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I bilanci consuntivi 2022 delle Aziende sanitarie tornano in equilibrio, grazie alla Regione, che attraverso il proprio bilancio, per il terzo anno consecutivo, deve fronteggiare l’esorbitante aumento dei costi dovuti al Covid, ai rincari dell’energia e dei prezzi, coprendo i mancati trasferimenti nazionali.

Con l’approvazione formale del bilancio consuntivo regionale da parte della Giunta, nella seduta di oggi, nel pieno rispetto dei termini di legge, viene salvaguardato l’equilibrio finanziario del sistema sanitario dell’Emilia-Romagna. Nonostante da parte dello Stato non siano stati riconosciuti i finanziamenti dovuti, attraverso risorse proprie e le manovre messe in atto: a partire dall’accantonamento di fondi regionali extra-sanitari – per 85 milioni di euro – e dall’utilizzo dell’avanzo vincolato.

Tra mancati riconoscimenti dei costi Covid e maggiori spese energetiche, il ‘soccorso’ regionale a copertura dei fondi nazionali non corrisposti, nel triennio 2020-2023 assomma ormai a 1 miliardo di euro.

Chiusa la partita relativa al 2022 grazie a questo ennesimo sforzo, da Viale Aldo Moro riparte immediatamente la battaglia col Governo centrale per il rifinanziamento del sistema sanitario pubblico da parte dello Stato: le risorse stanziate da Roma per il 2023, infatti, solo nominalmente possono essere considerate in aumento, mentre in termini reali non copriranno l’aumento dei costi dovuti ad energia ed inflazione, determinando un secco arretramento del SSN. Non è un caso che da quest’anno la spesa sanitaria rispetto al PIL torni costantemente a ridursi anche nelle previsioni del Governo. Se l’emergenza pandemica doveva rappresentare uno spartiacque e l’uscita dal Covid l’occasione di un grande rilancio del Servizio sanitario nazionale – il rapporto tra spesa sanitaria e Pil aveva superato la soglia del 7% e determinato la risposta eccezionale del PNRR, con 19 miliardi destinati proprio agli investimenti in Sanità – la conclusione della Regione Emilia-Romagna è che, a conti fatti, rischi invece ora di essere archiviata solo come una parentesi, senza che venga tratto alcun insegnamento.

Ma le motivazioni economiche sono solo una parte della vertenza che le Regioni – l’Emilia-Romagna in primis, avendo un servizio pubblico più esteso – hanno aperto nei confronti del Governo. Non meno significativa è la carenza strutturale di personale medico e sanitario, dovuto ad una programmazione largamente sottostimata nel tempo. Il paradosso di non avere a disposizione i medici necessari nel momento in cui non si riescono a riportare sotto controllo le liste d’attesa in sanità sta producendo effetti particolarmente negativi: in generale e, in particolare, laddove i cittadini sono abituati a vedere nel sistema pubblico una garanzia di qualità, appropriatezza e giustizia sociale.

È in questo quadro che la Regione Emilia-Romagna, a fronte appunto della vertenza aperta col Governo insieme alle altre Regioni, intende rilanciare il proprio impegno a tutela del diritto alla salute come universale. Da qui anche la sfida dell’innovazione, a partire dai nuovi bisogni dei cittadini, che necessitano di nuove risposte. Ed è su questo terreno che ha aperto un confronto a tutto campo con il mondo della sanità, dalle organizzazioni sindacali ai professionisti, con gli amministratori locali attraverso le CTSS – Conferenze territoriali sociosanitarie – e la sanità privata che collabora nel sistema regionale. Fino al Patto per il lavoro e per il Clima, riunitosi ieri in Regione proprio per condividere il quadro delle criticità ma anche le fondamenta su cui costruire il nuovo edificio della sanità regionale del futuro. Con l’ambizione che da qui possa venire un contributo di progettualità per l’intero Servizio sanitario nazionale.

