REGGIO EMILIA – Il servizio CUPTEL per le prenotazioni in libera professione a Reggio sarà esternalizzato e gestito, a partire dal 9 novembre, dalla Cooperativa Sociale Asso di Cesena. Dunque gli addetti a questi appuntamenti risponderanno dalla Romagna per fissare le date a Reggio. Alla base di questa novità c’è un accordo annuale firmato tra l’AUSL di Reggio e la Cooperativa romagnola. La scelta è stata giustificata con la necessità di ottimizzare il servizio e abbattere i costi e, è stato rimarcato, non avrà ripercussioni dirette sul personale attualmente in forza.
L’accordo, rinnovabile, prevede il pagamento di 1 Euro e 45 centesimi per ogni prestazione effettuata. 100 mila quelle che sono state fissate nel corso di quest’anno fino ad oggi. Al Cuptel di Reggio erano cinque su 40 gli addetti alle prenotazioni di prestazioni specialistiche in libera professione, che saranno spostati ad altre mansioni.
La preoccupazione arriva dai sindacati CGIL, CISL e UIL tramite una nota congiunta: “La scelta di intervenire sul servizio Cuptel segue quella, giova ricordarlo, di far fronte alla carenza di medici di pronto soccorso degli ospedali di Correggio e Scandiano mediante il ricorso a professionisti esterni e apposito bando. Si tratta ovviamente di due situazioni differenti che però, ed e’ questo l’elemento preoccupante, finiscono per individuare la medesima soluzione.
La soluzione praticata doveva essere l’extrema ratio pertanto sarebbe stato auspicabile procedere preventivamente alla sperimentazione di soluzioni volte al miglioramento del servizio attuale con un coinvolgimento delle organizzazioni sindacali che si sarebbero fatte parte attiva nella ricerca di soluzioni condivise. Anche a Reggio Emilia si sta percependo la fase di profonda difficoltà che la regione Emilia Romagna sta attraversando per far quadrare i conti di un bilancio che, anche per effetto di mancati riconoscimenti economici dal precedente governo, segna un pesante disavanzo.
CGIL, CISL e UIL ritengono che il perimetro pubblico debba essere difeso e senza avvallare processi di progressivo sfaldamento dello stesso, ma anzi chiedendo investimenti per capitalizzare quanto tutti dovremmo avere appreso durante la pandemia, ossia che solo il servizio sanitario nazionale può garantire un diritto universale alla salute. Il nostro auspicio è incontrare a tutti i livelli, aziendale e istituzionale, la disponibilità ad un confronto che deve avere come obbiettivo la salvaguardia e non lo smantellamento di un sistema fino ad oggi fra i migliori del paese.”