soprattutto nelle ultime tratte. Ma non solo: si decide di individuare varianti percorribili in mountain bike, nuovo e sempre più utilizzato strumento escursionistico, o per aggirare criticità rilevanti (es. frane, guadi, ecc.).
Come conseguenza di tutto ciò occorre anche aggiornare la cartografia e soprattutto la segnaletica lungo il percorso, i famosi segni bianco-rossi del Cai che guidano nel giusto cammino, con la collaborazione della Commissione Sentieri del Cai, a cui è affidata la cura di buona parte della rete sentieristica reggiana.
Ma emerge anche come sia importante sfruttare le moderne tecnologie, non solo per sviluppare le tracce per i navigatori satellitari, ma anche per dotare il Sentiero dei Ducati di un sito internet che consenta a chi non lo conosce di esplorarlo a tavolino e di documentarsi adeguatamente prima della partenza, fungendo anche da guida del percorso.
Così, con la collaborazione del gruppo locale afferente al Comitato Scientifico del Cai, inizia anche un sistematico lavoro di mappatura di tutti i siti di interesse storico, artistico e naturalistico che si trovano lungo il percorso.

Oggi, anche grazie ad un contributo ottenuto da Iren, tutto questo lavoro è in pieno corso.
Seguendo la sua impostazione originale il nuovo Sentiero dei Ducati parte da Quattro Castella, valorizzandone però oggi il parco dei Quattro Colli (a suo tempo ancora proprietà privata) e agganciandosi con una bretella a Reggio città, tramite i nuovi percorsi pedonali che dalla città giungono a Puianello.

La valle del rio Vico con Rossena (foto Carlo Possa)

Il punto di arrivo, in attesa di attivare accordi con i toscani e tornare fino alla romana Luni, è già stato spostato dal Passo del Lagastrello al Cerreto, ove vi si giunge da Sassalbo, dopo aver attraversato i suggestivi borghi di Torsana e Camporaghena, nell’alta Lunigiana. In questo percorso, che sarà presto anche totalmente ciclabile, il Sentiero dei Ducati tocca i Comuni di Quattro Castella, San Polo, Canossa, Casina, Vetto, Ventasso nella provincia di Reggio Emilia e inoltre di Monchio delle Corti (PR) e di Comano e Fivizzano (MS), i territori del Paesaggio Protetto Collina Reggiana-Terre di Matilde (che fa riferimento all’Ente Parchi Emilia Centrale, con cui è avviata una fattiva collaborazione), della Riserva Rupe di Campotrera, del Parco Nazionale dell’Appennino Tosco Emiliano, e di varie aree SIC (Siti di Interesse Comunitario).
Buona parte del percorso è inoltre all’interno della Riserva di Biosfera Mab Unesco dell’Appennino Tosco Emiliano, e infatti il progetto del nuovo sentiero dei Ducati è inserito nella Banca Progetti della Riserva di Biosfera.

L’Appennino reggiano e parmense dal Monte Cavaliere (foto Carlo Possa)

Sta nascendo un nuovo Sentiero dei Ducati che oggi può dunque fungere anche da asse di collegamento a nord con la ciclovia Venezia Torino lungo il Po (tramite il sentiero Cai 672 “Sentiero della Libertà”) e a sud con il Sentiero Italia CAI e l’Alta Via dei Parchi (con i quali si incontra sia al Passo del Lagastrello che al Cerreto) e che già si interseca con la Via Matildica del Volto Santo e la Via dei Linari, in attesa di congiungersi con la Via Francigena a Luni.

Arrivando al Lagastrello (foto Carlo Possa)

Un antico nuovo itinerario che si presta benissimo a essere interpretato come cammino nella natura ma che si spera possa anche contribuire allo sviluppo di un turismo responsabile che sappia utilizzarlo come strumento di conoscenza, approfondimento e valorizzazione di un territorio e delle sue valenze ambientali, paesaggistiche, storiche e culturali, non con un approccio “mordi e fuggi”, ma con il tempo necessario per entrare in sintonia con l’ambiente attraversato, rispondendo, con le parole di Lazzaro Spallanzani, al “bisogno di assistere alla natura mentre si fa natura”.

Informazioni: www.caireggioemilia.it