
Il 22 febbraio scorso l’Emilia-Romagna ha deciso per la chiusura delle scuole. Lo spettro del Coronavirus stava bussando alle porte della regione con i primi casi di Covid-19 a Piacenza. Il pericolo del contagio di colpo conferiva alla scuola la potenzialità di diventare un enorme incubatore di infezione, rischio che non era possibile correre. Docenti, dirigenti, studenti e genitori si sono trovati ad affrontare una sfida impegnativa e dal risultato tutt’altro che scontato: trasferire la scuola sul web e dare a tutto questo un senso e una motivazione.
Ripercorriamo con le dirigenti scolastiche di alcuni Istituti della città, i due mesi e mezzo appena trascorsi, analizzandone le criticità e i punti di forza.
I.C. Leonardo Da Vinci
Una realtà scolastica pronta alla sfida
L’esperienza della didattica a distanza: un nuovo modo di fare scuola, un’alternativa preziosa in un momento di emergenza, ma che valore formativo complessivo possiamo dare?
“La didattica a distanza è una modalità didattica (obbligatoria col decreto scuola 8 aprile ’20 art. 2 comma 3) che la scuola italiana ha dovuto pensare e attuare in un tempo molto breve e in una situazione di emergenza drammatica. – ci spiega la Prof. Lorena Mussini, dirigente dell’Istituto Comprensivo Leonardo da Vinci, che include le scuole primarie Carducci, Marconi, Zibordi e Elsa Morante, oltre alla secondaria di primo grado Da Vinci. – “Questi due fattori concomitanti spiegano perché ci sia stata una prima fase sperimentale, individuale e collettiva, con prove tecniche e progressivi aggiustamenti ed una seconda fase, più strutturata, in cui la DAD è divenuta oggetto di progettualità condivise e diffuse a vari livelli, dal Consiglio di Classe ai Dipartimenti delle discipline, per arrivare al Collegio Docenti che è l’organo tecnico-scientifico che in ogni scuola affronta le questioni educative e didattiche. Quello che a mio parere è un dato sorprendente è che, tra la fase uno e la fase due, sia trascorso un tempo molto ridotto e ciò lo si deve alla capacità di “reazione” del corpo docente cioè all’impegno, alla dedizione e alla competenza con cui ciascuno si è messo in gioco, per rispondere in maniera adeguata, sotto il profilo quantitativo e qualitativo, ad una sfida epocale. Che il nostro sistema scolastico sia fra i migliori d’Europa è un dato noto agli addetti ai lavori, ma forse non adeguatamente divulgato dai media del nostro paese.

Il fatto però che la scuola italiana abbia risposto in modo tempestivo ed efficace ad una emergenza così grave e destabilizzante, dovrebbe renderci orgogliosi di poter fruire di questo sistema di istruzione frutto del mandato costituzionale. Nel mio istituto, come anche in altre scuole, già alla fine del primo mese di sperimentazione, la DAD era strutturata e sistematizzata in un documento elaborato collegialmente. Un documento corposo e completo in cui tutti gli aspetti più rilevanti, dalla riprogettazione dei percorsi tematici alle modalità operative e di attuazione, dai criteri di valutazione agli aspetti più importanti per la privacy e la sicurezza, sono trattati in modo rigoroso, chiaro e comprensibile. In concomitanza alla pubblicazione sulla G.U del Decreto-Scuola lo scorso 30 aprile (importanti per la scuola l’ art. 87 comma ter- la valutazione della DAD- e l’art.73-sedute OO.CC in videoconferenza) questo documento è diventato una Direttiva a genitori e alunni nell’ottica di una comunicazione tempestiva, trasparente ed efficace. Sono particolarmente soddisfatta di questo risultato perché credo sia un dato tangibile di un buon lavoro di squadra e di un team dirigenziale affiatato. Certo siamo tutti consapevoli dei limiti e delle criticità della DAD che accentua le differenze dei vari contesti socio-economici dei ragazzi, le loro eventuali difficoltà tecnologiche, inversamente proporzionali al livello di scolarità, ma soprattutto che rischia di appiattire la prestazione individuale a mera perfomance tecnica, svuotandola di senso relazionale ed emozionale.


