di Giovanni Pighini

Venti minuti. È quanto è durata la partita delle Grissin Bon in quel di Bologna. Reggio perde 86 a 69 sul campo della Fortitudo, dice addio alle Final Eight di Coppa Italia e chiude al dodicesimo posto questo altalenante girone di andata (ovvero a 2 punti dai playoff e a 4 punti dalla zona “pericolosa” della classifica).
Ancora una volta però non è la sconfitta in sé o la classifica a destare particolari preoccupazioni, sono i difetti cronici e conclamati. Dopo un discreto primo tempo chiuso in vantaggio di due punti infatti, è stata sufficiente la solita minima spallata da parte della Fortitudo (e nella fattispecie due triple di Leunen per un +6 complessivo) per far perdere ai biancorossi il filo della partita. La solita Grissin Bon insomma, ma l’abbiamo detto e ridetto: se in casa, in qualche modo, il momento di amnesia può essere mistificato e “controllato” portando comunque a casa il risultato, in trasferta Reggio tende a prendere schiaffi senza accennare alla minima reazione. Questa squadra è apatica alle difficoltà e inerme nel trovare soluzioni concrete sul campo, ma soprattutto iniziamo ad avere l’impressione che questa ricerca ormai esasperata di ottenere determinate cose da un gruppo, che però queste cose naturali non ha, stia snaturando completamente le caratteristiche di alcuni singoli e bloccando la squadra stessa. Penso a Vojvoda, Upshaw, ma anche per motivi diversi lo stesso Poeta…e forse, a supporto di questa tesi, non è un caso che le uniche risposte un minimo positive (e di crescita più o meno costante) le si abbiano da quei giocatori che l’intensità e la fisicità ce l’hanno innata, ovvero Pardon e Candi. In altre parole, la sensazione è che la cura Buscaglia fino ad ora dia risultati (in questo caso positivi, va detto) solo su quei biancorossi che hanno nel proprio DNA le caratteristiche che il coach reggiano è sempre riuscito ad esaltare nei suoi anni di carriera. La domanda quindi sorge spontanea, quanto potrà essere proficuo in termini di raccolto continuare a battere su un terreno che continua da mesi e mesi a dare la stessa resa? Poco o nulla. Perché se ogni sconfitta è la fotocopia della precedente significa non solo che le contromisure non sono state efficaci, ma forse che le armi e l’identità sulle quali questa squadra lavora da mesi, non le calzano così a pennello.
Tabellino: Johnson-Odom 15, Fontecchio 8, Pardon 2, Candi 4, Poeta, Vojvoda 6, Infante, Soviero, Owens 11, Upshaw 9, Diouf, Mekel 14.