Senza scuola non ci sono diritti. L’obiettivo della manifestazione consiste nel chiedere: l’apertura immediata delle scuole di ogni ordine e grado; che una congrua parte del Recovery Fund sia riservata al rilancio della Scuola pubblica: servizi educativi per l’infanzia, scuola dell’obbligo, superiori di secondo grado, dal nido all’università, il diritto allo studio deve essere tra le vere priorità del Paese; deve essere garantito anche un incremento della spesa pubblica annua portandola almeno ai livelli della media europea, pari al 5% del PIL.
Il primo urgente provvedimento di riforma riguarda l’immediata riduzione del numero di alunni/e per classe, fissando un tetto massimo di venti, abolendo ogni possibilità di accorpamento per le classi successive.
Si chiede che i finanziamenti del Recovery Fund siano utilizzati per il potenziamento di tutto il personale scolastico, con un piano di assunzioni e di stabilizzazione dei docenti precari, adeguamento degli spazi e degli edifici scolastici, con ripristino di vecchi edifici e realizzazione di nuovi.
La mobilitazione è stata decisa durante l’assemblea della rete di Priorità alla Scuola, che si è tenuta domenica 28 febbraio. Tutte e tutti coloro che sono intervenuti/e erano ben consapevoli di dover guardare al futuro vigilando sul presente.
E infatti, nel momento stesso in cui si è sciolta l’assemblea, è cominciata la mobilitazione permanente per impedire che il nuovo DPCM inasprisca le misure per il contenimento dell’epidemia unicamente in materia di scuola. Con lo slogan “Basta colpire le scuole” centinaia di mail sono state inviate alle istituzioni nazionali e locali ed è stata lanciata la campagna social “Giallo arancione rosso la scuola sempre al primo posto”: una galleria di volti e slogan provenienti da tutta Italia, che chiedono rispetto per la scuola e per i ragazzi che vivono in questo Paese, entrambi ridotti a capro espiatorio delle incapacità del Governo, della mancanza di volontà e dell’ipocrisia degli amministratori locali.