Di Giovanni Mazzoni

L’equipe di Medicina Nucleare

Fra le eccellenze dell’ospedale di Reggio Emilia annoveriamo anche il reparto di Medicina Nucleare, una struttura che svolge diverse funzioni fra cui quella di fare diagnosi ma anche quella di fare terapia.
Di recente l’AIFA, ente che in Italia autorizza l’utilizzo dei farmaci, ha approvato la terapia che per anni il reparto di Medicina Nucleare di Reggio, diretto dal Dott Annibale Versari, praticava a titolo sperimentale, ovvero la terapia Radiometabolica per i tumori neuroendocrini. Un importante riconoscimento per un reparto e per i medici che hanno creduto in questo modello di terapia prima di altri e che, con grande costanza ed impegno, sono divenuti uno dei punti di riferimento in Italia per la terapia Radiometabolica.
La terapia Radiometabolica consiste in una veicolazione selettiva , ovvero mirata, di una molecola radioattiva in determinati organi in modo da irradiare la malattia.
Per fare questo occorrono dei veicoli specifici che riconoscano la cellula malata, di solito si usa una sostanza che viene usata in modo quasi esclusivo da determinati organi. Ne è un esempio molto conosciuto lo iodio per le cellule della tiroide, oppure si utilizzano ormoni che si attaccano a determinate cellule attraverso specifici recettori.
A questo veicolo si unisce un radionuclide, ovvero una sostanza capace di emettere radiazioni, formando cosi il radiofarmaco.
Una volta dentro l’organismo, di solito iniettato per via endovenosa, il radiofarmaco riconosce la cellula e lì agisce distruggendola senza produrre danno alle altre cellule anche vicine.
Le radiazioni emesse, infatti, hanno un raggio di azione molto piccolo, qualche millimetro e un tempo limitato di azione, alcuni giorni.
Questi radiofarmaci possono essere utilizzati per due scopi, il primo, che usa radiazioni di tipo alfa ovvero a brevissimo raggio di azione, per fare diagnosi, si tratta della nota PET. Il secondo scopo possibile, che usa radiazioni di tipo gamma, ovvero a maggiore intensità, è quello terapeutico cioè distruggere le cellule malate.
L’occasione ci è preziosa per incontrare il Dottor Versari e con lui approfondire alcuni argomenti.

Dott. Annibale Versari

Dott. Versari parlare di radiazioni nucleari spaventa un po’.
Nel nostro caso le radiazioni sono usate in modo assolutamente controllato e sicuro, sia per il paziente che per il successivo smaltimento. Adottiamo attenzioni molto specifiche che garantiscono l’assoluta sicurezza del loro utilizzo.

In termini semplici come funziona questa metodica?
In pratica il nostro radiofarmaco possiamo dire che colora una determinata cellula permettendoci di vedere se una cellula è modificata e perché. Oggi il nostro reparto possiede una macchina di ultima generazione la PET/TAC che consente di vedere quali cellule sono modificate e dove le stesse sono con grande precisione.

Ma è possibile usare anche in terapia questa metodica?
Certo, noi la chiamiamo Teragnostica ovvero mettendo una sostanza più fortemente radioattiva la cellula non solo viene identificata ma anche distrutta. All’inizio si usava questa terapia per i tumori della tiroide usando lo Iodio 131 oggi siamo in grado di trattare malattie diverse, in particolare i tumori neuroendocrini, che esprimono recettori specifici per un ormone particolare che si chiama Somatostatina. Ed è proprio questo utilizzo che è stato recentemente approvato.

Come è nata la vostra esperienza?
Noi ci abbiamo creduto subito e per 12 anni abbiamo perseguito la terapia sperimentale contribuendo al risultato odierno, ottenendo il riconoscimento di terapia innovativa. La maggiore esperienza dei centri che fanno queste terapie si trovano in Emilia Romagna perché anche la Regione fin da subito ci ha supportato credendo in questa sperimentazione.

Avete pazienti che arrivano da tutta Italia: come li selezionate?
Questa terapia ha dato buonissimi risultati ma è specifica per determinate malattie per cui consigliamo i pazienti da parlarne con il loro medico che potrà indirizzarli in modo puntuale.

Come fate operativamente la terapia?
Noi oggi abbiamo quattro stanze dove possiamo ospitare 8 pazienti alla volta. Facciamo due turni a settimana, quindi turni di 16 pazienti, che devono stare qui per smaltire tutta la radioattività cosi che quando escono non abbiano limitazioni alla propria vita.
Di solito le terapie sono ben tollerate senza particolari effetti collaterali e la degenza è di tre giorni.

TERAPIA RADIOMETABOLICA
La Struttura Complessa di Medicina Nucleare offre un servizio di Terapia Radiometabolica che prevede la somministrazione di farmaci radioattivi per la cura di determinate patologie neoplastiche.
Il reparto di degenza consiste in 8 letti (suddivisi in 4 stanze), una “Camera Calda” per la sintesi dei radiofarmaci e una guardiola infermieri con sorveglianza attiva 24h su 24h con un medico (in reperibilità nelle ore notturne) ed un infermiere sempre presente.
Le tipologie di Terapia Radiometabolica che la Struttura Complessa di Medicina Nucleare dell’Arcispedale S.M.N. – IRCCS effettua sono:
Terapia degli ipertiroidismi in regime ambulatoriale con 131I (in uso clinico, in regime ambulatoriale)
Terapia del carcinoma differenziato tiroideo con 131I (in uso clinico, in regime di ricovero)
Terapia con radionuclidi dei Tumori Neuroendocrini che esprimono recettori SST2 (sperimentale, non sponsorizzata, in regime di ricovero)
Terapia di Linfomi (Zevalin) (in uso clinico, in regime di ricovero)
Radiosinoviortesi (in uso clinico, in regime ambulatoriale)
Terapia delle metastasi dolorose ossee da neoplasia prostatica con alfa-emittenti (in uso clinico, in regime ambulatoriale)
Terapia delle metastasi dolorose ossee da neoplasia mammaria con alfa-emittenti (sperimentale, sponsorizzata, in regime ambulatoriale)