di Giulia Misti
Misterioso, volubile, proteiforme, umorale. Lunatico.
È così il Festival Aperto 2019, che nella sua XI edizione titola Aliae Lunae.
Nel cinquantesimo anniversario dell’allunaggio, la Luna si impone, quindi, come tema conduttore della kermesse della Fondazione I Teatri di Reggio Emilia in programma dal 21 settembre al 26 novembre.
Sulle ali dell’ippogrifo ariostesco il Festival sbarca sul più mutevole dei corpi dell’universo, depositario di quanto l’uomo smarrisce sulla Terra, e da qui guarda, crea, interpreta, approda a nuove e differenti consapevolezze e dimensioni, interne ed esterne.
Altre lune, altri volti, visibili, dunque, da uno speciale osservatorio, la Luna, sinonimo della ricchezza di un mistero, maiuetica a sua volta e generatrice di diversità quale espressione di quell’enigmatico capitale. E da quel “posto buio e brillante”, suggestivo e suggestionante l’umanità intera, prendono vita progetti artistici dallo sguardo bipolare e bidirezionale, tra passato e futuro, tradizione e invenzione, tra memoria e ricerca, luce e ombra. Tra terra e cielo.
Progetti capricciosi, istrionici e sinestesici, che strizzano l’occhio alla commistione degli idiomi laddove la canzone si fa teatro, il circo un concerto drammatico, una collezione d’arte una scenografia, laddove danza e canto si scambiano i ruoli pur mantenendo la propria identità. La diversità consente il movimento delle cose, lo svolgimento e lo sviluppo dell’essere.
Altre lune, altri volti si susseguono, così, tra il Teatro Municipale Valli, il Teatro Ariosto, il Teatro Cavallerizza, la Fonderia Aterballetto e la Collezione Maramotti, declinandosi in oltre trenta concerti e spettacoli danzanti, teatrali e circensi, dieci produzioni e coproduzioni, nove prime e oltre cinquanta aperture, sempre in ossequio alla cifra stilistica dell’indirizzo artistico della Fondazione votato alla contaminazione e al dialogo tra le diverse arti per una narrazione della contemporaneità disegnata sul dittico ricchezza e diversità.
Teatro per la musica e per lo spazio – Jazz Rock Songs – Sol#. Suoni nello spazio – Danzare la memoria e il futuro – Tra Danza, Circo contemporaneo e tecnologie – ApertoKids, New Italian Dance, sono i percorsi in cui il Festival si articola mostrando i volti dell’interazione multidisciplinare tra musica, arti performative e visive, letteratura e tecnologie.
“Il richiamo degli scomparsi” di Massimo Zamboni, un’orazione con orchestra dedicata a celebri artisti locali scomparsi ma sempre presenti, da Antonio Ligabue a Ludovico Ariosto, da Cesare Zavattini a Gaetano Chierci, da Luigi Ghirri a Piervittorio Tondelli e a Giovanni Daffini, delinea il primo volto “aperto” alla diversità. Come visi aperti sono quelli dell’opera mosaico “Trilogy in Two” di Andrea Liberovici, consacrata a Faust, Florence Nightingale e a Venezia; quelli del concerto di Paolo Angeli in una reinvenzione mediterranea dei Radiohead; quelli degli ambienti sospesi di Ryuichi Sakamoto e Alva Noto. Sono quelli degli spazi fisici e metafisici musicali dischiusi da Karlheinz Stockhausen e Terry Riley in “Gaze through the Stars; quelli dei “Pensieri sonanti” con cuiMirco Ghirardini, Andrea Rebaudengo e Giovanni Mareggini omaggiano Armando Gentilucci; e sono quelli dei quadri visionari ed evocativi di influenze filosofiche occidentali del coreografo greco Dimitris Papaioannou, come quelli della danza primordiale dell’ipnotico “Ion” del conterraneo Christos Papadopoulos. Altro volto appartiene al mondo mostruoso e spettrale di AdrienM & Claire B che, con “Acqua Alta”, muove tra danza, nuove tecnologie e realtà aumentata; e poi a quello della NID. New Italian Dance Platform, vetrina biennale della danza italiana, giunta alla V edizione. A calendario per i più piccoli anche il volto, tra gli altri, de “La Piccola Bellezza” (titolo provvisorio), una nuova produzione della Fondazione Nazionale della Danza/Aterballetto.
Anche i Cartelloni della Stagione Teatrale 2019 – 2020, che con il Festival Aperto condividono numerosi titoli, mostrano la fisiognomia della ricchezza e della diversità.
Il volto del Cartellone dell’Opera nei suoi cinque titoli porta i tratti della nuova edizione critica di “Lucrezia Borgia” di Donizetti, del manifesto del verismo in musica “Cavalleria Rusticana” e “Pagliacci” di Pietro Mascagni, del “Fastaff” con la potente voce del baritono Luca Salsi, rivoluzionario, secondo alcuni, dell’interpretazione verdiana, e infine, dello straniante “Aufstieg und Fall der Stadt Mahagonny” (“Ascesa e caduta della città di Mahagonny”) di Kurt Weill su libretto di Bertolt Brecht, portato in scena in lingua originale.
