di Dario Caselli

In questi anni, Salvini ha ragionato molto da capo partito, per far uscire la Lega dall’angolo del 4%, raccolto solo al Nord e per questo ha cannibalizzato la sua coalizione, a scapito del messaggio di unità, con il doppio uso dei social e delle piazze ha attratto il 30% degli elettori, soprattutto nelle zone rurali e nelle periferie, lasciando indietro quei corpi intermedi moderati che avrebbero peraltro potuto rappresentare la fucina di una classe dirigente. Ora il Consiglio Federale, nominando una sorta di Governo ombra, ha avviato una svolta, non solo completando la trasformazione da partito del Nord a partito nazionale,  ma tentando di fare della Lega un partito che partendo da una forte base di amministratori locali, sia in grado di competere col Pd, anche nelle Città e perfino nelle zone Ztl
Credo vada letta così la nomina di  Giorgetti a responsabile esteri del Carroccio. Giorgetti non sta pensando a Palazzo Chigi, bensì, spinto dalla classe di governo del nord della Lega e da una parte di Forza Italia, punta con il consenso di Salvini a creare una grande forza moderata che, lungi dallo scimmiottare lo scudo crociato, interpreti quei valori liberali e riformatori che possono garantirle di diventare stabile forza di governo. Ciò partendo dal ridisegnare il perimetro delle alleanze internazionali ed Europee, anche tenendo conto della riduzione di Forza Italia e della crescita di Giorgia Meloni che sta riportando a casa i voti di Alleanza Nazionale, che erano confluiti nel PDL. Si può leggere così lo schieramento a favore di Israele e il lancio della candidatura di Mario Draghi a Presidente della Repubblica, in alternativa alla probabile riconferma di Mattarella.  Si possono leggere così le candidature di consiglieri comunali eletti nelle liste civiche, con cui portare avanti questo progetto, perché portano voti e quadri nuovi ad un partito, cresciuto così tanto e con così motivate ambizioni. Credo che questo sia, ad esempio il modo corretto di leggere la candidatura di Cinzia Rubertelli, che tante resistenze ha incontrato nella Lega locale. Ogni percorso nuovo presenta delle difficoltà, ma apre anche nuove opportunità e porta a sfide più ambiziose. Se si abbandonano i personalismi e la difesa di piccole rendite, è un bene per la Lega, per tutto il centro-destra e per il Paese, soprattutto in un’epoca che vede rinascere il bipolarismo. I problemi dell’Italia sono molti e molto seri: la globalizzazione, cavalcata acriticamente dalla sinistra, li ha resi ancora più acuti e sarebbe bene che si riflettesse, soprattutto a sinistra, sulla necessità di una nuova legittimazione da parte di tutte le forze politiche. Il problema di un Paese che non cresce da decenni, non si risolve con singoli provvedimenti, come pure quello necessario di un abbassamento delle tasse, ma creando un ambiente favorevole allo sviluppo delle imprese, attraverso l’abbattimento della burocrazia, una giustizia celere, una seria riforma fiscale e una sua forte semplificazione. Solo così le imprese resteranno e torneranno e con esse nuovi investitori. Un Paese che cresce nell’ordine, riuscirà anche a trattenere i suoi giovani e ad invertire il trend demografico, interrompendo il suo lento declino. In coda voglio ricordare che negli ultimi dieci anni la sinistra è sempre stata al governo, con l’eccezione dei diciotto mesi del governo giallo-verde. Il che dovrebbe indurre anch’essa ad una seria riflessione.