Un momento dell’inaugurazione del Ponte San Giorgio

Mancano poche ore all’apertura del nuovo ponte “Genova San Giorgio”.

Dopo la cerimonia di inaugurazione di ieri, con il taglio del nastro e la cerimonia ufficiale, il ponte tornerà di nuovo percorribile. A due anni dal tragico crollo che costò la vita a 43 persone, il nuovo viadotto della A10 sarà pronto al transito delle auto.

Un momento dell’inaugurazione del Ponte San Giorgio

C’è un po’ di Reggio dietro alla sua ricostruzione: la Fagioli Spa di Sant’Ilario d’Enza è stata una delle poche aziende coinvolte sia nella fase di demolizione del ponte Morandi che nell’attività di costruzione del nuovo ponte San Giorgio. Per l’apporto ingegneristico nel complesso lavoro di demolizione, la Fagioli ha ottenuto un prestigioso riconoscimento da parte di “SC&RA”, la più importante associazione americana delle società di trasporto e sollevamento eccezionale, per il miglior sollevamento eseguito nel 2019 nella categoria “Rigging job of the year over $2 million”. Un’operazione estremamente complessa che nel corso del 2019 ha visto la Fagioli impegnata ininterrottamente per 168 giornate lavorative. Un’opera che avrebbe reso orgoglioso il presidente dell’azienda di Sant’Ilario, Alessandro Fagioli, scomparso a causa del Coronavirus lo scorso 22 marzo.

Da domani quindi il nuovo ponte riunirà i due lati di Genova, separati da quasi due anni.

Gianluca Asinari, genovese d’adozione legato alla nostra città per motivi famigliari e professionali, è una delle migliaia di persone che percorrevano abitualmente il ponte Morandi. In quel maledetto 14 agosto 2018 si era trovato a transitarvi solo pochi minuti prima del crollo.

L’ing. Gianluca Asinari

Dott. Asinari, domani riapre al transito automobilistico il Ponte San Giorgio. Lei che per motivi lavorativi e familiari percorre quotidianamente la città, come vive questo momento?

Sicuramente un momento di grande emozione. Ero e sarò un frequentatore assiduo del ponte. Ho affetti e persone importanti da un lato e dall’altro e il “Morandi” era la via più veloce per raggiungerli ogni giorno. Inoltre quando lavoro a Genova vedo dalla finestra del mio ufficio il ponte. Ne ho visto la ricostruzione e la rinascita.

La voglia di tornare alla normalità è forte ma non riesce sicuramente a cancellare la rabbia e la tristezza di quel 14 Agosto. Un giorno di vera ingiustizia che deve vedere puniti i responsabili. Una tragedia che non doveva esistere neanche nelle nostre fantasie. Un incubo che non può essere dimenticato.

Il ponte Morandi spezzato in due dopo il crollo del 14 agosto 2018 che costò la vita a 43 persone

Il 14 agosto di due anni fa lei si era trovato a transitare sul Ponte Morandi poco prima della tragedia. Ci può raccontare come ha vissuto quella giornata?

Una giornata che non dimenticherò mai. 

Ero a casa dei miei genitori e avevo un appuntamento nella casa di Rapallo per la consegna di un armadio in tarda mattinata. Per fortuna odio arrivare in ritardo e quel giorno avevo deciso  di mettermi in macchina 20 minuti prima del previsto.

Quei 20 minuti che mi hanno salvato la vita.

Quando ho aperto la porta di casa circolavano già le prime notizie online. Ero convinto fossero fake news perchè non potevo crederci. Per me era impossibile che in un paese “civile ed avanzato” fosse crollato un ponte così importante e così in vista. Eppure era la realtà. Era la triste e dolorosa realtà. L’emozione nel ripensare a quei momenti è ancora forte.

Cosa rappresentava per i genovesi il Morandi? E quale pesanti conseguenze ha avuto per gli automobilisti in questi due anni il fatto che la città fosse come “tagliata in due” senza più il ponte a fare da trait d’union?  

I genovesi sono persone molto legate alla loro terra e ai loro simboli. Sono guai per chi li tocca. Il ponte Morandi era chiamato  il ponte di “Brooklyn” ed era il ponte dell’avanguardia, dell’unione. E’ stato per loro un vero colpo. Lo è stato per tutti.

Le conseguenze all’inizio sono state molto pesanti, la città era quasi sempre paralizzata. 

Genova è una città portuale con transito di molti mezzi pesanti e con vie di accesso e di comunicazione stradali, già prima del crollo del Morandi, relativamente limitate e sottodimensionate per la realtà attuale. 

L’ampliamento del lungomare Canepa (via nella città parallela al ponte) è stato per fortuna veloce e ha permesso di evitare il collasso totale del traffico ma non si può dire che non siano stati anni difficili per le ore perse fermi al volante.

Ha seguito in tv la cerimonia di inaugurazione?

Un momento dell’inaugurazione del Ponte San Giorgio

Si ho seguito la cerimonia e devo dire che ero combattuto tra il sentimento dell’orgoglio e della vergogna. E’ un vero peccato che in un paese meraviglioso come il nostro le nuove opere  debbano essere sempre legate alle tragedie. Dimostriamo di essere un paese efficiente ma non riusciamo a rinascere senza peccato. 

In ogni caso sindaco e regione hanno fatto veramente un lavoro eccellente mantenendo le promesse fatte e coordinando i lavori in modo impeccabile e senza sosta. Abbiamo aziende d’eccellenza che hanno dimostrato che possiamo essere un grande paese. Bisogna solo volerlo.

La viabilità in Liguria in questi mesi estivi ha messo in evidenza le gravi carenze strutturali e manutentive. Com’è la situazione ora?

Questo è un altro bruttissimo capitolo che va in contrasto con l’efficienza dimostrata per la rinascita del nuovo ponte San Giorgio.

Dopo il crollo del Morandi si è aperto il vaso di Pandora come spesso succede nel nostro amato ed odiato paese. Improvvisamente ci si è accorti prima delle carenze strutturali dei viadotti già considerati critici e poi della necessità delle manutenzioni urgenti per la messa in sicurezza delle gallerie.

Ci tengo anche a ricordare che nella stessa regione in questi anni c’è stato il crollo di un altro viadotto autostradale sulla A6  e di un ponte provinciale a La Spezia. Due tragedie sfiorate che non vengono ricordate secondo me a sufficienza.

La situazione fino ad oggi è stata molto pesante per chi come me deve viaggiare frequentemente. Mi sono ritrovato ad impiegare quasi 5 ore per percorrere un tratto che nella normalità richiedeva poco meno di un’ora. 

Bivi, caselli in entrata e in uscita chiusi, uscite obbligate, una sola corsia per senso di marcia… Tutto questo per tratte molto lunghe e in concomitanza alle limitazioni al traffico per i lavori sul nuove ponte. 

Un altro colpo per il paese che questa volta è simbolo della mala gestione organizzativa  e che purtroppo coinvolge l’economia turistica e portuale della regione in un momento già difficile e di deficit economico dovuto al Covid.

Per fortuna la situazione pare sia in lieve (e molto lento) miglioramento. Speriamo che a settembre si possa chiudere un capitolo davvero brutto per il nostro paese.