Reggio perde contro Venezia una partita che, virtualmente, le preclude definitivamente l’accesso alle final eight di coppa Italia. 104 i punti concessi (tantissimi, sopratutto per una squadra con le caratteristiche di Venezia…) ai campioni d’Italia, fino ad oggi ancora a secco di vittorie lontani dal Taliercio. Primo tempo con difese poco presenti ed un ritmo di gioco che, tutto sommato, poteva essere in linea con le caratteristiche dei biancorossi. La realtà è che Reggio è rimasta in partita fintantoché la Reyer non ha aumentato l’intensità difensiva, a quel punto i ragazzi di Buscaglia sono riprecipitati nelle fragilità già palesate e che ora, davvero, hanno tutta l’aria di essere croniche. Dopo quattro mesi di campionato, quasi al giro di boa, questa squadra sembra non avere nel proprio DNA la durezza mentale di sporcarsi le mani (o perlomeno di non farlo all’unisono ed in modo costruttivo) quando la partita lo richiede. Troppo “in punta di fioretto” questa Grissin Bon, ma anche troppe poche alternative da giocarsi quando il livello sale.
La sconfitta con Venezia è plausibile e “giustificabile”, quello che deve far riflettere è la scarsa tolleranza di Poeta e compagni al cambio di intensità di chi hanno davanti. Venezia oggi, ma lo stesso vale per Trieste la settimana prima o Treviso in precedenza: tre indizi in fila che fanno l’inconfutabile prova che i biancorossi, spesso e volentieri, non sono in grado di pareggiare il cambio di intensità avversaria ed anzi, tendono a perdere la propria prima in attacco e poi in difesa. Cinque minuti di terzo quarto e due dell’ultimo, tanto è bastato a Venezia per bloccare Reggio in attacco e, di conseguenza, sfiduciarla e renderla arrendevole dietro. E se un problema é cronico le alternative non sono molte: da un lato puoi limare e limare, spremendo e adattando, ma sapendo anche che per quanto ci lavori difficilmente stravolgerai le caratteristiche di questo gruppo. Dall’altro, invece, c’è la possibilità di intervenire sul mercato (Johnson-Odom? Owens?) consci però che, se un problema è davvero così radicato, difficilmente si troverà in un nuovo innesto la panacea per tutti i mali. Forse è arrivato il momento nel quale certe decisioni non possono più essere rimandate, per non rischiare di trasformare quella che doveva (e può ancora essere) la stagione del riscatto, in una di incubi.
Tabellino: Johnson-Odom 11, Fontecchio 10, Pardon 7, Candi 10, Poeta 3, Vojvoda 13, Infante, Soviero, Owens 18, Upshaw 4, Diouf, Mekel 9