REGGIO EMILIA – ‘Finalmente Domenica’ il 29 Gennaio alle ore 11.00 al Ridotto del Teatro Municipale Valli celebra la Giornata della Memoria con I bambini di Haretz, di Rosa Ventrella in dialogo con Diego Varini. Un libro (edito da Mondadori) ispirato alla storia vera dell’incredibile viaggio di un gruppo di bambini ebrei in fuga dalla Shoah. Una pagina di storia poco nota, la vicenda dei bambini di Haretz, gli 800 giovanissimi ebrei scampati all’Olocausto e accolti a partire dal settembre 1945 nella sciesopoli (dall’unione di Sciesa e tendopoli) di Selvino, in provincia di Bergamo. Una straordinaria epopea di resilienza e sacrificio, innocenza e coraggio.
«Ho scoperto questa storia per caso leggendo un giornale locale – spiega Rosa Ventrella – ma ho capito immediatamente che si trattava di una storia straordinaria, per lo più abbastanza sconosciuta. Ho voluto saperne di più e con l’aiuto di amici giornalisti mi sono mobilitata per capire da dove poter iniziare per raccogliere testimonianze. Scrivere questo romanzo è stato un lavoro lungo, complesso in termini di ricostruzione storica, straziante, ma nello stesso tempo la definirei l’esperienza più entusiasmante che abbia mai vissuto come scrittrice».
Sempre domenica 29 gennaio una nuova opera per bambini, prodotta dalla Fondazione I Teatri, debutterà nel giorno della Memoria. Si tratta infatti di una bella fiaba a lieto fine la cui genesi è però dolorosamente intrecciata alla persecuzione degli ebrei ed all’Olocausto.
La prima versione di Brundibár venne scritta infatti da Hans Krása e Adolf Hoffmeister nel 1938 in occasione di un concorso indetto dal governo della Cecoslovacchia. Il concorso venne poi annullato ma nel 1941 iniziarono comunque le prove nell’orfanotrofio ebraico di Praga dove andò in scena nel 1942. Nel frattempo però sia Krása che lo scenografo che aveva lavorato alle prove, Frantisek Zelenka, erano stati deportati nel campo di concentramento di Terezīn, vicino a Praga, seguiti a breve da quasi tutti i membri del coro ed il personale dell’orfanotrofio. Krása decise nonostante tutto di continuare le prove, riuscì a ricostruire a memoria l’intera partitura adattandola agli strumenti disponibili nel campo e nel settembre 1943 l’opera andò in scena nel campo di concentramento. Oltre cinquanta furono le repliche ma molti dei protagonisti, compreso Krása, vennero di lì a poco deportati ad Auschwitz dove trovarono la morte.
In questa versione, oltre al Coro di Voci bianche della Fondazione I Teatri, diretto da Costanza Gallo, ci sarà l’Ensemble Icarus diretto da Mimma Campanale, regia e ideazione scenica di Barbara Roganti; illustrazioni di scena di Francesca Ballarini; introduzione di Matthias Durchfeld.
La storia racconta di Aninka e Pepicek, che decidono di andare a cantare e ballare nella piazza del mercato per guadagnare qualche soldo per comprare il latte alla madre malata. Ostacola i loro piani però Brundibár, malvagio suonatore di organetto aiutato dai venditori ambulanti e da un poliziotto. Con l’aiuto di un gatto, un cane, un passerotto e i bambini del paese, i due coraggiosi ragazzi riusciranno a cacciare Brundibár e a portare alla mamma il latte necessario per curarsi.