A partire dalla riorganizzazione dei servizi di emergenza e urgenza, già in forte sofferenza prima della pandemia e che nell’emergenza Covid hanno dovuto sostenere uno sforzo eccezionale che ne ha segnato la tenuta, a partire dalla stessa capacità di resistenza degli operatori. Obiettivo della Regione è quello di potenziare e incrementare le strutture più a portata diretta del cittadino, con la nascita dei Centri di Assistenza e Urgenza, i CAU, che saranno distribuiti capillarmente sul territorio, con la creazione di equipe medico-infermieristiche, le Uca, che opereranno direttamente a domicilio del paziente. Si tratta di strutture diffuse in grado di rispondere, giorno e notte, alla gran parte dei bisogni e delle urgenze delle persone, anche laddove non abbiano caratteristiche di vera e propria emergenza; liberando contestualmente i veri e propri Pronto soccorso per le necessità dei codici più gravi.

E poi il potenziamento della telemedicina e del servizio telefonico, per la gestione delle chiamate di soccorso. Vero e proprio snodo da rafforzare e qualificare per governare la miriade di bisogni differenti, ciascuno dei quali merita una risposta appropriata e nei tempi giusti.

È su questa progettualità che l’assessorato regionale alla Sanità, muovendo anche da un atto di indirizzo generale votato dall’Assemblea legislativa di fine dicembre 2022, sta elaborando con i tecnici delle Aziende una proposta organica su cui intende aprire un confronto a tutto campo con la comunità regionale. Queste solo alcune delle principali novità della riforma, che comprende di pari passo anche la riorganizzazione dell’assistenza ospedaliera e di quella domiciliare e che vede l’Emilia-Romagna prima Regione in Italia impegnata a ripensare l’organizzazione sanitaria, con un modello ambizioso che potrà fare da apripista a livello nazionale. La proposta sarà infatti portata in Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, nell’ambito della Commissione nazionale salute.

Non solo. È anche pronto un nuovo piano di edilizia sanitaria, varato dalla Giunta e finanziato con oltre 390 milioni di euro, per il rafforzamento, la riqualificazione, il completamento e la realizzazione di nuove strutture sull’intero territorio regionale., tra le quali rientra Mire, Maternità Infanzia Reggio ospedale, il nuovo dipartimento dell’Ospedale Santa Maria Nuova di Reggio Emilia. Un pacchetto di interventi che, affiancati alle riforme, delineano un nuovo futuro per la sanità dell’Emilia-Romagna, presentato oggi in conferenza stampa dagli assessori alle Politiche per la salute, Raffaele Donini, e al Bilancio, Paolo Calvano.

“Guardiamo al futuro con un obiettivo chiaro – sottolineano Donini e Calvano -, quello di salvaguardare il sistema sanitario pubblico a garanzia del diritto universale alla salute. Grazie a un sistema di sanità pubblica territoriale, in cui l’Emilia-Romagna è da sempre più avanti rispetto al resto del Paese, che vogliamo tutelare e rafforzare per dare ai cittadini servizi più vicini e personalizzati, fino alle cure a domicilio. Continuando al tempo stesso a investire sull’edilizia sanitaria, per strutture sempre più moderne, innovative e confortevoli per i pazienti e per chi ci lavora. A fronte di nuovi bisogni e complessità, come la carenza di medici e infermieri, occorrono nuove risposte, a partire dal rafforzamento della medicina di prossimità”.

Anche da queste proposte, secondo la linea condivisa nella Giunta guidata dal presidente Stefano Bonaccini, passa la difesa del servizio sanitario pubblico e universalistico.

“Invece il Governo continua a tagliare in modo indiscriminato e inaccettabile la sanità pubblica- affermano Donini e Calvano-. Anche nel 2022, i bilanci delle nostre Aziende potranno essere rimessi in equilibrio, nonostante un sottofinanziamento strutturale da parte del Fondo sanitario nazionale. Agli oneri impropri della pandemia e dell’aumento spropositato dei costi energetici, mai adeguatamente ristorati dal Governo, da quest’anno assistiamo anche ad un vero e proprio arretramento dell’impegno dello Stato. È impensabile – chiudono – andare avanti così. I cittadini chiedono più sanità, non meno. E anche il Covid pare non aver insegnato nulla. Noi continueremo questa battaglia insieme, perché è la battaglia di tutti e per tutti: in gioco non c’è la chiusura dei bilanci, ma lo stesso diritto alla salute delle persone”.