Proprio perché il processo di apprendimento è frutto di relazioni e di significati che il soggetto deve trovare in quanto gli viene proposto, come Istituto Comprensivo Leonardo Da Vinci abbiamo ritenuto fondamentale integrare la DAD con altre modalità operative e applicative di rielaborazione, come il pensiero creativo, il fare concreto, il coinvolgimento sensoriale e l’aspetto motivazionale.
Va detto che fin dai primi momenti di grande preoccupazione e forte criticità una risorsa molto preziosa si è rivelata la rete delle scuole della nostra città che, nelle figure dei Coordinatori, proff.ri Campo e Fiorani, si è attivata fin da subito per offrire a ciascuna scuola consulenze, informazioni utili e decisioni condivise. Un quadro comune tanto più importante perché le situazioni di emergenza, sempre inedite e impreviste devono essere affrontate con soluzioni adeguate. Anche la Regione e il Comune di Reggio Emilia, tramite i Servizi all’Istruzione di Officina Educativa, hanno messo a disposizione di ciascuna scuola risorse, consulenze e contributi concreti per affrontare e risolvere i problemi che via via si presentavano: dalla distribuzione dei computer e delle schede alle famiglie, al personale educativo per ragazzi in difficoltà, all’attivazione dei presidi sanitari e delle misure di sicurezza più urgenti.

Senza questa rete la nostra azione e i nostri interventi forse non sarebbero stati così incisivi ed efficaci. Infine un apprezzamento sincero va all’ USR dell’Emilia-Romagna, al Direttore Generale Dr. Versari e al suo team e al dr. Di Palma, Dirigente dell’UST di Reggio Emilia, che fin dal 23 febbraio scorso hanno assicurato a ogni DS un accompagnamento costante, con grande competenza ed umanità. Nella scuola dell’Autonomia assume un grande valore la funzionalità sistemica della supervisione e del coordinamento, affinché si diano risposte il più possibile omogenee nei parametri essenziali e il più possibile specifiche per le esigenze dei diversi territori e delle varie utenze. Fin da subito la priorità assegnata alla DAD ha consentito la continuità del servizio delle scuole come presidio vitale per alunni e famiglie. In questa logica sono state attivate piattaforme e-learning per docenti e alunni, task force di esperti per consulenza e formazione e interventi a tappeto per distribuire risorse finanziarie e strumenti informatici a tutti gli ordini di scuola. La finalità è stata ed è: la scuola c’è, è viva, funziona e vi accompagna.
Dalla parte degli studenti
Cosa si è perso in questi mesi in cui la scuola è stata vissuta attraverso lo schermo di un computer?

