di Nicola Zinelli

Paulo Futre era il miglior attaccante portoghese a cavallo degli anni ’80 e ’90. Di lui possiamo dire che è stato l’unico fuoriclasse visto a Reggio Emilia. Giocatore riconosciuto in tutto il mondo come uno dei più forti della sua epoca. Pilastro indiscusso della nazionale del Portogallo. Un fuoriclasse che nel 1987 vinse la coppa dei Campioni, quando ancora si chiamava così, e che si classificò al secondo posto nella classifica del Pallone d’Oro dietro a Gullit. Per due anni è stato nominato miglior giocatore del campionato portoghese, dove ha vinto anche due campionati. Dopodiché passo all’Atletico Madrid dove vi giocò per sei anni. Qua dimostrò di essere un giocatore dotato di tecnica sopraffina e capace di prestazioni sublimi. In Spagna vinse due coppe del Re. Poi passò al Benfica e al Marsiglia. Nel novembre del 1993, con un vero colpo da maestro, Dal Cin regalò un sogno alla nostra città: Futre divenne un giocatore della Reggiana. Franco Dal Cin non era nuovo a quel tipo di colpi di scena: infatti nel 1983 portò Zico a giocare nell’Udinese. L’arrivo del portoghese scatenò l’entusiasmo tra i tifosi della Reggiana, preoccupati perché i granata faticavano ad ingranare nel loro primo campionato di serie A. Ma con Futre era lecito sognare la salvezza e togliersi qualche soddisfazione. Il suo esordio avvenne il 21 novembre 1993. Al Mirabello si gioca Reggiana – Cremonese. Scontro per la salvezza. Lo stadio è stracolmo e ribolle di tifo. È tutto perfetto, l’esordio di Futre coincide con il suo primo gol in campionato e la prima vittoria della Reggiana. Ma la beffa è dietro l’angolo: il lusitano, che ovviamente indossa la maglia numero 10, s’invola sulla fascia ma il terzino Pedroni entra duramente sulle gambe del portoghese. Per il difensore rosso diretto, ma è Futre ad avere la peggio. Esce in barella tra le lacrime. Tendine rotuleo rotto e stagione finita. A fine campionato la Reggiana si salva. Nel campionato successivo, Futre fa ancora parte della rosa dei granata. I tifosi sognano un campionato tranquillo. Ma lui non è più lo stesso. Il recupero è lungo e complicato. La sua classe è immutata, ma la qualità del suo gioco non basta a salvare la squadra dalla retrocessione. Terminata l’avventura granata, passa al Milan ma giocherà solo 1 partita. Poi per lui qualche apparizione nel West Ham, ancora Atletico Madrid e infine Giappone. A 32 anni è costretto a ritirarsi. Con i granata ha totalizzato 13 presenze e segnato 5 reti. Doveva essere un crack ma, a causa degli infortuni, è stato un flop. Ma l’entusiasmo scatenato dal suo ingaggio rimarrà per sempre impresso nei ricordi dei tifosi granata quasi come la vittoria di una coppa. Paulo è rimasto legato alla nostra città, tant’è che ha promesso di essere presente alle manifestazioni per il centenario. E ci emozioneremo ancora.