Il programma della Danza è delineato da altri tratti, da altri visi. Due prime italiane e una prima europea. Dal teatro-danza decostruito, ironico e grottesco dei Peeping Tom con “Kind”, a chiusura della trilogia sulla famiglia, all’innovativo “New Ocean” del Ballet of Difference di Richard Siegal; dall’omaggio, con “Events”, della compagnia Rambert a Merce Cunningham – a cento anni dalla nascita e a dieci dalla scomparsa – ,con musiche composte ed eseguite dal vivo dal batterista dei Radiohead, Philip Selway, e scene e costumi basati su dipinti dedicati a Cage da Gerhard Richter, alla sempre immancabile Fondazione Nazionale della Danza Aterballetto con tre creazioni firmate da Philippe Kratz, Rihoko Sato e Ohad Nahari; dalle movenze liriche di Cristiana Morganti, storica danzatrice del Wuppertal Tanztheater Pina Bausch, sino all’iconico “Political Mother Unplugged” di Hofesh Shechter.
Dai volti coreutici a quelli musicali con il Cartellone dei Concerti, quest’anno sotto il vessillo del “classico” e di Beethoven, ricorrendo nel 2020 il suo 250° compleanno. Grandi orchestre: la Chamber Orchestra of Europe, la PKF – Prague Philharmonia, la Camerata Salzburg, la Mahler Chamber Orchestra, la Le Concert des Nations, la Kammerchor e Hofkapelle. Grandi autori: Haydn, Mozart, Beethoven, Schubert, Schumann, Brahms, Čajkovskij, Stravinskij, Prokof’ev, Fauré, Szymanowski, Messiaen, Vivaldi, Scarlatti. Grandi personalità a dirigere e ad interpretare: Jordi Savall, Alexander Lonquich Cuarteto Casals, Aaron Pilsan, Emmanuel Tjeknavorian, Alexander Malofeev, Federico Guglielmo, Vivica Genaux, Matthias Pintscher, Emanuel Ax, Simon Krečič, Renaud Capuçon, Frieder Bernius, Leif Ove Andsnes, Matthew Truscott. E non mancheranno le consuete lezioni-concerto tenute, tra gli altri, anche dal pianista Emanuele Ferrari.
Ha facce gioiose e iconiche provenienti da Broadway e dalla tradizione popolare italiana la Stagione del Musical. Massimo Romeo Piparo firma due celebri titoli: “School of Rock”, il musical tratto dall’omonimo film di Richard Linklater del 2003, dove l’irriverente chitarrista Dewey Finn è ora interpretato da Lillo, alias Pasquale Petrolo, qui orfano del compagno Greg; e “The Full Monty”, trasposizione musicale della pellicola campione di incassi e premio Oscar nel 1997. I disoccupati più intraprendenti della storia hanno anche i volti di Paolo Conticini, Luca Ward e di Gianni Fantoni.
Un altro film cult, una commedia travolgente e introspettiva, premio Oscar per i costumi nel 1995, dal deserto australiano approda al Valli calcandone il palcoscenico a bordo di un torpedone rosa. Con “Le Avventure di Priscilla La Regina del Deserto” si danza e si balla al ritmo di un’intramontabile colonna sonora anni Settanta. Come si canterà e si danzerà, sulle note tutte Made in Italy di una colonna sonora amata e indimenticabile, anche nell’inedito e atteso spettacolo diretto da Luciano Ligabue e scritto insieme con Chiara Noschese. “Balliamo sul mondo” (titolo ancora provvisorio) racconta di un lontano Capodanno, di un gruppo di amici e, ovviamente, del Bar Mario. Finale di stagione con un ritorno richiesto e acclamato, quello della famiglia dei Legnanesi, fiera espressione della tradizione popolare lombarda. Sebbene il titolo sia in corso di definizione, assicurate sono le loro colorate “avventure di ringhiera”.
Protagonisti del Cartellone della Prosa sono la grandezza del teatro e quella della letteratura con titoli dai volti classici “truccati” dalla contemporaneità: tra i numerosi, c’è la condanna pirandelliana di una società becera e ciarliera con “Pensaci, Giacomino” dai tratti di Leo Gullotta; c’è il distopico e stupefacente “1984” di Orwell nell’adattamento di Matthew Lenton; c’è la favola amara “Skianto interpretata” da Filippo Timi; c’è un inedito “Misantropo” molieriano, drammatico e comico, di Valter Malosti; c’è una rilettura visionaria de “Il Giardino dei ciliegi” di Čechov con Alessandro Serra; tra mito, realismo magico e storia c’è “Tango del calcio di rigore” con Neri Marcorè; ci sono l’assolutismo e l’estremismo de “I fratelli Karamazov” di Dostoevskij nella versione teatrale di Glauco Mauri e Matteo Tarasco; c’è l’eternamente appassionante “Orgoglio e pregiudizio” di Jane Austen della quale Arturo Cirillo evidenzia il gioco della reinvenzione della realtà senza mai privarla della sua verità; e c’è, nuovamente, ilFocus Antonio Rezza -Flavia Mastrella, coppia artistica premiata con il Leone d’Oro alla carriera alla Biennale di Venezia nel 2018, in “Pitecus”, “7-14-21-28” e “ Anelante”.
Per date e programma completo: www.iteatri.re.it