L’aspetto più penalizzante e critico di questi mesi è sicuramente stato l’isolamento e la mancanza, anche fisica, dei compagni, dei docenti, dell’aula, della scuola come spazio sociale e plurale di apprendimenti e di relazioni umane. Quel mondo così consueto: il proprio banco, i libri, gli oggetti materiali, i compagni e gli insegnanti, tutto sparito. Quanto prima era dato per scontato, a volte quasi noioso o ripetitivo, il suono della campanella, l’intervallo, le file nei bagni, all’improvviso ci è apparso nel suo valore immenso di quieta serenità, di tranquilla sicurezza di un vivere quotidiano, tutto sommato felice. Credo che questo sia mancato a tutti, alunni e docenti, la familiarità e la presenza fisica delle persone intorno, quella routine che è anche un guscio protettivo contro le incertezze, le paure, il disorientamento. In questa prospettiva ho insistito, fin da subito, con tutti i docenti, di tener vivo e aperto il dialogo educativo, al di là e prima di ogni attività didattica. L’importante era non farli sentire più soli di quanto l’inibizione della scuola già facesse. E soprattutto ripristinare il più possibile una “normalità” di lavoro didattico o di interazione educativa che aiutasse ad abbassare il livello di ansia e di preoccupazione dei ragazzi e delle famiglie. Devo dire che, anche da questo punto di vista, gli insegnanti hanno risposto con una grande disponibilità e generosità. La DAD è faticosa per tutti, adulti e ragazzi, come le esperienze di smart working attestano. Per questo è fondamentale non perdere di vista cosa è davvero essenziale fare e come lo si può fare, con forte senso pragmatico e buon senso che ritengo siano ingredienti fondamentali per adattare le nostre azioni al contesto e non viceversa. Si è parlato tanto di far acquisire ai ragazzi capacità imprenditoriale e l’imparare ad imparare (fra le competenze chiave della Raccomandazione Ue 2018). La DAD è un banco di prova notevole in questo senso, ma anche per gli insegnanti e i DS perché davvero è stata, e continua ad essere, un work in progress, un nuovo modo di fare scuola per cui tutti ci dobbiamo attrezzare. Sono una persona ottimista e pragmatica: da questi momenti critici e difficili penso ne usciremo arricchiti in diverse competenze, più consapevoli dei nostri limiti, ma anche più sicuri delle nostre potenzialità e risorse.

L’esame di terza media
Quest’anno gli esami di terza media si svolgeranno per via telematica con la discussione della cosiddetta “tesina”
“Stiamo ancora aspettando il testo definitivo perché la Bozza del Miur è ora al vaglio del Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione che vede la consulenza di un comitato di esperti. Di certo sappiamo che gli studenti saranno valutati con uno scrutinio finale che terrà conto anche di un elaborato concordato con i docenti, per valorizzare il percorso fatto da ciascuno studente e poi discusso oralmente per via telematica. Nel testo si parla di un elaborato e l’interpretazione forse più ovvia e immediata è che si tratti di una tesina, però potrebbe anche trattarsi di una mappa concettuale o di un power point per chi ha competenze tecnologiche più sicure. Ci sono diversi elementi positivi che vorrei sottolineare: la personalizzazione dell’argomento dell’elaborato che tende a valorizzare le potenzialità di ciascuno studente. L’altro elemento di forte valenza didattica è la plurisciplinarietà/interdisciplinarietà. A partire dalle Indicazioni Nazionali (Dlgs 254/ 16 novembre 2012) questi due aspetti fondamentali sono saldamente intrecciati nella definizione del curricolo verticale degli istituti comprensivi, che proprio in base al documento ministeriale hanno elaborato una progettazione verticale, cioè dalla primaria alla secondaria, delle competenze nei vari ambiti disciplinari. Che ciò diventi centrale in una prova finale d’esame, pur in un momento di crisi, con l’intento di salvaguardare il percorso formativo di ciascuno studente ci conforta perché, sia nella mia scuola che nelle altre scuole, si tratta di una progettualità avanzata ed ampiamente elaborata dai docenti. In ogni caso è comunque bene attendere indicazioni più precise e dettagliate”.

Il rientro a settembre
Sono tanti i dubbi e gli interrogativi che il ministero non ha ancora sciolto riguardo al ritorno in classe dopo l’estate

