REGGIO EMILIA – E’ un quadro che evidenzia una netta riduzione quello che emerge dalla conferenza stampa di questa mattina con i direttori dell’Ausl reggiana a proposito dell’andamento dei contagi in provincia di Reggio Emilia. “La situazione di oggi dà indubbiamente chiari segnali di miglioramento – le parole della direttrice Cristina Marchesi – possiamo guardare al futuro con maggiore ottimismo, supportati da numeri che rimangono alti ma che rapportati a quelli di una settimana fa danno il senso della riduzione. Da un’incidenza di 1900 casi ogni 100mila abitanti della settimana scorsa infatti, siamo passati a 1107 casi questa settimana”. Una riduzione importante che non è un azzeramento ma che ha visto nella settimana appena passata un numero di nuovi contagi giornalieri ormai assestato sotto i mille.

Questo calo, insieme alle nuove norme che riguardano contatti, isolamenti, quarantene e ambito scolastico, ha portato a una riduzione importante anche nel numero di persone chiuse in casa perché positive o contatti. Oggi sono 9800 i reggiani in isolamento perché positivi (erano arrivati ad essere oltre 20.000) e 2142 i contatti in quarantena (erano oltre 8000). “Siamo passati da 28.000 persone a casa a circa 11.000, quasi un terzo in poco più di dieci giorni”.

Anche tra gli operatori colpiti dal virus il numero è passato da 360 a 215. “Il picco previsto dagli esperti tra la terza e la quarta settimana di gennaio si è verificato, conclude Marchesi, e oggi assistiamo a una discesa che ha ripercussioni favorevoli anche sull’ospedale e sull’occupazione dei posti letto”.

In ospedale 178 pazienti covid, 31 in meno della settimana scorsa

“Dopo la prima inversione di tendenza della settimana scorsa, con 219 pazienti ricoverati, siamo passati a 178 pazienti covid ricoverati, 31 in meno della settimana scorsa. Quello che appariva un flebile segnale, dopo alcune settimane stabilmente sopra i 220 ricoverati, oggi è una chiara espressione di un rapido decremento dell’impatto ospedaliero della pandemia” così il direttore del presidio ospedaliero dott. Giorgio Mazzi, che ha annunciato la tanto a lungo attesa possibilità di riconvertire i letti dell’ospedale per incrementare l’offerta a pazienti con patologie no covid. “Possiamo cominciare a ridimensionare concretamente l’offerta di posti letto covid – ha spiegato – e abbiamo già iniziato con la riconversione di 14 letti in pneumologia, 10 in malattie infettive, 7 in lungodegenza a Castelnovo Monti e soprattutto in terapia intensiva, dove si passa da 28 posti letto complessivi a 23. Questo consentirà di iniziare da lunedì a destinare infermieri e anestesisti ai blocchi operatori per incrementare l’offerta chirurgica”. Ma per tornare alla dotazione ordinaria, precisa il direttore, servirà ridurre di altri 11 i posti letto in terapia intensiva.

Quarta ondata: crescita esponenziale di contagi ma ospedalizzazioni più contenute grazie ai vaccini

Benchè prematuro tracciare bilanci quando ci sono ancora 178 persone in ospedale per covid, si può comunque disegnare un profilo della quarta ondata in base all’andamento dei ricoveri, che sono passati dai 18 del 1 novembre, ai 46 del 1 dicembre, ai 164 del primo gennaio, fino a 238 di fine gennaio. Una crescita esponenziale di contagi che ha portato a un incremento di 150 ricoveri in due mesi a cui se ne sono aggiunti 100 nel solo mese di gennaio.

Un’ondata caratterizzata da ospedalizzazioni più contenute ma con un numero di contagiati enormemente superiore, a conferma, conclude il dott. Mazzi, di “quanto la vaccinazione abbia influito positivamente sulle forme gravi o gravissime di covid”.

Se nella prima fase a dicembre l’incremento delle ospedalizzazioni è stato alimentato dalla variante Delta, contagiosa e fortemente patogena, con l’aumento della prevalenza di Omicron, più contagiosa ma meno patogena, nella seconda metà gennaio abbiamo raggiunto un plateau che si è mantenuto fino ai primi giorni di febbraio. Dal 4 febbraio è iniziata la riduzione dei posti letto covid, che si spera possa mantenersi tale sia per una maggiore ripresa dell’attività chirurgica ma anche per ripristinare un’offerta di posti letto no covid che sia commisurata al fabbisogno attuale”.

Scuola: passano da 3500 a 96 gli studenti in quarantena, effetto del calo dei contagi e delle nuove misure di gestione in ambito scolastico

Dott. Emanuela Bedeschi, direttrice dip. Sanità Pubblica

Le modifiche sostanziali nella gestione dei casi covid nelle scuole in vigore dal 7 febbraio, unitamente al calo dei casi positivi di questa settimana, ha ridotto drasticamente anche il numero di classi e di studenti in quarantena.

Dalle 269 classi in quarantena della settimana scorsa, spiega la dott. Emanuela Bedeschi del dipartimento di Sanità Pubblica, oggi sono solo 12 classi, che riguardano sia scuola dell’infanzia, che scuola primaria e in maggioranze scuole secondarie, perché la nuova normativa prevede provvedimenti diversi.

Il cambiamento più rilevante è il numero di casi positivi su cui ci si basa per considerare la presenza di un focolaio: sono 5 nella primaria e nelle scuole dell’infanzia correlati fra loro con una distanza non superiore ai 5 giorni, e 2 o più casi positivi nelle scuole secondarie.

Per semplificare e riassumere le nuove misure, l’Ausl ha diffuso alcune slide che chiariscono la gestione dei positivi e dei contatti e i relativi provvedimenti.

Passano da 3500 a 96 gli studenti in quarantena e sono 12 i focolai attivi, di cui 9 nelle secondarie, 2 nelle primarie e 1 infanzia. Gli studenti positivi sono in tutto 34, di cui 5 nelle scuole dell’infanzia, 10 alla primaria e 19 nella secondaria.

“Abbiamo avuto durante la settimana un incontro con tutti i dirigenti scolastici e i responsabili delle scuole e delle strutture dell’infanzia del Comune- commenta – e abbiamo condiviso il percorso e le modalità per la gestione e per le comunicazioni che ora sono cambiate: le scuole devono segnalare attivamente e il nostro intervento parte quando ci sono 5 casi nelle scuole primarie e 2 nelle scuole secondarie. La situazione al momento è assolutamente regolare”.