
REGGIO EMILIA – Giovani e adolescenti sono tornati ad essere protagonisti ieri 17 febbraio in una sala degli Specchi gremita con il secondo appuntamento di “Generazione Zeta, costruiamo il futuro!”, l’evento organizzato dal Comune di Reggio per riflettere su condizioni e prospettive dei ragazzi e ragionare sulle politiche da mettere il campo per questa delicata fascia d’età. L’evento è stato il seguito del percorso avviato lo scorso novembre, quando, con gli ‘Stati generali degli adolescenti e dei giovani’, oltre trecento persone, tra giovani, educatori e insegnanti hanno dato vita a un Manifesto per le politiche rivolte agli adolescenti e ai giovani.
L’incontro è stata l’occasione per presentare e discutere questo importante documento che propone un decalogo di principi da seguire per orientarsi e agire nel complicato mondo degli adolescenti e giovani d’oggi. I contenuti del Manifesto saranno inoltre al centro di un dibattito dedicato al rapporto tra città, scuola, giovani.
“É stata una bellissima giornata quella ha chiuso ‘Generazione Zeta, costruiamo il futuro’, ha scritto sui social il sindaco di Reggio Luca Vecchi. L’obiettivo era parlare del futuro e delle politiche per i giovani, con i giovani, in un confronto aperto che li vedesse coinvolti in prima persona insieme al mondo dell’educazione.
Oggi (ieri 17 febbraio) in Sala degli Specchi, abbiamo condiviso i principi e le basi comuni per il percorso da fare da adesso in avanti. Grazie a tutte e tutti coloro che hanno partecipato con entusiasmo, dando il proprio contributo”.
“Una bellissima giornata a parlare di giovani con tutta la comunità scolastica ed educativa e le istituzioni della città, ha scritto e ribadito sulla sua pagina FB anche l’assessora Raffaella Curioni. I giovani chiedono riconoscimento, ascolto e opportunità. E Reggio Emilia si è fermata, si è messa in ascolto e ha elaborato riflessioni per rassicurare, affiancare e costruire il futuro dei nostri ragazzi. Ne esce un manifesto straordinario di valori oltre che di principi. Toccherà a noi adesso, insieme a loro, farli diventare azioni e progetti di città”.
I PRINCIPI DEL MANIFESTO PER LE POLITICHE RIVOLTE AGLI ADOLESCENTI E AI GIOVANI
1. Riconoscimento, coinvolgimento, cambiamento
Chiediamo riconoscimento. Che sia riconosciuto il diritto a contare e avere voce, per cambiare la società che condividiamo con le generazioni precedenti, dando il contributo che riteniamo più giusto, con l’obiettivo di costruirne insieme una più umana per tutti. Chiediamo riconoscimento del desiderio di crearci una vita dignitosa, che rispecchi le nostre volontà e capacità. Non vogliamo adattarci e conservare ciò che esiste, proposto da altri per noi. Il riconoscimento dovrà portare concretamente a maggior coinvolgimento nei processi decisionali, alla condivisione di responsabilità e ricchezza, di sapere e potere. Vorremmo si ammettesse – ricordasse? – che il futuro, e le generazioni che lo abiteranno, sono la prima e massima occupazione di ogni civiltà vitale.
2. Identità, riconoscimenti, discriminazioni
Per riconoscere le identità plurali, fluide, complesse e in evoluzione di adolescenti e giovani, occorre ripensare le categorie usate per descriverli e mettere in circolazione e in condivisione gli strumenti che permettono di potenziare negli adulti le competenze relazionali, interculturali e di gestione di gruppi, favorendo percorsi di formazione a questo dedicati e mettendo a sistema una rete fluida e informale di scambi tra professionisti di discipline differenti che intervengono sullo stesso target.
3. Corpo, amore, affettività
La sfera emotiva delle nuove generazioni è caratterizzata da alcuni tratti quali la fragilità narcisistica, la mentalizzazione di un corpo che diventa nemico, le identità liquide e la fluidità di genere. Questi aspetti portano con sé la paura del fallimento, la vergogna, un costante senso di inadeguatezza e sentimenti contrastanti difficili da decodificare ed accettare. Per questi motivi è necessario coinvolgere sia gli adulti, in percorsi formativi e reti di consulenza e supporto con figure competenti, sia le giovani generazioni, creando spazi e tempi strutturati, anche in contesti formali, attraverso strumenti di aiuto per ridimensionare e superare emozioni che fanno paura, che sembrano estreme, riducendo così il senso di inadeguatezza.
