Con il CAI alla scoperta dell’Appennino

Non è esagerato dire che la Val d’Ozola è uno dei gioielli più belli del Parco Nazionale dell’Appennino tosco-emiliano. «L’alta valle, sopra Ligonchio – spiega il presidente del Cai reggiano Carlo Possa – sembra incunearsi a fatica fra il massiccio del Cusna e il crinale tosco-emiliano, creando i suggestivi e all’apparenza impenetrabili Schiocchi dell’Ozola. Poi si apre e distende le sue splendide faggete fino al crinale di Lama Lite e al Prado. Verrebbe da dire “sembra di essere in Canada”, ma siamo nell’Appennino reggiano, e il paragone regge, eccome».
La Val d’Ozola è bellissima da ammirare, ma per ammirarla meglio è consigliabile percorrerla a piedi, lentamente, senza fretta. Tra i boschi e i crinali si infilano tanti sentieri, adatti a tutte le gambe: alcuni consigliabili agli escursionisti più esperti, molti percorribili senza particolari problemi: occorre sempre conoscere i sentieri, consultare le carte, essere ben attrezzati (si cammina sopra i 1500 metri) e avere rispetto per la montagna. L’Appennino non va considerato una montagna di serie B. Poi, non va dimenticato, ci sono due ottimi rifugi, che possono servire come punto di ristoro ma anche come base per escursioni di più giorni: il Rifugio Cai Cesare Battisti (1751 m) a Lama Lite (www.rifugio-battisti.it), appena sotto il crinale che divide l’Ozola dal Dolo, un vero balcone su tutta la valle, e il Rifugio Bargetana (www.rifugiobargetana.it) a 1740 metri, poco distante dall’omonimo lago. C’è poi il Rifugio Rio Re (www.rifugioriore.it), immerso nei boschi a 1342 metri nella valle del Rio Re, che scende dal crinale per gettarsi sotto Ospitaletto nel Torrente Rossendola, affluente dell’Ozola. C’è infine il simpatico bivacco Il Piano (1449 m), poco sopra la strada Ligonchio-Presa Alta, caratterizzato da vivaci colori.
«La Val d’Ozola – aggiunge sempre Carlo Possa – è splendida in tutte le stagioni: d’inverno e all’inizio della primavera chi ama l’alpinismo invernale, lo scialpinismo e le ciaspolate, qui trova un ambiente spettacolare. La tarda primavera e l’estate permettono magnifiche escursioni a piedi e anche in mountain-bike. In autunno la Val d’Ozola esplode di colori, e ammirare le sue faggete diventa una esperienza come poche».
I percorsi escursionistici possono essere moltissimi, ed è difficile fare una selezione. Un punto di partenza ideale è senz’altro la Presa Alta (1441 m), nei pressi dell’omonimo lago artificiale, raggiungibile in auto da Ligonchio. Qui nei pressi si poteva arrivare anche con due splendidi sentieri da Ligonchio e da Tarlanda (il famoso sentiero della Decauville) ma da mesi sono chiusi con ordinanza del Sindaco per il pericolo di caduta massi.
Un percorso entusiasmante è quello che ha scelto il Cai reggiano per salire il 13 ottobre al Rifugio Battisti. Dalla Presa Alta si prosegue sulla strada forestale che risale la valle, e poco dopo si imbocca il Sentiero Mauri realizzato nel 2018 dai gestori del Rifugio Bargetana: è un sentiero bellissimo, ben segnato, che attraversa le estese faggete ad alto fusto dell’Ozola, in un ambiente difficile da dimenticare. È dedicato allo scomparso Maurizio Nuccini, attivo volontario del Soccorso Alpino, della Protezione Civile e della Croce Verde. Arrivati a un ponte sull’Ozola (1495 m), località il Forcone, si prende a sinistra il sentiero Cai 629 che sale, ormai alla fine della valle, fino al Rifugio Battisti, da dove si può ammirare dall’alto la valle dell’Ozola, la lunga dorsale del Cusna e tutto il crinale che dal Prado porta al Passo di Pradarena. Si cammina per 2:30/3:00 ore, su comodi sentieri. Dal “Battisti” si raggiunge Lama Lite (1781 m), potendo ammirare anche l’alta Valle del Dolo, l’Alpe di Vallestrina, il Ravino e la caratteristica mole del Sassofratto: si prosegue a destra sulla strada forestale (segnavia 633 e 631) che passa sotto i ripidi versanti del Monte Cipolla, fino a imboccare a sinistra il sentiero che porta in breve al lago della Bargetana, in una splendida conca di origine glaciale circondata da vaste praterie di mirtillo, proprio sotto il Monte Prado. Ritornati sulla strada forestale la si segue a sinistra fino al Rifugio Bargetana, situato in una bella radura poco sotto il crinale tosco-emiliano. Dal rifugio si prende il noto Sentiero Glenda, dedicato a Glenda Bucci, morta in un incidente 9 anni fa. Il sentiero (segnavia 629A) scende tra bellissime faggete fino al Forcone. Da qui si prosegue seguendo la strada forestale che riporta alla Presa Alta (629). Per il ritorno dal “Battisti” si possono calcolare dalle 2:40 alle 3 ore.
