Di Domizia Dalia
Gli scienziati lo annunciano da decenni, gli attivisti lanciano le loro grida da anni, ma sembra che solamente da quando la sedicenne Greta Thunberg ha avuto il coraggio di alzare la voce gli abitanti di ogni parte del globo abbiano deciso di sollevare le testa e manifestare contro i cambiamenti climatici e il surriscaldamento globale. Migliaia di giovani, e non solo, sono scesi nelle piazze insieme ai politici delle amministrazioni comunali, che in qualche modo stanno aprendo gli occhi cercando di contribuire alla causa. Anche Reggio Emilia ha deciso di contrastare in prima linea gli impatti climatici dei contemporanei stili di vita. Ad annunciarlo è stato il Sindaco Luca Vecchi insieme all’assessore alle politiche per la sostenibilità con deleghe ad ambiente, agricoltura e mobilità sostenibile, Carlotta Bonvicini.
Il piano quinquennale non è ancora stato svelato nella sua interezza, ma si partirà con la piantumazione di 50mila alberi su tutto il territorio e la distribuzione di 8mila borracce nelle scuole primarie reggiane, utili per raggiungere l’obiettivo “zero plastica”. Un programma che l’assessore Bonvicini spiega nel dettaglio, rispondendo anche alle recenti polemiche emerse dopo l’annuncio – in netto contrasto con le decisioni green appena comunicate – di dover abbattere numerosi alberi secolari per la riqualificazione di Viale Umberto I.
L’emergenza climatica che si è sviluppata ha riportato il dibattito ambientale al centro dei tavoli istituzionali di tutto il mondo. Molti Paesi stanno mettendo in piedi, dal micro al macro, provvedimenti urgenti volti al miglioramento e alla sensibilizzazione dei cittadini sul tema. Anche la provincia di Reggio Emilia crede che sia possibile contrastare gli impatti climatici?
Sono contenta che lei parli di provincia e non di comune perché credo che il nocciolo della questione sia proprio la portata delle azioni che possiamo mettere in campo: più riusciamo a incidere a scala vasta più i provvedimenti saranno efficaci. Sto cercando di lavorare a scala provinciale e regionale su molti ambiti, da quello dei trasporti a quello dei rifiuti e della forestazione. Credo comunque che sia necessario portare avanti in parallelo entrambi i livelli, con azioni più puntuali a scala locale e con iniziative di ampio respiro e tavoli di confronto fra i maggiori portatori di interesse a scala regionale e nazionale.
Tra le azioni annunciate a favore della sostenibilità c’è il progetto che vede la piantumazione di 50mila alberi in cinque anni. Un’iniziativa che porterà all’abbattimento di 2500 tonnellate di anidride carbonica in più ogni anno…
Sì è un progetto molto importante che vede la partecipazione dei privati, delle aziende, e delle associazioni, senza i quali al momento sarebbe difficile affrontare una sfida come questa. Non si tratta infatti della sola piantumazione, quello che molti cittadini non sanno sono la cura e la manutenzione necessarie dietro a un intervento di questo tipo: i primi tre anni dopo la messa a dimora delle piante infatti sono i più delicati, dove le risorse da dedicare a livello di irrigazione e monitoraggio non sono mai abbastanza. E’ quindi fondamentale chiamare a raccolta cittadini e portatori di interesse per concorrere assieme al raggiungimento di questo grande obiettivo comune. Sono state individuate molte aree comunali che verranno messe a bando: i soggetti interessati potranno proporre il loro progetto di forestazione su una di queste e di fatto prenderle in gestione per tre anni, dopo di che, quando le piante saranno sufficientemente grandi e meno bisognose di cura, l’area tornerà in mano al Comune. Abbiamo pensato a questa modalità dopo che tante aziende ci hanno contattato perché avevano finanziamenti da stanziare per progetti sulla sostenibilità ambientale.
Gia a novembre, durante la “Giornata Nazionale dell’Albero”, ci sarà un evento collettivo di piantumazione aperto a tutti. Di che cosa si tratta?
Da anni ormai riceviamo dalla Regione un certo numero di alberi da piantumare, spesso li abbiamo donati ad associazioni che li mettevano a dimora in diverse aree della città. Quest’anno abbiamo deciso di fare da regìa per un evento collettivo che mettesse assieme associazioni, partiti e liberi cittadini, per piantumare tutti assieme nello stesso giorno. A questa giornata ne seguiranno altre da qui a marzo in occasione delle diverse Domeniche ecologiche, stiamo preparando un calendario di eventi.
