di Antonio Lecci

NOVELLARA – Si prepara un’altra settimana intensa per i carabinieri incaricati di individuare il punto in cui sarebbe stato nascosto il corpo di Saman Abbas. Le indicazioni ribadite venerdì davanti al giudice dal fratello minore della ragazza hanno in pratica confermato la versione iniziale. E cioè la morte per strangolamento della 18enne pakistana da parte dello zio Danish Hasnain, con il corpo poi sepolto nei campi circostanti l’azienda di Novellara in cui lavorava e viveva la famiglia Abbas, tra via Colombo e strada Reatino, nelle Valli.

Purtroppo, come confermano i carabinieri, non risultano altri dati più precisi su cui concentrare le ricerche, estese tra oltre 160 serre e un’area di almeno settanta ettari. Da domani dovrebbero essere rinforzate le squadre impegnate nelle ricerche con scavi e soprattutto i carotaggi con i sottili pali in metallo, con estremità a punta, necessari per verificare eventuali presenze sospette nel sottosuolo. A metà settimana attesi nuovamente i cani molecolari del nucleo cinofilo dei carabinieri di Bologna, con l’utilizzo dell’elettromagnetometro, ancora una volta in azione tra campi e serre. Intanto, l’attenzione mediatica sul caso Saman sta facendo concentrare pure su altri simili casi.

Come quello della minorenne di origine africana residente in provincia di Ancona, trasferita in una comunità protetta dopo che la famiglia l’aveva fatta fidanzare, contro la sua volontà, ad un connazionale promettendogliela in sposa. Dopo il fidanzamento forzato, la ragazzina si è confidata a scuola e sono stati allertati i servizi sociali prima e la Procura dei minorenni poi. È stata quest’ultima, ravvisando un pericolo reale, a sospendere la potestà genitoriale e ad ottenere l’allontanamento almeno fino a quando il quadro non sarà chiarito. Segno di come il fenomeno dei matrimoni forzati non sia affatto raro e come sia necessario non sottovalutare lo stesso fenomeno, andando ben oltre le procedure ordinarie previste finora.