
“Piacere, sono Luciano Fantuzzi”. E’ così che oltre vent’ anni fa ci siamo conosciuti. Un uomo dai modi diretti, pieno di vitalità e progetti, questo era Luciano e questo è sempre rimasto, col passare degli anni e nonostante le avversità che la vita manda ad ognuno di noi. Amava ricordare che le sue gru, fossero quelle della Fantuzzi Reggiane o della tedesca Noell, da lui acquisita nel 2000, erano nei porti di gran parte del mondo e negli anni successivi questa sua frase mi è tornata alla mente ogni volta che viaggiando mi capitava di vederle, in Italia o all’estero: mi fermai incantato per un’ora a guardarle lavorare nel grande porto di Singapore, mentre le immense navi porta container attendevano in fila di scaricare. Era un uomo di genio e soprattutto un uomo coraggioso, come lo sono tutti i grandi imprenditori, ma il coraggio era un tratto distintivo della sua vita, anche al di fuori del lavoro. Posso dirlo perché nel tempo avevamo costruito una solida amicizia e anche un profondo grado di conoscenza e di confidenza, cementati da pezzi di strada percorsi insieme. Era un amico leale e franco, preferiva dirti una verità scomoda che consolanti e inutili bugie.
Con lui se ne va un altro di quella generazione di imprenditori che hanno fatto di Reggio una potenza industriale. Certo i tempi sono cambiati, molte aziende, come anche la sua, sono passate a grandi gruppi, ma questo non cancella il lavoro che uomini come lui hanno fatto, commettendo magari anche degli errori, una cosa normale per chi è chiamato ogni giorno a misurarsi con la dura realtà dell’impresa, mentre il campo di gioco si allargava dall’Italia, all’Europa e infine al mondo. Non si risparmiava, ma non l’ho mai visto stanco o sfiduciato, emanava una grande energia e la vita, che ha sempre preso di petto, come il mare su cui navigava con la sua barca, gli ha regalato anche molti riconoscimenti e soddisfazioni. Era un piacere sentirlo raccontare dei cambiamenti che aveva visto nella Cina che si apriva al mercato, da Paese in via di sviluppo fino alla grande potenza mondiale. Aveva conosciuto uomini importanti, ma restava legato a Brescello e ai numerosi amici della bassa e più tardi di Reggio.
In questo girare il mondo e poi tornare con piacere a casa era simile a molti imprenditori della sua generazione, condividevamo con piacere questo legame con la nostra terra, ci piaceva parlare di cose semplici, degli amici comuni, di politica locale, spesso giocando a carte, una passione che lui sentiva fortissima e penso che l’unica “brutta” verità che non mi ha mai detto, fosse quella che come giocatore non ero particolarmente dotato. Ripenso ancora al suo “carissimo che piacere vederti o sentirti”, che solo negli ultimi giorni era diventato più flebile, mano a mano che le forze lo abbandonavano e con esse anche la voglia di lottare. Penso alla sofferenza dei suoi famigliari, ma sono certo che passata l’onda alta del dolore, resteranno i ricordi di una presenza forte, delle mille cose condivise, di una persona che non sentivi mai distante, che anche nel dolore della malattia si preoccupava di te, ti chiedeva dei tuoi famigliari. A loro va il mio abbraccio e a Luciano va il mio saluto di addio, all’amico con cui ho condiviso tanti momenti, confidando che la nostra Città si ricordi dei meriti dell’imprenditore e del protagonista pubblico.