CASTELNOVO MONTI – Non si placa la polemica dopo la notizia del decesso di un neonato alla 35esima settimana di gravidanza, avvenuto nei giorni scorsi dopo che la mamma era stata trasportata d’urgenza da Castelnovo Monti a Reggio Emilia.

Ieri il medico e pediatra Carlo Boni, capogruppo di maggioranza in Consiglio comunale, non ha usato mezzi termini scagliandosi contro la nota dell’Ausl che lui definisce “una inutile e offensiva arrampicata sugli specchi”. “Ecografia e cesareo urgenti con tutta evidenza andavano fatti subito, – tuona il dott. Boni – non dopo un’ora di trasporto in ambulanza. Procedure peraltro più volte eseguite in passato nel nostro ospedale con il risultato di non perdere una giovane vita. Non è stato possibile perché a Castelnovo ne’ Monti non c’è più il reparto e il personale che avrebbe potuto farlo. Questo è quanto. Il resto è una inutile e offensiva arrampicata sugli specchi”. “Il triste evento non fa che sottolineare l’imperdonabile errore di chiudere il punto nascite a Castelnovo. In tutte le sedi e ripetutamente abbiamo chiesto con forza di non prendere questa decisione e poi di ripensarla. Abbiamo cozzato contro un muro”.

In relazione al caso è intervenuto anche il Sindaco di Castelnovo Monti Enrico Bini: “A nome di tutta la maggioranza, esprimo pieno appoggio a quanto affermato pubblicamente dal capogruppo e medico pediatra Carlo Boni: la chiusura del Punto nascite resta una ferita non sanata per il nostro territorio, e un caso come quello che si è verificato non fa che riaprirla in modo estremamente doloroso, tanto più a fronte delle promesse, ribadite in più occasioni, di una riapertura del servizio. 
Comprendiamo che nel mezzo tra quelle promesse e il presente c’è stata una pandemia che nessuno poteva prevedere, ma ora la pandemia è superata, chiediamo all’Ausl e alla Regione di riprendere in mano il tema con serietà e senso di responsabilità: sappiamo che gli strascichi del Covid sul sistema sanitario nazionale, e della nostra regione in particolare, continuano ad essere molto pesanti ma non è pensabile ragionare di servizi sanitari in termini di budget, taglio dei costi, riduzione del personale. Non quando si parla della vita delle persone e della sopravvivenza di un territorio. Quello che è accaduto nei giorni scorsi, ma anche altri episodi precedenti solo per fortuna conclusi senza conseguenze drammatiche, dimostrano che la chiusura del punto nascite non ha portato alle previste condizioni di sicurezza per partorienti e neonati, anzi. La scelta fu sbagliata, su questo ormai concordano tutti, quindi è ora di rimediare a quell’errore”.