di Dario Caselli
Il governo giallorosso ha lanciato come nuova narrazione, il contrasto all’evasione fiscale, contrapposta a quella del governo gialloverde sul contrasto all’immigrazione clandestina. Su questo contrasto ha pure costruito parte della sua legge di bilancio. Diciamo subito che siamo d’accordo, l’evasione fiscale mina le fondamenta di uno Stato moderno, ma pure le narrazioni farlocche minano la serietà dei governanti e in ultima analisi, dello Stato. In primo luogo le stime sulla sua entità sono “ballerine,” da poco più di 100 mld fino a 200. Teniamo per buone quelle del nostro guru Cottarelli: 130 mld. Come si vede una cifra monstre, ma che è la metà del denaro che viene sperperato o rubato nella gestione della spesa pubblica. Infatti l’evasione fiscale colpisce i cittadini onesti, ma non il bilancio statale, poiché come in un condominio, i virtuosi pagano anche per i morosi. Quindi gli onesti hanno due nemici: gli evasori e i governanti incompetenti e disonesti. Il nuovo ministro del tesoro, un filologo, dice che hanno ripreso l’Italia per i capelli, mentre affondava al Papeete e che stanno pagando il conto del Papeete, anche se 30 mld di mojito ci sembrano molti pure per Salvini e la sua corte, ballerine comprese. Due brevi considerazioni: prima del Papeete la sinistra ha governato dal 2011 e ora governa con i 5 Stelle, i quali mentre Salvini stava in spiaggia, gestivano la politica economica del governo. Quindi con l’interruzione di un anno è sempre stata al governo e forse un po’ di autocritica sarebbe opportuna. La seconda riguarda il fatto che negli ultimi 20 anni, con crescita praticamente nulla, gli incassi dello Stato sono quasi raddoppiati, questo significa che i contribuenti non solo pagano, ma pagano sempre di più.
Secondo alcune stime, circa 8 miliardi di evasione sono imputabili ad artigiani, commercianti e liberi professionisti. Il grosso è imputabile a economia sommersa, grandi aziende, grandi banche e soprattutto criminalità organizzata. Sembra facile recuperare 7 miliardi di evasione, ma non se andiamo a vedere fino in fondo
Difficilissimo recuperare i miliardi di evasione della mafia e inoltre la gestione dei beni confiscati, spesso più che un’entrata, rappresenta un costo, data l’inefficienza e a volte la corruzione di chi la gestisce. Quelli delle multinazionali sono modesti senza accordi globali, la digital tax dovrebbe portare 500 milioni di euro.
Questi soldi rientrano solo parzialmente nel sistema perché le multinazionali li portano all’estero, la mafia anche, ma in più infiltra e corrode il sistema produttivo.
Poi c’è un’evasione data dal lavoro nero, che costa 20 miliardi di euro e non colpisce solo l’Irpef, ma pure il bilancio di Inps e Inail. Ma questi soldi rientrano come consumi e investimenti nell’economia, quindi hanno un impatto diverso rispetto a quelli dell’evasione precedente per cui andrebbero anche calcolati gli effetti positivi sul pil. Non è ovviamente un giudizio morale, ma solo una notazione contabile.
Da conteggiare anche le migliaia di dipendenti che fanno il doppio lavoro e non pagano le tasse e l’abolizione dei voucher da parte dei governi Pd, ha reso difficile far emergere questo sommerso. Quindi questo recupero rischia di essere fallace,
anche perché si concentra inevitabilmente sugli 8 miliardi dei commercianti e liberi professionisti, che peraltro sono soldi che rientrano nell’economia, per cui hanno un impatto diverso dal primo gruppo. Senza che nessuno ricordi che si tratta di lavoratori che non hanno molti dei diritti dei dipendenti, ferie, malattie, ecc… Ora si annunciano manette agli evasori, ma la legge già esiste, inapplicata da anni, e lotteria degli scontrini, con un meccanismo molto farraginoso, che fa dubitare della sua efficacia. Nulla viene detto sul taglio della spesa corrente, anzi si allargano le maglie per l’accesso al reddito degli stranieri e si tace sul fatto che la finanza ha riscontrato un 60% di irregolarità nei beneficiari e pure questi furbetti, a sentire Di Maio, dovevano finire in galera.
Però mancano pure le carceri, a meno che non si pensi di usare gli stadi, come in Cile. Per combattere veramente l’evasione, occorre uno Stato che funzioni e tasse più basse. Se il recuperato va in spesa corrente o inefficiente per il bilancio pubblico e per i cittadini onesti, cambia veramente poco. Poi non è utile far leva sul rancore sociale, con il mantra che chi ha di più deve pagare di più, è giusto e già accade, ma chi guadagna di più talvolta se lo merita e sovente è un creatore di lavoro e ricchezza. Dobbiamo anche considerare che il recupero dell’evasione costa e che nei contenziosi tributari, lo Stato perde 2 volte su 3, il che vuol dire che o l’evasore presunto, non è tale oppure i dipendenti statali hanno lavorato in modo troppo deduttivo. La pecora va tosata, ma non scorticata o uccisa, altrimenti se ne va. Forse qualche moijto farebbe bene anche agli attuali ministri.