4. Agio/disagio, fragilità/competenze, inclusione/esclusione
Le competenze socio-affettive e relazionali, parte dell’insieme di competenze che l’OMS ha identificato come “Programma Life skills educaion”, sono indispensabili all’assolvimento dei compiti evolutivi dell’adolescenza e possono essere sviluppate e incrementate con appositi dispositivi e metodi educativi. Si rimarca la necessità di intervenire sempre di più in una logica di “prevenzione universale”, identificando e promuovendo interventi educativi nella scuola o nell’extra scuola orientati in primo luogo a rinforzare capacità e competenze sulla popolazione generale piuttosto che intervenire sulle difficoltà o le carenze del singolo individuo. È necessario incentivare i luoghi dove favorire questi percorsi di apprendimento a cominciare dalla scuola.
5. Genitori, adulti, timori, aspettative
Considerare la genitorialità come funzione la cui responsabilità può essere condivisa ed estesa all’intera comunità, un modello sociale nuovo che curi la relazione tra famiglie e aiuti a superare quella “fragilità adulta” che le accomuna, permettendo ai ragazzi di considerare i genitori come adulti di riferimento a cui potersi affidare, senza più sentire il peso di doversi censurare.
6. Scuola: apprendimenti, fatiche, funzione educativa
Costruire una scuola aperta e inclusiva che sia parte del “sistema educativo” del proprio territorio; che formi gli insegnanti per rafforzare l’aspetto educativo/relazionale con gli studenti; che ripensi la valutazione, affinché essa diventi sempre più anche strumento formativo che favorisce la crescita emotiva ed affettiva degli studenti, oltre che cognitiva.
7. Prospettive future per la formazione e il lavoro
Ripensare gli attuali contesti formativi e lavorativi, dando spazio alla sperimentazione e alla ricerca e favorendo esperienze ibride, che tengano in equilibrio tempo libero e tempo occupato, flessibilità e stabilità, reale e virtuale, digitale e analogico, desideri e necessità. Contesti che valorizzino l’apprendimento senior-junior dove il fare facilita il sapere, che veicolino non tanto l’ambizione quanto l’aspirazione e supportino la capacità di rielaborare possibili fallimenti in ottica di crescita e risorsa.
8. Territorio, luoghi, reti, stili di vita sport
Partire dai territori e dai luoghi come contesti di esperienze e di costruzione di una comunità aperta e plurale. Comunità in cui ogni sé individuale e collettivo è parte ed ha una parte. Stare sul territorio nell’informalità delle contaminazioni che in esso nascono. Vivere i luoghi con sguardo aperto alla pluralità e all’autodeterminazione. Attivare reti sintonizzate e generative.
9. Creatività, linguaggi, social media
Non può esistere diritto al digitale senza diritto all’analogico. Per questo è necessario predisporre luoghi reali e virtuali per agevolare contaminazioni e permettere di acquisire sia competenze, sia il senso della bellezza, oltre che trasmettere una grammatica in grado di rendere consapevoli e responsabili nell’utilizzo dei social media. Luoghi di confronto reciproco per misurarsi con la propria unicità e osare nel trovare la propria voce. Tempi dilatati che prevedano vuoti capaci di favorire il fermento creativo, per coltivare mente e idee.
10. Impegno, volontariato, partecipazione
La partecipazione è un modo di esser-ci: nei luoghi, nel tempo nella comunità. I giovani partecipano nel mondo di cui fanno parte, sta allo sguardo dell’adulto cogliere i nuovi modi di osservare la realtà e di impegnarsi per trasformarla. Gli adolescenti desiderano riappropriarsi del loro futuro che spesso non coincide con quello che le generazioni precedenti hanno pensato per loro. Occorre quindi cedere spazi di potere e di azione, abilitare i ragazzi e camminare insieme su strade inedite.