
Noto per i papaveri rossi, dipinti per velature successive, Ferrari presenta una nuova serie pittorica, esito di un percorso condotto con grande libertà attraverso i colori e i materiali, con lo sguardo proteso al contemporaneo e alla società in cui viviamo. Del resto per lartista il legame con lattualità non è mai stato secondario, anche nel momento in cui esso era perseguito attraverso sovrapposizioni semantiche e trasferimenti di significato.
Come scrive la curatrice, «Certamente Ferrari non è il primo artista che realizza un dipinto il cui contenuto evoca scenari glaciali (pensiamo a “Il mare di ghiaccio” di Caspar David Friedrich, agli iceberg dello statunitense Frederic Edwin Church, o ancora alle esperienze dellIperrealismo), ma le sue opere presentano un carattere di interessante originalità: la massa di ghiaccio è estrapolata dal contesto, quasi fosse lultimo baluardo di uno scenario naturale che stiamo progressivamente perdendo. Il fondo uniforme – che esso sia nero così come era per i papaveri, oppure bianco o blu cobalto – rende, infatti, limmagine onirica e surreale. La tecnica minuziosa ritrae il dato naturale, esito di unapprofondita ricerca iconografica. Il fondo lo rende sospeso. Perdiamo ogni coordinata spazio-temporale e ci chiediamo se quel blocco di ghiaccio esista realmente o sia piuttosto lascito di una memoria condivisa o, ancora, dellimmaginazione dellautore. Dipingere il ghiaccio corrisponde a preservarne eterna memoria. La pittura ad olio rende immortale, o presunto tale, ciò che è fragile e corruttibile, interpretando il desiderio dellartista di tutelare non tanto il proprio presente, quanto il futuro delle generazioni a venire».

Il percorso espositivo è completato da un rapido excursus attraverso la produzione del passato, dai lavori degli anni Settanta, in cui luomo era al centro della scena con il suo carico di dolori e fatiche, alle opere realizzate a partire dalla seconda metà degli anni Novanta, in cui la figura umana scompare definitivamente ed è sostituita da petali ricolmi di luce. Catturata dalla bellezza dei papaveri, lattenzione dello spettatore si concentra successivamente sulle simbologie sottese al fiore, memoria del sangue versato sui campi di battaglia, ma anche metafora di resistenza e rigenerazione.