Ultimamente sono sorte molte polemiche in merito al progetto di riqualificazione di Viale Umberto I che prevede un taglio di 134 grosse piante secolari. Anche se è stato annunciato che ne saranno piantate di nuove e in numero maggiore, ci chiediamo se questo non possa essere evitato. In città in molti si domandano se c’è un reale motivo per procedere con questi abbattimenti…
Il progetto, che non coinvolge alberi secolari, è stato presentato più volte dal sindaco durante lo scorso mandato, ma aveva interessato principalmente gli abitanti e i commercianti della zona. Ora invece il tema del verde è sentitissimo da tutta la cittadinanza, la sensibilità sul mondo degli alberi è trasversale e ne sono molto contenta. Il cantiere non inizierà prima del 2020, mi sono presa personalmente la responsabilità di analizzare nel dettaglio il progetto paesaggistico (che era stato già approvato dalla Consulta del Verde) assieme ai nostri tecnici e al Consorzio fitosanitario, con cui procederemo ad effettuare un’opera di schedatura e censimento di ogni albero interessato dall’intervento. Continueremo inoltre il percorso partecipativo già iniziato l’anno scorso coinvolgendo tutti i cittadini interessati in questa procedura, con una camminata collettiva fra gli alberi. Sarà un intervento condiviso e una occasione per fare informazione e cultura sul tema del mondo naturale, sul ciclo di vita degli alberi e sulle scelte progettuali con cui i professionisti del verde e i paesaggisti fanno i conti ogni giorno.
Un altro punto importante è la volontà di rafforzare la collaborazione con la Riserva Uomo Biosfera MaB Unesco Appennino Toscoemiliano, in che modo?
Stiamo dialogando con i Comuni della montagna per proporre l’ampliamento della Riserva anche sul territorio reggiano, potenzialmente potrebbe essere annessa buona parte del parco del Crostolo. Pensiamo potrebbe essere un’occasione unica per tutto il territorio provinciale per creare una nuova rete dal valore naturalistico, turistico ed attrattivo di alto livello, creando oltretutto una porta d’accesso al nostro Appennino dalla Mediopadana. Questa potrebbe essere anche l’occasione per dialogare con la Provincia e pensare ad un collegamento ciclabile che segua il corso del Crostolo fino al Po, oltre ad una grande opportunità per ridare un’identità al Crostolo anche nel suo tratto urbano, progetto in cui io credo molto.
Plastica Zero. Da dicembre tutti i bambini delle scuole primarie reggiane riceveranno in dotazione una borraccia. Azione, ma anche educazione…
Esattamente, quale luogo migliore per iniziare a lavorare su questi temi? La borraccia è un oggetto simbolico ma si porta dietro ragionamenti più profondi sui consumi e gli usi delle persone, dalla consapevolezza di poter bere l’acqua del rubinetto (il nostro impianto di depurazione è uno dei più avanzati in Italia), all’attenzione rispetto agli imballaggi quando si fa la spesa o si mangia fuori. Oltretutto le nostre scuole primarie sono già molto virtuose in questo senso, la maggior parte degli istituti è già dotata di cucina e non serve le pietanze in stoviglie usa e getta.
Non solo scuole, perché a breve il piano coinvolgerà anche gli uffici comunali, in che modo?
Questa sfida è più complessa perché qui ci scontriamo non solo con gli usi e le abitudini delle persone ma anche e soprattutto con le normative e gli appalti pubblici. Abbiamo pensato però che il Comune dovesse per forza dare il buon esempio. Si partirà abolendo gli imballaggi in plastica, dalle bottigliette ai bicchierini delle macchinette del caffè. Lo step successivo poi sarà quello di provare ad abolire l’usa e getta: la trovo una occasione straordinaria per combinare un provvedimento per l’ambiente a politiche in favore del miglioramento degli spazi di lavoro. La pausa caffè nei luoghi di lavoro ad esempio oggi in Italia vuol dire di fatto distributori automatici in spazi di bassa qualità; mi piacerebbe invece poter parlare di aree attrezzate per potersi scaldare un pasto, prepararsi un té, avere un tavolo su cui mangiare anziché divorare un panino davanti al pc. Un approccio che in nord Europa è la prassi, da noi si traduce invece solo con il concetto del buono pasto, ma alla fine è il benessere dei lavoratori a pagarne lo scotto. Per tutte le realtà dotate di mensa vorrei ovviamente fare un ragionamento ad hoc sulle stoviglie, per poi arrivare anche alla provenienza delle materie prime usate per preparare i pasti incentivando l’uso di prodotti a km 0, del territorio. Insomma un percorso che dovrebbe portare ad un approccio alla sostenibilità a 360 gradi, da quella ambientale a quella sociale e perché no economica, di un intero territorio.
