Di Entoni Calamunci
REGGIO EMILIA – Palazzo da Mosto, una delle più significative dimore reggiane quattrocentesche, ha ospitato questa mattina la presentazione del libro “Il sogno di una vita. La casa di Giacomo e di Annamaria Riva”. Il palazzo, come indica Romano Sassatelli, Presidente della fondazione Manodori, ospita già una parte della collezione Riva, dedicata all’artista reggiano Alberto Manfredi.
Il libro è stato realizzato grazie alla proficua collaborazione tra Sandro Parmiggiani e Annamaria Riva, moglie del compianto Giacomo Riva. La dimora, la casa, in quest’opera assume un significato molto importante: scorrendo le varie pagine illustrate emerge il calore profuso che inebria le varie pareti dell’abitazione. Dimora Riva ha, infatti, una caratteristica preponderante: le pareti sono interamente dominate dalle opere di Alberto Manfredi e riescono a riflettere, proprio come uno specchio, la grande passione dei proprietari per l’artista reggiano.
Come indicano Parmiggiani e Annamaria Riva, il signor Giacomo era profondamento innamorato delle opere di Manfredi. Questa collezione assume il significato di memoria storica e l’obiettivo, conseguentemente, resta quello di preservare il ricordo di questa casa. Particolare importanza assume quindi il libro fotografico, oggetto indispensabile per preservare la testimonianza e il sogno dei Riva.
Le foto presenti al suo interno sono state scattate dallo stesso Giacomo Riva (che ha ritratto sia la dimora milanese che quella reggiana), da Claudio Cigarini e Mauro Davoli. “Sogno di una vita” dimostra, infine, cosa sia il vero collezionismo, distante dalle derive speculative-economiche che caratterizzano oggi il mercato dell’arte. Il vero scopo del collezionismo dovrebbe essere quello di preservare nel tempo, per un bene superiore, le opere artistiche. Il volume fotografico, in vendita presso la Libreria Del Teatro, impedisce di dimenticare il sogno di Casa Riva e l’opera di Manfredi. I proventi derivati dalla vendita andranno a finanziare il Mire (Maternità infanzia Reggio Emilia) attraverso la fondazione Curare onlus.
