di Giovanni Pighini

Reggio Emilia onorerà la memoria di Kobe Bryant e lo farà intitolando al fuoriclasse americano la nuova piazzetta di Via Guasco. È stato il sindaco Luca Vecchi ad annunciare la bella iniziativa, facendolo direttamente dal suo profilo Facebook. Una piazza che assumerà un valore tutto speciale per gli appassionati reggiani della pallacanestro, in quanto spazio che sgorga proprio dalle radici del PalaBigi e che, proprio per questo, ne incrementa il valore emotivo. Tantissimi i messaggi d’affetto sui social in questi giorni, tanta commozione per la scomparsa di Kobe e della figlia tredicenne Gianna Maria Onore. Siamo ancora in un momento nel quale le parole sono superflue e scontate, nel quale ogni sportivo del mondo cerca di rielaborare quanto accaduto ed è proprio in attimi come questi che ti ritrovi a pensare a come sia possibile che un personaggio così, che di fatto mai abbiamo conosciuto di persona, abbia avuto così tanto peso nella vita di ognuno di noi. In Kobe Bryant noi “malati” della palla a spicchi abbiamo sempre trovato una figura che capiva e assecondava la nostra ossessione per questo gioco. Si, Kobe ha portato ossessione, che come lui stesso ha definito in un’intervista, può essere sia positiva che negativa. Un’ossessione che se anche non ne facevi parte non poteva però lasciarti indifferente, perché dinnanzi avevi un atleta con un tale rispetto per il basket da dedicarcisi come forse mai nessuno aveva fatto prima, anima e corpo trecentosessantacinque giorni l’anno, finché le sue ginocchia non hanno detto basta. Kobe Bryant lo amavi e lo odiavi, ma in entrambi i casi l’adulazione era scontata e fuori discussione. Poi c’è la “reggianità”, e questo è un altro capitolo. Per chi è cresciuto nella nostra città a pane e pallacanestro, tra un campetto e l’altro sognando l’NBA, Kobe Bryant è il collegamento diretto per quel paradiso. È l’onore e l’orgoglio perché tutti, ma proprio tutti, almeno una volta nella vita abbiamo gonfiato il petto per dire ad un forestiero: “Oh, sai che Kobe ha iniziato a giocare qua a Reggio? Giuro”… e intanto estraevi di tasca lo smartphone per far vedere qualche foto a supporto dell’incredibile affermazione, qualche immagine di quel ragazzino in calzoncini con le calze arrotolate. Kobe è unico, perché ha sempre portato con sé la piccola provincia di Reggio Emilia nella gigantesca America. Ora siamo noi, Kobe, a tenere una piccola parte di te nel cuore della nostra città, vicino a quel palasport che anche se vecchio e malandato porta la storia della quale anche tu hai fatto parte. A un’altra vita, Kobe.