Il sindaco ha dichiarato che questo è solo il primo passo nel contrastare gli impatti climatici, quali sono i prossimi che avete in mente?
Innanzi tutto l’implementazione delle politiche sopra descritte, sono tutte strategie da sviluppare per fasi, dopo di che c’è tutto il mondo della mobilità sostenibile. Stiamo per approvare l’adesione alla sperimentazione per la micromobilità elettrica, che soprattutto nella bella stagione stimiamo possa essere molto utilizzata dai giovani. Parliamo di monopattini, hoverboard, monowheel e segway, tutti a propulsione elettrica. In città sono già tanti a possederli ma per poterli usare liberamente occorre attivare la sperimentazione (sono infatti mezzi non previsti dal Codice della Strada). Procederemo poi all’attivazione di una serie di incentivi per l’acquisto di biciclette a pedalata assistita e all’implementazione dell’attuale flotta del bike sharing. Per quanto riguarda l’ambito energetico stiamo lavorando per iniziare un piano di efficientamento energetico degli edifici pubblici comunali; mentre per quanto riguarda l’ambito agricolo siamo appena partiti con un progetto europeo, Prospera, che ci permetterà di sviluppare una nuova strategia per l’agricoltura periurbana a km0, per incentivare gli orti di quartiere e promuovere un tipo di consumo locale.
Sempre in tema ambiente. Molti cittadini e agricoltori si sono spaventati dopo l’intervento del dottor Federico Balestrieri, coordinatore per il Nord Italia dell’Iside, in merito all’impatto sull’ambiente che avrà l’impianto di Biogas che sorgerà a Gavassa. Dichiarazioni messe in discussione dal gruppo Iren. Può aiutarci a trovare la verità?
Prima di tutto va chiarito che il prodotto finale è il biometano. Certo tratto da biogas, ma il prodotto finale immesso in rete direttamente sarà biometano, che è una fonte di energia di cui abbiamo ancora molta necessità e che potrebbe arrivare a soddisfare il fabbisogno di oltre 4600 famiglie o alimentare 7600 autovetture private per un anno o 190 autobus. Oltre al compost per l’agricoltura. L’iter approvativo dell’impianto sta seguendo il percorso richiesto dalla normativa, avvalendosi dei pareri e dei contributi di tutti gli enti preposti, da Arpae all’Ausl, che in quanto tali non possono essere messi in discussione, e l’approvazione sarà di competenza della Giunta Regionale. Si tratta di un impianto come se ne trovano a decine in tutta Europa. Credo ci sia stato allarmismo sul tema: certe preoccupazioni emerse, e che non abbiamo mai smesso di ascoltare, sono legate ai timori per l’impatto a livello locale, anche se, va ricordato, l’impianto sorgerà su un terreno già preposto da Piano urbanistico a questa funzione. Quindi non si tratta di un intervento ‘caduto dall’alto’ su un terreno agricolo, ma di un un’area già di per sé verificata e ritenuta idonea per tali destinazioni e funzioni impiantistiche.
Vi è a volte una percezione distorta dell’impianto in sé, che spesso nell’immaginario collettivo viene assimilato a un inceneritore: è cosa assolutamente errata, poiché si tratta di tutt’altra tecnologia, con tutt’altre caratteristiche.
Riguardo poi alla produzione di Parmigiano Reggiano, Iren ha sviluppato molte e approfondite analisi assieme al Crpa e all’Università Cattolica di Piacenza, che dimostrano come le spore contenute in questa tipologia di compost siano notevolmente minori di quelle presenti nel liquame, già utilizzato in agricoltura anche nell’area di produzione del Parmigiano Reggiano. In ogni caso comunque Iren ha già previsto nel suo piano industriale che il compost venga smaltito fuori dall’area di produzione del Parmigiano Reggiano se questa sarà la volontà del Consorzio e dei suoi associati.
I comitati che si oppongono all’impianto in generale mettono in discussione l’approccio industriale alla gestione dei rifiuti, principio condivisibile in generale, ma difficilmente applicabile concretamente in questo momento e in questa realtà, in cui abbiamo un’alta percentuale di raccolta differenziata ma anche un’alta produzione di rifiuti.
Reggio produce già oltre 30 tonnellate di rifiuto organico all’anno che viene puntualmente mandato in impianti di altre province, anche fuori regione. In questo momento l’approccio più virtuoso che si può avere con i rifiuti è quello di inserirli in una logica di economia circolare, recuperando energia e sfruttandone le potenzialità, tenendo sempre come obiettivo principale la riduzione della produzione dei rifiuti stessi.
Questo percorso, attualmente il più virtuoso per la nostra realtà, è quello che stiamo attuando.