di Giuseppe Adriano Rossi
REGGIO EMILIA – Per l’inizio dell’anno pastorale 2022/2023, il primo del suo ministero episcopale in diocesi, l’arcivescovo Giacomo Morandi ha introdotto una novità: la convocazione dei fedeli in Cattedrale nel pomeriggio di ieri sabato 24 settembre per proporre le sue indicazioni pastorali.
E’ stata la lettera di San Paolo ai Corinzi e in particolare l'”inno alla carità” il motivo conduttore del suo magistrale intervento; l’essere discepoli deve manifestarsi attraverso l’esplosione della carità, senza di lei si è nulla. Quando i doni che ognuno ha ricevuto da Dio non sono espressione di carità, non sono nulla.
Le indicazioni che il vescovo ha voluto consegnare alla sua Chiesa reggiano-guastallese non vogliono avere la forma della tradizionale “lettera pastorale”: sono il frutto dei primi sei mesi trascorsi in diocesi, nel corso dei quali ha potuto sperimentare la ricchezza e la vivacità di una Chiesa che ha tante espressioni e che ora ha il volto dei tantissimi presbiteri, diaconi, laici che ha incontrato. Ha sottolineato la ricchezza rappresentata per la diocesi dai tanti diaconi permanenti.
Nel suo intervento mons. Morandi ha insistito in particolare sulla preghiera, che deve accompagnare cambiamenti e riforme, sulla comunione che deve contraddistinguere i credenti, sulla fraternità sacerdotale; negli Atti degli Apostoli si legge che i primi cristiani erano un cuor solo e un’anima sola; ciò li rendeva “simpatici” e incontravano il favore dei non credenti.
Il vescovo ha sottolineato il valore della relazione e della pazienza e sulla opportunità di avere anche un sano senso dell’umorismo.
A proposito dell’anno pastorale appena intrapreso ha auspicato che la comunità ecclesiale maturi nell’amore del Signore e manifesti sempre passione nel portare Cristo agli uomini.
Ha infine ringraziato di cuore per l’accoglienza “nonostante sia un modenese e il Modena sia in serie B” ha detto scherzosamente, sottolineando nel contempo il bene grande che in lui è progressivamente cresciuto per la nostra diocesi.
Un applauso ha concluso questo intervento in cui l’arcivescovo ha anticipato le indicazioni pastorali raccolte in un fascicoletto emblematicamente intitolato “Un cuor solo, un’anima sola”, distribuite poi alla fine della liturgia. Una trentina di pagine in cui il pastore della diocesi affronta temi di particolare rilevanza: la relazione quale via dell’evangelizzazione, l’accompagnamento dei cambiamenti, il cammino sinodale, la preghiera, la carità e la missione.
Nell’omelia della Messa il vescovo Giacomo, commentando la parabola di Lazzaro e del ricco epulone, ha stigmatizzato l’attenzione sempre manifestata da quest’ultimo verso se stesso – mentre i cagnolini leccavano le ferite di Lazzaro. La vera umiltà, ha sottolineato mons. Morandi, è accorgesi che gli altri esistono e ha sottolineato la gravità del peccato di “omissione”: non pensare agli altri ed essere totalmente immersi in se stesso. Troppo spesso la fa da padrone l’aggettivo “mio”.
E allora un invito: chiedere a Dio la grazie di alzare lo sguardo dal nostro ombelico e mettere davanti i volti delle persone che incontriamo; le ricchezze chiudono gli occhi, rendono sterili; i poveri che sono accanto a noi sono un dono per la nostra salvezza, non un problema.
L’incontro è stato aperto dal vicario episcopale don Pietro Adani; prima della celebrazione eucaristica Angelo Dallasta, direttore dell’Ufficio diocesano beni culturali ha spiegato la ricca simbologia contenuta nell’icona della Trinità, dipinta, anzi “scritta” da Andrej Rublëv, che il vescovo ha voluto come immagine per la convocazione pastorale.
Al termine della concelebrazione eucaristica il vicario generale mons. Alberto Nicelli ha sottolineato che quella di sabato 24 settembre è stata una vera festa, assai partecipata, di Chiesa attorno al pastore che accoglie e dà indicazioni, manifestando passione e amore per la Parola di Dio che scalda il cuore. Inoltre ha auspicato che questa convocazione diventi una tradizione ecclesiale all’inizio di ogni anno pastorale.