di Giovanni Pighini

Darius Johnson-Odom

Primo poker di partite per la nuovissima Pallacanestro Reggiana di coach Buscaglia. Due vittorie e due sconfitte l’attuale ruolino di marcia per i biancorossi che, dopo la falsa partenza con Brescia ed in casa con Trento, hanno saputo rimettersi subito in carreggiata espugnando Cantù (a Desio) e battendo a domicilio la Vanoli Cremona. Quattro partite iniziano ad essere un numero rilevante per tracciare una riga ed esprimere qualche impressione su questa Grissin Bon.

Josh Owens

Cosa Funziona
Già a partire dal precampionato c’era il sentore che questa squadra, una volta accesasi, avesse un potenziale offensivo enorme. La conferma è arrivata anche nelle prime gare ufficiali nelle quali Reggio, per determinati minuti e pressoché in ogni partita, è stata molto concreta nella metà campo offensiva. Un prontezza quasi inaspettata se si considera il profondo “restyling” dell’organico, ma che forse rappresenta un’ulteriore conferma di come sul mercato estivo siano state fatte scelte azzeccate e soprattutto complementari. La costruzione del gruppo è stata fatta sulla base di precisi criteri caratteriali e tecnici, ricercando quei valori che forse negli ultimi tempi erano un po’ stati smarriti. Volete la verità? A me questa squadra piace. I motivi? Innanzitutto perché un asse play-pivot come quello reggiano costituito da Mekel ed Owens viene dopo solo ad altre 3-4 squadre in Italia. Secondo, perché è stato un mercato tanto concentrato sulla ricerca delle prime punte, ovvero Fontecchio e Johnson-Odom, quanto su giocatori che la partita sanno aspettarla come Upshaw e Candi. Per finire, perché Vojvoda e Poeta sono due perfetti “modificatori” di ritmo ad impatto garantito dalla panchina. Senza dimenticare Dererk Pardon, sul quale è stata fatta una grande scommessa. Il risultato di tutto ciò è, come detto, il concetto di complementarietà.
Una squadra in grado di far male in tanti modi diversi, con protagonisti differenti e con un gioco equilibrato tra lunghi ed esterni. Nella vittoria con Cantù i biancorossi sono stati capaci di portare ben sei uomini in doppia cifra per punti realizzati ma, soprattutto, abbiamo ammirato la crescita esponenziale della leadership di Gal Mekel, ulteriormente confermata nel match casalingo con Cremona. Reggio ha svolto sostanzialmente l’intera preparazione senza il suo playmaker titolare motivo per cui è lecito pensare che il potenziale, sia individuale che di squadra, che stiamo ammirando e seppur già ottimo ancora rappresenti solo una fase embrionale di ciò che potrà essere.
In generale, l’impressione è che tutta la squadra abbia ben chiaro il percorso che è stato intrapreso, estremamente conscia sia dei propri limiti che del lavoro svolto. Ruoli chiari ed idee altrettanto cristalline, due aspetti non banali e non scontati vista la tremenda annata dalla quale era reduce la Reggio cestistica.
Oggi invece si respira un progetto, se sarà vincente o meno ancora non è dato a sapersi, ma quel che è certo è che tutti i biancorossi stanno buttando in campo quel “qualcosa” che si sta incanalando nella giusta direzione.

David Vojvoda

Cosa non funziona
La mentalità, come ammesso da Buscaglia, ancora non è quella desiderata dal coach nativo di Bari. Stiamo parlando di un allenatore che cura l’aspetto mentale forse come pochi in Italia, ed è quindi ovvio che da questo punto di vista qualcosa in più ce lo si aspetti da questo gruppo. Nella partita di Brescia ed in casa con Trento i biancorossi sono sempre rimasti in linea con il match, con fiammate interessanti, per poi mollare gli ormeggi nel momento in cui era invece necessario non alzare le mani dal manubrio. Perché? Difficile dirlo. L’impressione è che in quei minuti Reggio non abbia trovato certezze alle quali aggrapparsi, ha perso fiducia (la mentalità, appunto) e si è disunita cercando con troppa fretta una giocata casuale (e individuale) che potesse riaccendere l’interruttore.
Aspetto tecnico o aspetto caratteriale? “50-50” come ammesso da Buscaglia in conferenza dopo la partita di Trento, perché è vero che la testa è allenabile verso un progressivo incremento di durezza e “killer instinct”, ma è altrettanto vero che l’aspetto tecnico di sapere da chi andare ed in che modo farlo, nei momenti di difficoltà, è appiglio essenziale per non perdere il filo della partita. La partita di Cantù ha rappresentato in questo senso un deciso passo avanti, che va tuttavia rapportato alla modestia di un avversario che non ha opposto una inenarrabile resistenza. Nella vittoria casalinga con Cremona invece, Reggio è sostanzialmente sempre stata avanti nel punteggio. Segno questo di un approccio alla gara sicuramente in crescendo da un punto di vista qualitativo, ma nonostante questo Poeta e compagni talvolta ancora peccano di continuità. In altre parole, i biancorossi “accendono” e “spengono” con grande facilità, questo li porta a fiammate importanti alternate a momenti bui altrettanto significativi. Allo Staff biancorosso oneri ed onori di far si che questa Grissin Bon raggiunga la miglior continuità, così da non porsi limiti per non rimanere una “grande incompiuta”.