Un percorso molto bello che permette di raggiungere il Rifugio Bargetana dalla Presa Alta è quello che passa dal Lago del Capriolo (in realtà ora una suggestiva torbiera) e dal Passo di Romecchio. Dalla Presa Alta si sale sul sentiero 639 fino a raggiungere un bivio: si imbocca a sinistra il 633, e percorrendo bellissime faggete si raggiunge la torbiera del Lago del Capriolo. Si prosegue uscendo poi dal bosco per arrivare al Passo di Romecchio (1685 m), sul crinale tosco-emiliano, che si affaccia sulla Garfagnana e sulle Apuane. Dal passo si scende, sempre sul 633, fino al Rifugio Bargetana, a Lama Lite e al Rifugio Battisti. Questo percorso coincide con il Sentiero Spallanzani e nel tratto Romecchio-Battisti con il Sentiero Italia Cai.
«Uno degli angoli della Val d’Ozola dove non si può non andare – è il consiglio del presidente del Cai – è la conca della Lama di Mezzo, sotto le Porraie. La si può ammirare dall’alto dalla cima del Sillano o percorrendo il crinale che parte dal Passo di Pradarena per arrivare al Passo di Romecchio, altro percorso bellissimo che porta al Rifugio Battisti e alla Bargetana, oppure con un anello che parte sempre dal Passo di Pradarena». Dal Passo di Pradarena (1576 m) si prende il sentiero 00 verso il Passo di Romecchio, che percorre il crinale tosco-emiliano con una spettacolare visuale sulle Apuane. Dopo aver toccato il Passo della Comunella e passando sotto il Monte Sillano, quasi sempre in territorio toscano, lo 00 raggiunge il filo del crinale affacciandosi verso nord sull’ampia conca della Lama di Mezzo, da dove nasce il Fosso di Rimale, affluente dell’Ozola.
È uno spettacolo grandioso: sotto le faggete che scendono verso l’Ozola e di fronte la mole del Cusna. Si prosegue sul crinale lungo la cresta delle Porraie (in un tratto da affrontare con attenzione), fino a incrociare il 639A (1800 m circa) che scende a sinistra verso i boschi della Lama di Mezzo fino a incontrare nei pressi della Fontana del pastore il 639 che sale dalla Presa Alta. Lo si segue verso sinistra, iniziando un bellissimo percorso nelle faggete ad alto fusto della Lama di Mezzo: si sale alla Sella della Lama di Mezzo (1700 m circa), si scende nella conca sotto il Sillano, sopra i boschi della valle del Rio Re, si prosegue sempre sul 639 fino a raggiungere con il 639C il Passo della Comunella (1619 m), da dove si ritorna al Passo di Pradarena. Si cammina per circa 5 ore, alternando il fascino del crinale alla magia delle faggete.
Se esistesse una Guida Michelin per gli escursionisti, la Val d’Ozola avrebbe sicuramente tre stelle, senza ombra di dubbio.
Per camminare sull’alto Appennino reggiano, anche lungo i percorsi più facili, è indispensabile essere attrezzati (specialmente nelle stagioni più fredde) e preparati sui sentieri da percorrere. Utilissima la Carta Escursionistica “Alto Appennino Reggiano” di GeoMedia, realizzata in collaborazione con il Cai, e l’app gratuita Sentieri Appennino.

Info: http://www.caireggioemilia.it