REGGIO EMILIA – 400 persone hanno partecipato ieri pomeriggio in piazza Prampolini alla manifestazione organizzata da Arcigay Gioconda insieme a numerose altre associazioni che chiedono una legge contro l’omolesbobitransfobia e l’approvazione  della legge Zan senza emendamenti.

Sempre ieri mattina si è tenuta una conferenza stampa a cui hanno partecipato Fabiana Montanari e Samantha Campani, Andrea Manghi e Jessica Zanetti, l’avvocata Antonella Borghi e il presidente di Arcigay Gioconda Alberto Nicolini, dopo che nelle scorse settimane il Tribunale di Reggio Emilia aveva annullato il riconoscimento genitoriale di due coppie dello stesso sesso unite civilmente, annotato dall’Ufficiale di Stato Civile del Comune di Reggio Emilia.

I partecipanti alla conferenza stampa: Fabiana Montanari e Samantha Campani, Andrea Manghi e Jessica Zanetti, l’avvocata Antonella Borghi e il presidente di Arcigay Gioconda Alberto Nicolini

Si tratta degli atti di riconoscimento della consigliera comunale Fabiana Montanari e dSamantha Campani, e della coppia di Andrea Manghi e Jessica Zanetti.

“Non esistono bambini di seria A e bambini di serie B, eppure la decisione del Tribunale stabilisce questa discriminazione: le nostre sono famiglie a tutti gli effetti, che però ogni giorno devono impegnarsi sempre un po’ più delle altre per ricordare che esistono e per conquistare diritti che per molti sono un dato scontato, come quello di vedersi riconosciuti dalla legge come genitori – è il commento delle due coppie – Reggio Emilia è sempre stata all’avanguardia sul tema dei diritti civili, ma quella che è stata scritta in queste settimane è davvero una brutta pagina. Nonostante il parere negativo del Giudice Tutelare riguardo l’annullamento dei riconoscimenti genitoriali, in quanto contrario all’interesse del minore, in realtà li si priva di un riconoscimento fondamentale: quello di poter crescere nel contesto affettivo ed in quello di cura e accudimento di una famiglia che li ama, indipendentemente dal sesso biologico dei genitori”. 

“Poter essere riconosciuti quali madri o padri in questo momento dipende dal luogo in cui si vive e dal Tribunale che è chiamato a decidere sulla propria richiesta – proseguono le coppie – Ma essere madre o padre non può dipendere da una casualità geografica: i genitori intenzionali (quelli non biologici) sono fantasmi per lo Stato ma non per i nostri figli ed è tempo che anche l’Italia riconosca a loro il loro ruolo genitoriale”.

In entrambi i casi, i minori sono stati registrati all’Anagrafe subito dopo la nascita come figli delle sole madri biologiche: a breve distanza di tempo, le coppie hanno effettuato il riconoscimento dell’altro genitore nel registro degli atti di nascita dall’Ufficiale di stato Civile del Comune di Reggio Emilia, davanti al sindaco Luca Vecchi. 

Nei confronti di questi due atti di riconoscimento, la Procura della Repubblica di Reggio ha presentato ricorso, ai sensi dell’articolo 95 del DPR 396/2000, al Tribunale che ha accolto i ricorsi con decreti 29 aprile 2021.

L’accoglimento dei ricorsi è avvenuto nonostante il parere non favorevole del Giudice Tutelare del Tribunale di Reggio Emilia, ritenendo l’annullamento del riconoscimento contrario all’interesse del minore con presumibile pregiudizio sul piano personale e patrimoniale di quest’ultimo.

Il Tribunale ha dichiarato i riconoscimenti non rispondenti alla legge, nonostante il consenso prestato dalle madri biologiche, ritenendo che l’articolo 8 della legge 40/2004 sia applicabile esclusivamente alle coppie eterosessuali, coniugate o conviventi, e non anche alle coppie omosessuali.

Riconoscendo il vuoto legislativo in materia di riconoscimento di figli nati da due donne a seguito di procreazione mediamente assistita eterologa e richiamando la sentenza 32/2021 della Corte Costituzionale, il Tribunale di Reggio Emilia ha ritenuto che “il rapporto di filiazione, inteso come fenomeno fattuale, prescinde da una identificazione normativa e può sorgere e svilupparsi nell’ambito di un’unione civile, o di una stabile convivenza che riproduca la quotidianità della vita familiare, anche indipendentemente dalla esistenza di un riconoscimento da parte del genitore intenzionale”.