“Il rientro a settembre – continua la prof. Mussini – andrà attentamente progettato e predisposto in tutte le sue fasi per garantire la massima sicurezza ad ogni alunno, con azioni diversificate ad ampio raggio che vedono la scuola al centro di una rete di cui fanno parte altri soggetti fondamentali: l’ASL, il Comune, la Regione, l’ USR e l’UST. Di recente il Ministero ha nominato un Comitato tecnico di lavoro, presieduto dal prof. Patrizio Bianchi e di cui fanno parte anche il Direttore Generale Usr dott. Stefano Versari e il prof. Alberto Melloni, dell’UNIMORE, che definirà gli aspetti più importanti per guidare e accompagnare le scuole nel predisporre un piano di rientro, adeguato al proprio livello di rischio. Infatti sarà soprattutto questo indice, cioè il livello di rischio, assegnato a ciascuna scuola dagli esperti dell’ASL, con parametri scientifici oggettivi, che integrerà il DVR e orienterà le scelte fondamentali di ogni Istituzione Scolastica. Saranno gli OO CC ad approvare e rendere operative le soluzioni più adeguate all’ erogazione del servizio di istruzione, gli spazi più idonei a garantire la massima sicurezza. Riprendere le attività didattiche ed educative a settembre è un segnale importante di ripresa, di rinascita. L’uomo è un animale sociale ed ha bisogno di riti, di segni di comunicazione e coesione, di simboli di vitalità e unione. Non sono preoccupata perché c’è un’esigenza diffusa di riprendere una controllata e prudente “normalità”. Diverse sono le ipotesi allo studio, ma credo che la vera differenza, come in ogni ambito della comunità scolastica, sia l’accuratezza e l’attenzione con cui si progettano le cose e si adottano certe soluzioni. Per questo c’è bisogno del coinvolgimento di tutte le componenti per una ri-progettazione complessiva dell’Offerta Formativa che veda mobilitate, in un progetto comune, tutte le risorse umane professionali e strumentali a disposizione. È questo il valore aggiunto di una scuola: saper fare sistema.
Edilizia scolastica
La situazione nelle nostre scuole: i locali sono adatti ad accogliere tutti gli studenti rispettando le misure di distanziamento?
Proprio su questo tema si è avviato, da un po’ di tempo, un dialogo molto positivo e proficuo con il Comune di Reggio Emilia, l’Assessore Curioni e il dr. Paterlini di OE che, a breve, si tradurrà in un tavolo di concertazione e di progettazione congiunta. Sono fiduciosa che si adotteranno tutte le soluzioni necessarie e ottimali per garantire il distanziamento e, insieme, la ripresa delle attività formative, secondo il dispositivo dell’ASL per la nostra scuola. Conosco bene le problematiche edilizie dell’istituto che necessita di interventi migliorativi per spazi di atelier e laboratori e per nuove aule che siano contesti di apprendimento funzionali ad una didattica mista. L’emergenza Covid-19 anche in questo ambito ha accelerato un processo in corso di ridefinizione degli spazi della scuola, per dare risposte concrete alla considerevole crescita dell’utenza della scuola che, da diversi anni, si registra con regolarità. Il valore aggiunto sta nella capacità di fare rete e di creare sinergia positiva fra i diversi soggetti, Scuola, Comune, docenti, alunni, famiglie, pensieri che diventano azioni, proposte che diventano consapevolezza diffusa. Quindi auspico che tutti gli interventi edilizi, dai più urgenti e necessari a quelli più procastinabili, entrino in un progetto condiviso con tutte le componenti scolastiche, soprattutto docenti e famiglie, per una progettualità didattica innovativa e di avanguardia educativa, trasformando l’emergenza in una stabile novità: rendere attuale la scuola del futuro. Permettetemi una battuta in chiusura. Il territorio emiliano ha sempre saputo esprimere la capacità imprenditoriale e umana di intercettare e concretizzare, con progetti migliorativi per la comunità, il futuro. E oggi il futuro è già qui: è il nostro presente.
I. San Vincenzo de’ Paoli
L’esperienza della didattica a distanza nella scuola primaria
Un’alternativa preziosa in un momento di emergenza, una sfida ingaggiata con impegno dai docenti, ma non senza difficoltà. Criticità, limiti e punti di forza della battaglia per la conoscenza online
“La didattica a distanza è piombata improvvisamente nelle nostre vite e nella scuola al pari del virus producendo disorientamento e problematiche da risolvere. – spiega Annamaria Caroli, direttrice della Scuola primaria all’Istituto paritario San Vincenzo de’ Paoli – Sul piano organizzativo si è proceduto gradualmente tenendo sempre ben presente che non tutti gli alunni potevano essere dotati di apparecchiature ed in grado di gestire la tecnologia in forma autonoma. A ciò si aggiunge che anche gli insegnanti hanno dovuto rapidamente acquisire “l’abc” relativo all’applicazione della didattica a distanza. Devo dire che si sono profusi con abnegazione per seguire gli alunni cercando di coinvolgerli tutti. Anche la collaborazione dei genitori è stata proficua. La sinergia scuola-famiglia ha dato ottimi risultati.

