REGGIO EMILIA – E’ iniziata questa mattina in tribunale a Reggio Emilia la seconda udienza del processo per l’omicidio di Saman. La Corte di Assise di Reggio Emilia si è espressa sulle parti civili al processo contro i famigliari di Saman Abbas. Nello specifico sono state ammesse: il Comune di Novellara, Unione dei Comuni della Bassa Reggiana, il fratello minore e il fidanzato di Saman, l’Unione delle comunità islamiche italiane (Ucoii), la confederazione islamica italiana e la Grande moschea di Roma. Oltre a questi, anche le associazioni “Trama di terre”, “Unione donne italiane” (Udi) e “Differenza donna”.

La Corte, presieduta da Cristina Beretti, ha invece escluso altre 13 associazioni e enti che avevano chiesto di costituirsi: tra questi, l’associazione Penelope (che rappresenta i familiari delle persone scomparse) e il Comune di Berceto, accogliendo le eccezioni dei difensori degli imputati Danish Hasnain, Nomanhulaq Nomanhulaq e Ikram Ijaz, zio e cugini di Saman, detenuti in Italia e anche oggi presenti in aula.

Per il padre di Saman, Shabbar, il giudice Cristina Beretti aveva deciso per lo stralcio della sua posizione. La Corte invierà gli atti per il collegamento in videoconferenza del padre, ha comunicato la presidente della Corte Beretti questa mattina in apertura dell’udienza separata per Shabbar, per cui è in corso una procedura di estradizione chiesta dall’Italia.

Le difese dello zio e del cugino della giovane, Danish Hasnain e Ikhram Ijazz, hanno ribadito in aula la richiesta di rito abbreviato, che in fase di udienza preliminare era stata respinta. La speranza è che a fine processo si possa arrivare ad una sentenza che – escludendo le aggravanti – possa portare ad una pena che non sia l’ergastolo. Questo potrebbe consentire una riduzione della pena di un terzo.