REGGIO EMILIA – “Per noi i colpevoli sono o il fidanzato o qualcuno nella comunità italiana“, con queste parole ieri sera, in un servizio andato in onda durante la trasmissione Quarto Grado, si è espresso l’avvocato di Shabbar Abbas, padre della giovane Saman uccisa lo scorso aprile che avrebbe aggiunto: “la ragazza è stata rapita e uccisa, i genitori non c’entrano niente e neanche la famiglia”.
Intanto il processo ai famigliari è stato aggiornato al 17 marzo. In quella data verranno sentiti i testimoni indicati dalla Procura di Reggio Emilia, e si cercherà di capirà se sarà possibile processare in videoconferenza il padre, tuttora in Pakistan dopo gli innumerevoli rinvii per il procedimento di estradizione.
La Corte, presieduta dal giudice Cristina Beretti si è riservata la decisione sulle richieste delle difese degli imputati di risentire il fratello e il fidanzato della 18enne, già ascoltati nel 2021 in incidente probatorio. Sono state avanzate anche alcune richieste di perizie tecniche dalla difesa dello zio Danish Hasnain.
Tra queste la geolocalizzazione dei telefoni degli indagati nella notte dell’omicidio tra il 30 aprile e il 1° maggio 2021 e sul sistema di videosorveglianza dell’azienda agricola di Novellara.
Ammessi tutti gli altri testimoni chiesti dalle parti, investigatori, consulenti, servizi sociali, altri famigliari, e anche la compagna di Danish Hasnain arrivata di recente in Italia.