Sicuramente, per la scuola primaria, il valore formativo non è pienamente raggiunto con la didattica a distanza. E’ mancato il rapporto diretto e in presenza necessario per la formazione dell’alunno. E’ mancata la relazione dei bambini con le maestre, con i compagni, il condividere tanti momenti che aiutano a crescere. La DAD farà ormai parte della vita scolastica e può essere una risorsa per approfondire, velocizzare e riprogettare, ma solo come affiancamento ad una didattica in presenza.

Quanto hanno penalizzato i bambini questi mesi in cui è mancato il normale svolgimento delle lezioni?
“Dal punto di vista umano e sociale possono essere stati penalizzati dalla situazione emergenziale. Dal punto di vista scolastico si sono affrontati temi ed argomenti definiti collegialmente in un’ottica di essenzialità della programmazione. In ogni caso tutto potrà essere ripreso ed approfondito. Certo è che occorre riprendere una continuità costante e in presenza in aula”

Dubbi e timori sul rientro a settembre“
Per la riapertura a settembre il nostro Istituto ha già preso in esame varie soluzioni in modo da offrire l’offerta formativa migliore, compatibilmente con le norme che verranno emanate. E’ estremamente importante che i ragazzi tornino a frequentare il mondo che più appartiene a loro: la classe. Noi faremo tutto il possibile per organizzarci rispettando il distanziamento e quanto occorre per la sicurezza degli alunni e di tutto il personale della scuola. Mancano però ad oggi disposizioni chiare ed attuabili per poter procedere anche solo in via sperimentale”.
Scuole paritarie: in attesa di un sostegno dal governo
Le scuole paritarie devono fare i conti anche con le difficoltà economiche legate al mancato versamento delle rette da parte delle famiglie, a loro volta colpite dalla crisi, mentre i costi relativi al personale docente e non docente restano invariati. “Le difficoltà che stanno attraversando le scuole paritarie – sottolinea la dott. Caroli – sono oggettive ed evidenti. Non sembra ci sia ancora un piano concreto da parte del Ministero per le scuole paritarie. Voglio però essere fiduciosa ed ottimista. Le scuole come la nostra hanno una storia importante per la città, fanno parte di una tradizione che non può terminare, nel rispetto della libertà di scelta educativa da parte dei genitori per i propri figli. Ci auguriamo il sostegno e l’attenzione da parte di tutte le Istituzioni”.
Liceo Ariosto Spallanzani
Maturità 2020 L’esame di stato al tempo del Coronavirus
Sono state inviate le settimana scorsa al Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione le ordinanze in merito agli esami di Stato e alle valutazioni.

