Dieci delegazioni, con 12 consiglieri regionali, hanno consegnato a tutti i detenuti della regione, da Piacenza a Rimini, il “Codice Ristretto” un vademecum sulle misure alternative. L’iniziativa, promossa dal garante regionale Roberto Cavalieri e dal presidente della commissione Parità e diritti Federico Amico, è stata sostenuta dall’Assemblea legislativa
“Codice Ristretto, ha spiegato il garante regionale delle persone sottoposte a misure limitative o restrittive della libertà personale, Roberto Cavalieri – è una guida sui diritti, di facile lettura, per facilitare il detenuto nell’accesso alle cosiddette misure alternative al carcere. Con la distribuzione di questo vademecum sui diritti, vogliamo tendere la mano ai tanti detenuti che non hanno gli strumenti e i mezzi per informarsi su quelle che sono le misure alternative al carcere, rinunciando conseguentemente a un diritto”. Abbiamo pensato, aggiunge, “a un glossario che racchiuda tutte quelle che sono le possibilità che un detenuto ha rispetto al carcere, a partire dalle cosiddette misure alternative, ma anche rispetto alle differenti tipologie di permessi e al lavoro esterno, con una parte dedicata a chi ha problemi collegati alle dipendenze”.
Cavalieri affronta poi il tema del sovraffollamento nelle carceri: “In questo modo cerchiamo di intervenire anche su un’altra problematica, particolarmente sentita fra i detenuti: quella del sovraffollamento. I dati dicono che le presenze negli istituti della regione (tralasciando la casa lavoro di Castelfranco) non dovrebbero eccedere le 2.789 unità, mentre siamo già a 3.238 (quasi il 20 per cento in più)”. Inoltre, conclude, “con questa carta vogliamo valorizzare anche quelle reti territoriali che si occupano dei percorsi all’esterno rivolti ai detenuti”.
“La possibilità di scontare la pena lontani dal carcere – evidenzia quindi il presidente della commissione assembleare per la Parità e per i diritti delle persone, Federico Alessandro Amico – è di gran lunga più efficace: fino a quando non muteranno le condizioni generali che consentono di attuare le misure alternative alla detenzione, quelle dirette a realizzare la funzione rieducativa della pena, il problema del sovraffollamento rimarrà invariato. Anche se si costruissero nuove strutture di reclusione”.
I numeri su misure alternative e su sovraffollamento nelle carceri in regione
Nei dieci istituti di pena dell’Emilia-Romagna (dati del ministero della Giustizia aggiornati al 30 giugno 2022) sono presenti 3.315 detenuti (su una capienza regolamentare di 3.007 unità): fra questi si contano 1.584 stranieri (principalmente marocchini, 362, tunisini, 253, albanesi, 207, nigeriani, 155, e romeni, 118), 139 donne e 61 detenuti in semilibertà.
Si rileva poi che sui 3.315 detenuti 405 sono in attesa di giudizio, 371 non hanno ancora avuto condanne definitive (182 appellanti, 142 ricorrenti e 47 con a carico più fatti); i condannati definitivi sono invece 2.484, mentre gli internati in case lavoro e colonie agricole arrivano a 55.
Non risultano, invece, detenute madri con figli al seguito.
Sulla capienza emergono situazioni più complesse a Bologna, con 761 presenze rispetto alle 502 consentite, a Reggio Emilia, 344 su 293, a Ferrara, 337 su 244, a Modena, 400 su 369, a Parma, 690 su 655, a Rimini, 142 su 109, e a Ravenna, 78 su 55, capienza invece rispettata a Forlì, 141 su 146, Piacenza, 345 su 416, e nella casa lavoro di Castelfranco Emilia, nel modenese, 77 su 218. In regione, poi, la detenzione domiciliare riguarda 930 persone, tra cui 77 donne (di cui 30 straniere) e 471 stranieri.
Sullo storico (il dato riguarda il totale delle carceri italiane) in trent’anni i detenuti sono passati da 44.424 a 54.841.