Di Elena Ferrari
Pediatra di famiglia
Abbiamo attraversato le fasi più pesanti (speriamo) della pandemia da SARS-COV2; si contano ancora 500 morti al giorno, ma siamo arrivati anche a più di 1000 al giorno in Italia. Siamo chiusi in casa, le attività di routine, non urgenti, anche mediche, sono sospese per limitare il contagio. Il contesto emotivo è facile da capire: siamo tutti spaventati, chi è anziano è giustamente molto più coinvolto, chi è giovane si preoccupa delle persone a cui vuole bene. C’è un risvolto sociale che diventerà sempre più pesante nelle prossime settimane, altrettanto drammatico nella sua inevitabilità. Chi ha un lavoro occasionale o precario, o lavora nei servizi che sono rimasti chiusi per mesi (ristorazione, turismo, cura della persona ….) non ha stipendio o rischia di averne sempre meno. Tutto inevitabile, giusti i provvedimenti presi, è una calamità naturale e punto. Se questa è la premessa vediamo di dire qualcosa su quanto questo nuovo virus, SARS-COV2, provoca nel mondo dell’infanzia.
Alcuni dati epidemiologici
L’incidenza di Covid-19 è più bassa nei bambini che nel resto della popolazione. In Italia i casi diagnosticati dai laboratori di riferimento regionali riportano che complessivamente l’1,7% riguarda le fasce di età 0-9 anni (0.7%) e 10-19 anni (1%). I bambini sono meno infettivi degli adulti (tasso di contagiosità secondaria nei bambini del 4% rispetto al 17,1% negli adulti). Il 90% dei casi in età pediatrica sono asintomatici o con sintomatologia lieve-moderata. Nei casi sintomatici le manifestazioni cliniche sono meno presenti rispetto all’adulto (minor presenza di febbre, di tosse, raramente difficoltà respiratoria). Pochi sono i casi che richiedono l’ospedalizzazione e riguardano prevalentemente la fascia sotto l’anno di vita per maggiore rischio di avere una malattia respiratoria più impegnativa.
Più spesso nei bambini sono presenti comorbidità: patologie polmonari croniche, problemi cardiovascolari, immunodepressione.
Covid 19 e i bambini
L’attività dei nostri pronti soccorsi pediatrici e dei nostri ambulatori di pediatria di famiglia è scesa come numero di visite in maniera drammatica, circa l’80% in meno del solito. E’ giusto, non si va in PS o in ambulatorio per niente e i contatti vanno limitati al massimo per evitare il contagio. Sono calati i traumi, le infezioni, per merito della chiusura delle scuole; una certa quota delle visite era inutile e serviva solo a sedare ansie inconsistenti.
Però le malattie purtroppo ci sono ancora, i bambini si ammalano di epilessia, diabete, appendicite, tumori, cardiopatie, malattie autoimmuni….
Occorre non abbassare il livello di cure, monitoraggio, attenzione e prevenzione verso i bambini più fragili, i cerebropatici, i bambini con patologia neuro-muscolare cronica, gli immunodepressi e tutti i bambini con patologia cronica severa. Per questi bimbi occorre una medicina di iniziativa, dove è il pediatra curante che telefona, scrive mail, usa videochiamate per tenere il contatto e far sentire che c’è per qualsiasi dubbio.
Covid-19 e rischio di povertà educativa
Molte Nazioni in corso di pandemia hanno deciso di chiudere le scuole. Questa è una misura di buon senso come parte di una politica di distanziamento sociale per abbassare il tasso di trasmissione del virus.
Sebbene l’attuale chiusura delle scuole differisca dalle vacanze estive, in quanto l’apprendimento dovrebbe continuare digitalmente, questo amplierà le distanze di apprendimento tra i bambini con famiglie di basso ceto sociale rispetto alle altre. I bambini che vivono in famiglie povere vivono spesso in condizioni che rendono difficile la scuola da casa. Gli ambienti di apprendimento online tipicamente richiedono computer e collegamento a internet affidabile, che spesso queste famiglie non hanno. Secondo il Ministero dell’Istruzione mancano all’appello oltre 500.000 studenti, il 6% della popolazione scolastica.
In Italia gli ultimi dati ISTAT disponibili indicano che il 42% dei minori vive una condizione di sovraffollamento delle proprie abitazioni e il 7% di bambini e adolescenti è vittima di un grave disagio abitativo (anche di abuso).
Oltre alle sfide educazionali, tuttavia, le famiglie più disagiate avranno un’ulteriore minaccia: la recessione economica che seguirà questa pandemia aumenterà lo svantaggio su tutti i piani.
La cosiddetta “Fase 2” durerà molto, probabilmente fino a quando un vaccino sarà disponibile e distribuito a un numero sufficiente di persone per costruire una buona immunità dell’intera comunità.
Occorre trovare un punto di equilibrio diverso tra il rischio di aumentare il numero di casi di COVID-19 e la limitazione dei diritti dei bambini. L’assenza di un piano globale che consideri e monitorizzi le diverse conseguenze avverse per i bambini suggerisce che tali danni sono sottovalutati, e che forse, più in generale, i diritti dei bambini non sono oggetto di adeguata attenzione.
