A pochi giorni dalle ultime rilevazioni che registrano le diverse portate lungo l’asta del Po, la situazione generale del distretto del Grande Fiume, pur beneficiando solo parzialmente delle ultime precipitazioni cadute nei giorni scorsi, resta particolarmente deficitaria.

Se è vero infatti che il fiume ha guadagnato qualche cm in più, è vero anche che molte aree prese in esame, già particolarmente caratterizzate da mancanza prolungata di piogge da oltre 50 giorni, non hanno ricevuto il minimo sollievo peggiorando così notevolmente lo stress del territorio, delle colture e dell’habitat. A rilevarlo è l’Autorità distrettuale del fiume Po, che attraverso il segretario generale Meuccio Berselli sottolinea: “Il contesto generale non è migliorato. Alcune aree soffrono da più di un mese”, invitando a uno sforzo collettivo “per salvaguardare le economie locali nell’anno della ripartenza e dell’ambiente del Po vero polmone indispensabile per il territorio padano”.

Le aree in cui cresce il rischio di siccità più marcata sono la zona di pianura emiliana, la Romagna, le zone costiere Adriatiche ed entroterra Marchigiano soprattutto, l’area del Delta (Ferrara e Rovigo) dove si sta incrementando il fenomeno della risalita del cuneo salino e del Basso Piemonte (Biellese, Astigiano, parte del Vercellese e tutto il Cuneese), “in cui la morsa della siccità si sta facendo davvero più marcata e pericolosa”. Il deficit nelle portate resta pesante: il 5 luglio a Pontelagoscuro (Ferrara) la portata risulta pari a 582 metri cubi al secondo, inferiore alle medie di periodo con uno scarto costante per tutto giugno di oltre il 30%. E le temperature dell’ultimo mese hanno ridotto il surplus di neve sull’arco alpino, facendo tornare i valori appena superiori alla media del periodo.