A quanto riportato, l’esame di maturità si terrà in presenza, con il solo esame orale. Tutti avranno la possibilità di sostenere le prove, tenuto conto del periodo dell’emergenza, ma i crediti di accesso e il voto finale si baseranno sul percorso realmente fatto dagli studenti. L’anno in corso avrà un peso fino a 22 crediti.
“Nella presente emergenza, ritengo che il ministero abbia operato la scelta più equilibrata e prudenziale possibile, – commenta Rossella Crisafi, dirigente del Liceo Classico Scientifico Ariosto Spallanzani di Reggio Emilia – mantenendo la serietà dell’esame e attribuendo al colloquio due sezioni separate che sostituiscano in parte le prove scritte abolite, cercando inoltre di garantire gli studenti in queste circostanze e di tutelarli sia dal punto di vista formativo che sanitario”.
Il valore della didattica a distanza nella scuola superiore
“La questione filosofica di analisi della didattica a distanza è certo troppo lunga per essere brevemente esaminata. Non credo che essa possa essere equiparata al fare scuola tradizionale, che, come ci insegnano in primo luogo i filosofi greci, è soprattutto vivo dialogo educativo e nasce e si nutre del confronto e della relazione. Educazione non è solo trasmissione di contenuti.

Ciò premesso la didattica a distanza, e non a caso la definiamo didattica, non scuola, si è dimostrata indispensabile nel periodo di massima emergenza, per non lasciare gli studenti in completo isolamento, per costituire un presidio di relazione e umanità, per non privarli almeno dei contenuti culturali che aprono ad orizzonti più ampi anche quando siamo confinati in casa e saranno i mattoni per costruire il loro futuro. I docenti hanno attivato con tempestività e competenza, ben oltre i propri doveri di servizio, ogni possibile strumento, dimostrando di non venire meno al compito educativo, con grande dedizione e passione per la propria missione formativa. Le criticità sono state tutte legate alla necessità di rapidissima conversione e alla fatica dello strumento, all’essenza stessa dell’emergenza, ovvero alla distanza. I punti di forza sono stati le persone, ovvero i docenti, gli studenti, le famiglie, che hanno, nel momento della difficoltà, stretto una alleanza educativa forte, sostenendosi a vicenda, così da trasformare questo isolamento in isolamento solo fisico e non sociale”.
Cosa ritiene che sia mancato di più agli studenti?
“Certo ritengo che i mesi trascorsi faranno subire agli studenti un contraccolpo notevole, ma non in merito a contenuti, conoscenze, programmazioni. In tali ambiti la scuola, nella sua professionalità, ha già dato inizio al lavoro di riprogrammazione del recupero dei nuclei essenziali delle discipline che si svolgerà nel prossimo anno scolastico. Il contraccolpo sarà umano, e spero possa produrre, come ogni crisi, anche una ulteriore consapevolezza e crescita”.


Qual è il suo punto di vista sul rientro a scuola a settembre?
“Le ipotesi sono diverse e la questione è molto complessa. Si critica ogni ipotesi di soluzione come superficiale, come se non venissero studiate tutte le variabili possibili e coinvolte, ma non è così. La scuola è una istituzione radicata nella società, ogni decisione che la coinvolga ha il proprio impatto su innumerevoli incognite e variabili. Tutte sono esaminate: dagli spazi ai trasporti, agli studenti con disabilità, alle famiglie che lavorano.. Si cercherà la soluzione più tutelante possibile”.
Ritiene che i ‘turni ’di cui si è ipotizzato, con alternanza di lezioni a scuola e a distanza, siano una soluzione percorribile?
“Forse negli istituti superiori e solo se la rete permette un carico tale da mettere on line tutte le classi contemporaneamente. Opereremo le dovute prove. Dubito sia una soluzione praticabile per il primo ciclo di istruzione”.
Parlando di edilizia scolastica, crede che i locali del Liceo Ariosto-Spallanzani sarebbero adatti ad accogliere tutti gli studenti rispettando le misure di distanziamento?
“Non credo vi siano scuole in Italia in cui le aule siano adatte a mantenere un metro e mezzo di distanziamento a 360° intorno ad ogni studente, poiché tutte le aule sono costruite sui parametri di sicurezza, areazione e illuminazione e capienza delle normative vigenti. La sicurezza deve essere assicurata tramite misure organizzative, come si prevede di fare in ogni altra sede di lavoro , di spettacolo, sui trasporti, nelle istituzioni sanitarie stesse”.