Covid-19 e salute mentale in età evolutiva
Giorno dopo giorno emerge la drammatica realtà clinica degli effetti devastanti sulla salute mentale di bambini e adolescenti conseguenti ai mutamenti sociali che la tempesta Covid-19 si sta portando dietro.
Stiamo iniziando a confrontarci con una condizione estrema di disagio psicologico che col tempo produrrà maggiore pressione su bambini, adolescenti e loro genitori: sintomi somatici, paura estrema di ammalarsi, ridotta concentrazione, mancanza di energia, rabbia, aggressività, abuso di sostanze, insorgenza di disturbi psichiatrici come il disturbo da stress post-traumatico, disturbi ansiosi, fobie, disturbi dell’umore, suicidalità e disturbi del pensiero.
L’impatto psicologico dell’isolamento e della quarantena prolungate si andrà a sommare all’altissimo numero di vite umane perdute a causa del virus: genitori, nonni, parenti, amici, figure di riferimento. Per un nonno o una nonna che se ne va, ci sono uno o più nipoti che non ce l’hanno più. Ma occorre farlo sapere ai nostri bambini perché non ci sono state cerimonie, né funerali, niente visite di commiato, nemmeno un saluto. Ai bambini bisogna parlare. Se non fanno domande a noi, se le fanno da soli. Coltivano pesi e ne manifestano i segni. La comunicazione della morte era già ardua. Ora nell’epidemia, lo è diventata ancora di più. Come parlarne? È difficile, ma troviamo le parole. E poi i segni, i disegni, i suoni per ricordare. Della morte e della sua celebrazione, abbiamo bisogno da sempre noi grandi come i piccoli. La sua presenza è necessaria alla vita, per darle forma, senso, direzione.
Qualche consiglio dai Pediatri di famiglia
- I bambini che devono restare a casa, possono stare su balconi, terrazze o cortili, sotto la sorveglianza di un adulto
- Insegnate loro a lavarsi spesso le mani con acqua e sapone (chiudendo il rubinetto per non sprecare l’acqua mentre si insaponano) per almeno 1 minuto.
- Fate attenzione agli smartphone. Puliteli spesso, compresi telecomandi e joystick, evitate di farli utilizzare da altre persone contemporaneamente
- Pulite le superfici dove il bambino gioca o studia con disinfettanti a base di alcol al 75% o di cloro all’1% (candeggina)
- Non lasciate troppo tempo i bambini da soli davanti a smartphone, tablet e pc.
- Se il bambino ha la febbre, restate a casa, somministrate paracetamolo, avvertite al telefono il vostro pediatra senza recarvi però al suo studio, né tanto meno al pronto soccorso. Il pediatra al telefono saprà consigliarvi su cosa fare.
- Seguite l’alimentazione di tutta la famiglia in modo sano e vario moderando i dolci, mangiate frutta e verdura di stagione, bevete acqua ed evitate bevande zuccherate.
- E’ importante spiegare ai bambini (in modo adeguato ad grado di comprensione e alla maturità emotiva di ciascuno soggetto) ciò che sta avvenendo intorno a loro. Il non ricevere spiegazioni dagli adulti, in un contesto di tensione ben percepibile, rischia infatti di generare ansia ancora maggiore rispetto a quella che può generare una consapevolezza ben gestita.
- Quando parliamo coi bambini è importante sintonizzarsi sulle loro paure e non sulle nostre. Ai bambini che ci chiedono se abbiamo paura, rispondiamo evitando di negare o minimizzare. Possiamo spiegare loro che stiamo vivendo una situazione nuova e complessa da cui usciremo sicuramente.
- Evitate di lasciare la TV accesa continuamente. I telegiornali sono calibrati per telespettatori adulti, il linguaggio che utilizzano i giornalisti potrebbe spaventare i bambini. Le notizie vanno filtrate e tradotte in un linguaggio adatto ai bambini, in base all’età. Non bisogna dare per scontato che i bambini abbiano gli stessi nostri timori.
- In questo momento ognuno di noi ha un compito per combattere il virus. Spieghiamo che i medici e gli infermieri stanno lavorando tanto e molto duramente, i farmacisti, il personale dei negozi devono lavorare per dare cose essenziali a tutti noi, i poliziotti, i carabinieri, i vigili sono in prima linea per far rispettare le misure di sicurezza. Tutti lavorano per combattere il virus, facciamoli sentire coinvolti in modo attivo, con impegno.
- Stare a casa non vuol dire trascurarsi, facciamo in modo che i bambini si lavino e si vestano ogni giorno come se andassero a scuola. Aiutiamo a porsi obiettivi per ogni giorno della settimana evitando che sembri sempre domenica.
- E’ importante invitare i bambini e le bambine di tutte le età al disegno libero, perché è un modo per canalizzare le emozioni e i sentimenti, a volte anche nascosti, che vivono. Ed è altrettanto importante che gli adulti mostrino interesse per ciò che i bambini realizzano. Per i più grandi: disegna ciò che vedi dalla finestra, la tua casa, la tua famiglia, come sei tu adesso, una cosa bella…
- E’ utile fare giochi di movimento come ballare, saltare, fare esercizi sul tappeto. Potete fare tanti passi cantando filastrocche,…
- Cantate e ascoltate la musica con i vostri bambini.
- Leggete assieme libri adatti per le diverse età fin da piccolissimi.
- Guardate insieme trasmissioni per bambini e ragazzi.