di Domizia Dalia

Gli allarmismi non fanno di certo bene, ma i dati ufficiali analizzati dall’Ufficio Studi della Camera di Commercio mostrano una situazione di continua flessione per le imprese artigiane della provincia di Reggio Emilia. Dati preoccupanti che suscitano timori in tutto il comparto. Gli indicatori congiunturali del settore produzione, fatturato e ordinativi – sia complessivi che per i mercati esteri – mostrano rispetto al periodo aprile-giugno del 2018, una contrazione nella produzione al -4% nel 2019 e la situazione non sembra migliore anche sugli altri fronti: -3,4% del fatturato totale, -3,7% sugli ordinativi totali e -3,9% sul fatturato estero. Non va meglio il settore delle costruzioni, tra tutti il più colpito da diversi anni, che chiude il secondo trimestre del 2019 con un volume d’affari che si attesta al -3,7%. Un artigianato che fatica quindi, ad uscire dalla crisi, che continua ad assistere ai continui fallimenti di aziende sul territorio e che cerca in tutti i modi soluzioni idonee per tamponare la situazione. Di tutto questo parliamo con Roberto Prearo, responsabile della sede Lapam – Confartigianato Imprese di Reggio Emilia.

Dottor Prearo, dopo un inizio 2019 in leggera ripresa rispetto ai dati di chiusura del 2018, il secondo trimestre di quest’anno ha invece evidenziato una flessione importante del -4% – secondo i dati forniti dalla Camera di Commercio di Reggio Emilia –. L’artigianato reggiano sembra non riuscire ad uscire da questa crisi…
L’artigianato fatica a uscire dalla crisi ma, purtroppo, il problema non riguarda soltanto gli artigiani. Viviamo un periodo molto delicato, con tensioni internazionali (dazi, crisi del mercato tedesco) e interne (l’instabilità politica e sociale) che non aiutano di certo le imprese. Il nostro Paese è fermo, ai limiti della recessione, da troppo tempo e le PMI – Piccole Medie Imprese – pagano un conto salatissimo.

Quali sono i comparti maggiormente in difficoltà?
Inutile parlare del comparto costruzioni, che ha sofferto più di altri questa crisi. Ma anche la manifattura in genere attraversa un periodo delicato. Finora è stato l’export a tenerci a galla, ma gli ultimi dati non sono incoraggianti. Basti ricordare che anche la meccanica, per anni motore del nostro territorio, sta accusando qualche battuta d’arresto.

Quali sono i motivi principali che stanno causando tali problematiche?
Ne facevo accenno in precedenza. È necessario che i decisori, a tutti i livelli, prendano coscienza delle problematiche delle piccole imprese. Se muoiono le piccole imprese muore il Paese.

L’apertura di molte catene ha in qualche modo contribuito al calo di richieste?
Se passiamo al commercio è evidente che il settore sia in difficoltà e le ragioni sono molteplici. Sono cambiate le abitudini dei consumatori, oggi gli acquisti si fanno anche online e questo, inevitabilmente, finisce col penalizzare il mondo del commercio al dettaglio. Le catene possono essere un fattore, ma probabilmente il tema che abbiamo sottolineato più volte con Licom (l’associazione del commercio aderente a Lapam) è che il commercio deve cambiare pelle. I commercianti hanno l’obbligo di formarsi, restare al passo coi tempi e fornire servizi di qualità ai clienti. Detto questo è anche necessario sostenere i piccoli negozi, che in molte aree svolgono anche una funzione sociale. Una nostra proposta è fare come in Francia, ovvero destinare al sostegno del piccolo commercio una parte degli oneri versati da chi apre un centro commerciale o comunque spazi di grande distribuzione.

Anche le aziende che si rapportano con il mercato estero non se la passano meglio…
Questo è il dato forse più preoccupante, perché finora l’export era aumentato o aveva tenuto. Si avvertono scricchiolii inquietanti, occorre sostenere il Made in Italy e penso al food e alla manifattura, oltre che al design. Reggio Emilia ha una grande vocazione a mandare all’estero i propri prodotti di eccellenza e per questo serve un sistema che faccia davvero squadra.

Molte le aziende artigiane nella provincia di Reggio Emilia che negli ultimi anni sono state costrette a chiudere, può fornirci i dati ufficiali?
Non abbiamo ancora i dati ufficiali, il nostro Ufficio Studi li sta elaborando, ma un calo a livello provinciale è certo. C’è anche da dire che molte aziende hanno cambiato ragione sociale e in parte la diminuzione fa il paio con l’aumento delle srl. Ma ci sono anche motivi strutturali: chi è che oggi, con i problemi che ricordavo, si prende la briga di aprire o di mantenere viva una impresa artigiana?

Previsioni per il terzo trimestre dell’anno?
Non c’è bisogno di essere indovini o di avere la sfera di cristallo per intuire che la frenata sta proseguendo. Ma non manca qualche luce. Soprattutto le imprese che stanno investendo nel digitale, nella formazione, nell’innovazione stanno crescendo.

Di recente è uscito un vostro rapporto, Lapam Confartigianato in cui si analizza il comparto delle costruzioni, un settore particolarmente colpito dalla crisi…
Il comparto costruzioni a Reggio Emilia, più che altrove dove già le cose non sono positive, ha sofferto. I dati sono ancora negativi e si sa che se non ripartono le costruzioni non ci sarà una ripresa robusta.

Le chiedo un commento conclusivo a fronte di questa complicata situazione…
Telegraficamente: siamo in mezzo al guado, per non essere travolti non possiamo né tornare indietro né rimanere fermi. Lapam Confartigianato sta investendo in digitalizzazione e nel fornire consulenza di qualità sempre maggiore alle aziende, senza dimenticare la tutela sindacale per gli imprenditori. Questa è la nostra risposta, tanti altri sono chiamati a dare la loro.