di Dario Caselli

Photo by Max Kukurudziak

E’ normale avere paura e preoccupazione di fronte alla distruzione che i russi stanno facendo in Ucraina. E’ perfino legittimo nascondere dietro l’invito alla pace, senza mai indicare come ci si arriva, il desiderio di essere lasciati in pace, nel nostro tranquillo benessere. Quello che non è accettabile è non dire la verità.

Nella sua lontana intervista al Finacial Time, Putin ha detto chiaramente due cose: che la fine dell’Unione Sovietica era stata la più grande sciagura del secolo e che le democrazie occidentali erano avviate ad un lento e inarrestabile declino. Tutta la sua azione è stata tesa ad impedire che, una volta persi i Paesi satelliti, anche quelli che facevano parte integrale della Russia uscissero dall’orbita di Mosca. Da allora è intervenuto in Georgia, poi nel ‘14 in Ucraina, senza dimenticare l’intervento in Bielorussia quando il regime di Minsk rischiava di essere travolto dalle proteste popolari. L’intervento in Ucraina si ebbe quando sotto le proteste popolari il governo filo sovietico fu allontanato e sostituito da uno filo occidentale. Solo allora ci fu la secessione delle repubbliche del Dombass, che con il pesante appoggio di Mosca occuparono quasi tutta la regione e la stessa città di Mariupol, oltre all’annessione russa della Crimea. La reazione ucraina portò alla riconquista di parte del Dombass e di Mariupol, con morti e violenze da entrambe le parti.

Certo i successivi accordi di Minsk non ebbero seguito, ma non si può negare che questa seconda invasione è soprattutto figlia del pericoloso affermarsi della democrazia in Ucraina e del suo conseguente scivolare verso l’Europa. Nessuno minacciava la Russia a meno che non si voglia negare il diritto di uno stato sovrano a scegliersi il governo e le alleanze che vuole. L’Ucraina non stava entrando nella Nato come bene ha spiegato a Mosca, prima dell’invasione, il cancelliere tedesco e la Nato non stava minacciando Mosca. Dietro questo giustificazionismo di Mosca, sta quella debolezza delle democrazie, che fa pensare a Putin che sia giunto il momento di colpire.

E’ normale avere paura, ma non fino a predicare che gli ucraini devono arrendersi e finire sotto una dittatura che conoscono fin troppo bene. Saranno gli ucraini a decidere se, come e quanto combattere. Inviare aiuti umanitari, accogliere i profughi e armarli è il minimo sindacale per le democrazie europee, se non vogliono perdere l’onore e avere la guerra in casa. E’ normale avere paura di combattere ma non di aiutare l’Ucraina che viene sistematicamente distrutta, solo per il timore di avere due gradi in meno di temperatura o per paura di non trovare l’olio di semi di girasole. E’ normale avere paura, ma non lo è morire di paura o peggio vivere nella paura, cosa che accadrebbe se non si cercasse di mettere un punto fermo a questa politica aggressiva che dura da anni. C’è poi l’accusa agli Stati Uniti di aver provocato Putin, certo gli americani hanno cercato di allargare la loro sfera d’influenza, ma con le armi della politica e con l’attrazione del benessere, che una qualche suggestione la esercita, visto che la gente emigra ed emigrava dall’est all’occidente e non da noi verso la Russia, dove non si può certo fare il leone da tastiera, visto che pure le tastiere sono vietate.

Del resto se ci vogliamo emancipare dalla potenza americana, basta che l’Europa diventi essa stessa una potenza politico-militare, l’indipendenza si paga, altrimenti sono chiacchiere da salotto. Certo tutti vogliamo la pace, ma per farla bisogna costringere Putin a volerla e le sanzioni economiche che noi dovremo sopportare con dignità, sono lo strumento migliore con la resistenza ucraina per portarlo al tavolo, visto che peseranno molto anche per i russi. Inoltre sono la prova che il declino delle democrazie europee non è inarrestabile.