Fabio Storchi

di Giovanni Mazzoni

REGGIO EMILIA – Al Centro Malaguzzi l’incontro di fine anno degli imprenditori reggiani mette al centro dell’attenzione la situazione dell’impresa reggiana, caratterizzata dalla preoccupazione per il futuro. Un futuro segnato  da un decreto fiscale che rischia di creare notevoli criticità nella conduzione delle imprese. Un futuro sul quale incombe anche preoccupazione per il brusco rallentamento dell’economia. “L’esecutivo sta facendo il contrario di ciò che servirebbe” dice il Presidente degli industriali Reggiani Fabio Storchi che rincara la dose in modo lapidario, liquidando le nuove regole anti evasori come “Misure sproporzionate, riservate alla criminalità organizzata”.

In apertura del suo intervento Storchi snocciola i dati positivi della nostra impresa  a cui però fa subito seguire i segnali di allarme: “siamo in condizioni migliori rispetto alla media del Paese, qui abbiamo una disoccupazione intorno al 4% e tuttavia il Pil si attesta a un irrilevante 0,3%. Poco, troppo poco”, una sferzata agli industriali per fare meglio,  ma subito dopo il richiamo al governo: “incapace di dare risposte a problemi complessi e un Paese che pare incurante dell’industria, dello sviluppo e del lavoro”. E ancora: “Noi, che guardiamo al mondo dai nostri stabilimenti, sappiamo bene che il vero cambiamento si trova solo nell’innovazione, nella crescita, nell’occupazione e nella coesione sociale. Il Governo lavora in direzione opposta”.

La centralità del discorso si sofferma sulle misure anti-evasione che il decreto pone in atto: “Rischiano di mettere a repentaglio l’attività d’impresa, generano forte incertezza sotto il profilo giuridico e allontanano qualsiasi nuovo investimento nel Paese. L’introduzione dell’ipotesi di confisca allargata, strumento pensato per combattere la criminalità organizzata, applicabile anche nel caso di un ordinario controllo fiscale, porterebbe, senza alcuna sentenza neppure di primo grado, al blocco dei conti correnti aziendali e dunque al blocco sine die della ordinaria attività d’impresa. Una sorta di condanna a morte!” per gli imprenditori reggiani si tratta di una operazione con il chiaro sigillo a 5 stelle, etichettati nelle voci in libertà come privi di conoscenza dei meccanismi che regolano le imprese. Il Presidente chiude con un messaggio chiaro e diretto «Emerge un approccio che alimenta le divisioni. Questo clima di criminalizzazione delle imprese non è utile al contrasto dell’evasione e rischia solo di avere effetti negativi sulle attività economiche e sul lavoro».