REGGIO EMILIA – La sollecitazione del presidente della Commissione Parità e Diritti della Regione Emilia-Romagna Federico Amico e del Garante regionale Roberto Cavalieri ci trova sia pronti che concordi.

Proprio questo lunedì è stato fatto un ulteriore passo verso la nomina del Garante comunale dei detenuti: dopo l’approvazione del Regolamento lo scorso autunno, abbiamo inserito nella variazione di Bilancio appena approvata le risorse necessarie per l’indennità prevista dal Regolamento stesso (uno stanziamento annuo di 10mila euro). Ci sono ora le condizioni per pubblicare l’Avviso pubblico (indicativamente entro un mese) e avviare la fase di selezione e nomina che coinvolgerà direttamente il Consiglio comunale.

La nomina del Garante è un passo importante, ma il 2023 sarà un anno particolarmente complesso per l’“universo carcere”, per le persone in esecuzione penale e per tutti gli operatori chiamati a lavorare per il loro reinserimento sociale. È l’anno della riforma Cartabia e i territori devono prepararsi a gestire al meglio il suo impatto sulle comunità.

Per questo motivo la scorsa settimana si è insediata in Regione la Cabina di regia per il coordinamento delle politiche a sostegno del reinserimento sociale delle persone sottoposte a provvedimenti dell’Autorità giudiziaria privativi o limitativi della libertà personale: uno strumento di coordinameto e programmazione condiviso tra Regione, Comuni di città sede di carcere e articolazioni territoriali dell’Amministrazione della Giustizia.

Sono in arrivo importanti risorse – circa 2 milioni di euro su base regionale da Cassa delle Ammende e dalla Regione – per l’implementazione di progetti e attività per il reinserimento delle persone in esecuzione penale.

Queste risorse serviranno anche al territorio di Reggio Emilia per lavorare su tre fronti distinti e connessi.

Il fronte interno. Uscirà entro l’estate il bando a sostegno delle attività promosse all’interno degli Istituti penali del valore di circa 100.000 euro per un biennio per lo sviluppo di attività intra-murarie di supporto all’attività trattamentale interna a beneficio dei detenuti. L’obbiettivo, come richiamato anche in sede di Comitato locale esecuzione penale Adulti (Clepa), sarà quello di sostenere l’integrazione di diverse azioni, valorizzando e ampliando la rete già esistente sulla base di una visione condivisa.

Il fronte esterno. Entro giugno è intenzione della Cabina di regia regionale presentare a Cassa delle Ammende (Ente finanziatore delle progettualità per l’ambito penale) una proposta progettuale che potenzi le risorse a disposizione dei territori per il supporto alle misure alternative alla detenzione: casa, lavoro e socialità come assi portanti di percorsi di esecuzione di pena non detentivi fondamentali per ridurre sia il sovraffolameto che la recidiva. Questo in continuità con quanto ad oggi è già attivo sul territorio attraverso il progetto “Territori per il reinserimento” che vede il sostegno dei percorsi di reinserimento sociali attraverso l’Equipe Esecuzione penale, coordinata dal Comune di Reggio Emilia.

Il fronte di innovazione. La Giustizia riparativa e la mediazione penale rappresentano un nuovo importante strumento che, grazie alla riforma Cartabia, può strutturarsi ancora di più su tutto il territorio nazionale. Un giustizia che ripara, non che si vendica e che può offrire al reo e alla vittima spazi di incontro e, ove possibile, riconciliazione. Reggio Emilia ha già avviato una prima sperimentazione per un Centro di Giustizia riparativa comunale e, anche grazie alle risorse di Cassa delle Ammende e della Regione Emilia-Romagna, potrà ulteriormente sviluppare questa progettualità.