“Con le parole definiamo la realtà, il nostro mondo, ma sono importanti anche perché agiscono, fanno accadere qualcosa quando le pronunciamo. Ecco, allora, il senso del ricordo, il ritorno immediato al dramma legato al 10 febbraio, che la legge nazionale ha giustamente istituito come giorno in cui conserviamo e rinnoviamo ‘la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra’, e dell’intera vicenda del confine orientale”.
Così il presidente della Regione Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, in occasione del “Giorno del Ricordo”, solennità civile nazionale, istituita il 10 febbraio del 2004.
“Siamo sollecitati a richiamare quel passato- prosegue il presidente- per renderci custodi e prenderci cura oggi di quella tragedia, perché fatti simili non debbano più accadere. Una memoria attiva, collettiva e condivisa che abbiamo il dovere di restituire soprattutto alle giovani generazioni, perché la nostra comunità continui sempre a ritrovarsi unita nei valori della libertà, dell’uguaglianza e della democrazia sui quali poggiano le fondamenta del nostro vivere quotidiano”.
I massacri delle foibe
I massacri delle foibe sono stati degli eccidi ai danni di militari e civili italiani autoctoni della Venezia Giulia, del Quarnaro e della Dalmazia, avvenuti durante e subito dopo la seconda Guerra Mondiale, da parte dei partigiani jugoslavi e dell’OZNA (Dipartimento per la Protezione del Popolo, parte dei servizi segreti militari jugoslavi). Il nome di tali eccidi deriva dai grandi inghiottoi carsici (chiamati in Venezia Giulia “foibe”) dove furono gettati molti dei corpi delle vittime.
Secondo gli storici Raoul Pupo e Roberto Spazzali, le vittime in Venezia Giulia, nel Quarnaro e nella Dalmazia sono comprese tra le 3.000 e le 5.000 (comprese le salme recuperate e quelle stimate, nonché i morti nei campi di concentramento jugoslavi). Altre fonti invece fanno salire il numero delle vittime fino a 11.000.
Al massacro delle foibe seguì l’esodo giuliano dalmata, ovvero l’emigrazione più o meno forzata della maggioranza dei cittadini di etnia e di lingua italiana dalla Venezia Giulia, del Quarnaro e dalla Dalmazia; territori del Regno d’Italia prima occupati dall’Esercito Popolare di Liberazione della Jugoslavia del maresciallo TIto e successivamente annessi dalla Jugoslavia tramite i trattati di Pace di Parigi del 1947.
Le celebrazioni
Commemorazioni, conferenze, mostre, sono tante le iniziative in programma in Emilia-Romagna per il Giorno del Ricordo.
Per quanto riguarda la Regione, oggi 10 febbraio, la vicepresidente dell’Assemblea legislativa, Silvia Zamboni, in rappresentanza dell’Assemblea legislativa e della Giunta regionale, parteciperà alla cerimonia di commemorazione che si svolgerà a Bologna, alle ore 9.30, nel Giardino Martiri dell’Istria Venezia Giulia e Dalmazia (via Don Sturzo 42), dove sarà deposta una corona in onore delle vittime.
Alla cerimonia saranno presenti, tra gli altri, la presidente del Comitato provinciale dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, Chiara Sirk, il sindaco del Comune di Bologna, Matteo Lepore, e la presidente del Consiglio comunale di Bologna, Maria Caterina Manca.
Il Gonfalone della Regione affiancherà quello del Comune di Bologna per la celebrazione.
Sempre oggi alle ore 11, ConCittadini, progetto di educazione alla cittadinanza attiva dell’Assemblea legislativa della Regione, in collaborazione con l’Associazione nazionale Venezia Giulia e Dalmazia e con la Fondazione Fossoli, organizza l’incontro on-line “La tragedia delle foibe e l’esodo giuliano dalmata tra verità storica e conservazione della memoria”, che verrà aperto dalla presidente dell’Assemblea, Emma Petitti. Il seminario è destinato ad alunni e docenti delle scuole secondarie di I e II grado.
Infine, questa sera, le torri di viale Aldo Moro, sede della Regione Emilia-Romagna al Fiera District di Bologna, saranno illuminate con il Tricolore.