Di Antonio Lecci

Si sono avvalsi della facoltà di non rispondere, i due fratelli indiani, Paranjit e Charanjit Singh, 41 e 42 anni, residenti a Suzzara, davanti al giudice Luca Ramponi. I due erano in collegamento con il tribunale di Reggio direttamente dal carcere di via Settembrini, dove si trovano da lunedì sera, dopo la morte del loro connazionale, seguita alle percosse ricevute nell’azienda di Codisotto di Luzzara, dove i tre lavorano.

A difendere i due indagati sono gli avvocati Caterina Caldarola, Annalisa Guano, Angelo Russo e Jenny Loforese. Entrambi gli operai indiani hanno preferito tacere davanti al giudice, in attesa che vengano raccolti tutti i tasselli di una vicenda tragica, che per ora ipotizza l’omicidio preterinzionale aggravato da futili motivi.

Paranjit è stato l’unico a parlare, limitandosi però a dichiarare di non essere stato lui ad uccidere il 38enne Ranjeet Bains, soprannominato Niku, che abitava a Motteggiana di Mantova, ormai da tempo dipendente della ditta Quattro B di Codisotto di Luzzara, dove è avvenuto il grave fatto di sangue. Le difese hanno chiesto per i due indiani una misura meno affittiva rispetto al carcere, puntando almeno agli arresti domiciliari. Ma il giudice Luca Ramponi, dopo aver convalidato l’arresto, ha pure disposto la custodia cautelare in carcere per entrambi.

Pare che alla base del pestaggio ci siano i ripetuti tentativi dei due fratelli perchè la vittima lasciasse il posto di lavoro per essere sostituito da un loro parente, sebbene la proprietà aziendale neghi questa ipotesi e parli invece di dissidi per questioni tra le famiglie delle parti coinvolte. Intanto, oggi è stato affidato l’incarico per eseguire l’autopsia sul corpo di Bains, che dovrebbe essere eseguita domani alla Medicina legale di Modena.