La riorganizzazione della Rete dell’emergenza/urgenza può partire. Illustrata la settimana scorsa dall’assessore alle Politiche per la salute, Raffaele Donini, e dopo un confronto a tutto campo con gli attori coinvolti, nel pomeriggio di ieri è stata approvata dalla Giunta regionale, che ha licenziato le Linee di indirizzo per le Aziende sanitarie. Saranno adesso queste ultime a definire l’organizzazione dei servizi sulla base del modello regionale, scelte che verranno approvate nei territori nell’ambito delle Ctss da sindaci e amministratori locali, restituendo un quadro complessivo alla Regione.

I punti forti della riforma: innanzitutto, dedicare i Pronto soccorso ai casi più gravi, sgravandoli di attività che possono essere gestite più velocemente altrove.

E poi la nascita dei Centri di Assistenza e Urgenza (CAU), distribuiti capillarmente sul territorio e in grado di rispondere, di norma giorno e notte, alla gran parte dei bisogni e delle urgenze a bassa complessità clinica e assistenziale espresse da parte delle persone.

Inoltre, la creazione di equipe medico-infermieristiche, le UCAche opereranno a domicilio del paziente; senza dimenticare il potenziamento della telemedicina, con20mila postazioni informatiche già previste in tutta l’Emilia-Romagna.

Infine, il potenziamento della struttura operativa del 118.

I principali punti della riforma del sistema Emergenza Urgenza, in dettaglio

I Pronto soccorso erano già in forte sofferenza prima della pandemia e nell’emergenza Covid hanno dovuto sostenere uno sforzo eccezionale che ne ha segnato la tenuta, a partire dalla stessa capacità di resistenza degli operatori. E devono fare i conti con la carenza di professionisti. Obiettivo della Regione è quello di dedicarli solo alla gestione dei codici più gravi, sgravandoli di attività che possono essere gestite più velocemente altrove.

Le domande di salute dei cittadini, in crescita, saranno quindi indirizzate nelle strutture più appropriate rispetto ai bisogni espressi: le emergenze-urgenze indifferibili saranno separate dalle urgenze differibili, progressivamente intermediate dagli operatori del Sistema 118 e del NEA 116117.

Potenziando e incrementando le strutture più a portata diretta del cittadino, con la nascita dei Centri di Assistenza e Urgenza, distribuiti capillarmente sul territorio e in grado di rispondere, di norma giorno e notte, alla gran parte dei bisogni e delle urgenze delle persone, laddove non abbiano caratteristiche di vera e propria emergenza.

Ma anche con la creazione di equipe medico-infermieristiche, le Uca, che opereranno direttamente a domicilio del paziente; senza dimenticare il potenziamento della telemedicina, con 20mila postazioni informatiche già previste in tutta l’Emilia-Romagna per assistere più rapidamente e a domicilio i pazienti: piattaforme che avranno anche una funzione di raccordo con i servizi di continuità assistenziale e di emergenza-urgenza. Infine, anche grazie al potenziamento della struttura operativa del 118, sia per garantire il trasporto su gomma o in elicottero (per il quale si è passati dagli 88.162 minuti di volo nel 2013 ai 117.988 minuti nel 2022), sia per affinare il suo ruolo di assistenza pre-ospedaliera, in stretto contatto con i medici che prenderanno in cura il paziente.

I CAU, Centri di assistenza e urgenza

Negli ultimi 5 anni, il 63% degli accessi in Pronto Soccorso non ha richiesto un ricovero, e quindi poteva essere potenzialmente reindirizzabile a strutture territoriali a più bassa complessità organizzativa, riducendo la pressione in Ps e riducendo i tempi di attesa.

I CAU saranno dotati di personale medico (le ex guardie mediche), infermieristico e, se necessario, operatori sociosanitari. Attivi 7 giorni su 7 con l’obiettivo di coprire le 24 ore, in rapporto al volume di attività previsto e alle esigenze del territorio, avranno tutto per accogliere pazienti con problemi urgenti a bassa complessità: competenze cliniche e assistenziali, capacità diagnostica, e possibilità di svolgere esami sul posto, supporto specialistico, anche con il ricorso alla telemedicina. Queste strutture saranno realizzate diffusamente sul territorio – almeno una per distretto – per garantire la copertura per tutta la popolazione regionale, con particolare attenzione alle zone non urbane o meno popolate; saranno istituiti preferibilmente presso le Case della comunità, ma anche presso locali idonei messi a disposizione da Aziende sanitarie o Comuni, oppure ottenuti dalla riconversione di Pronto soccorso e punti di primo intervento o attivati presso gli ospedali territoriali di prossimità sprovvisti di DEA. Anche una forma aggregativa strutturata di medicina generale, organizzata e idonea, potrà essere sede di tali setting assistenziali.

Destinati a coprire un bacino di utenza di norma tra i 35mila e i 75mila abitanti, nei centri maggiori può essere prevista la presenza di un CAU in prossimità di un DEA (Dipartimenti di Emergenza Urgenza e Accettazione presso gli ospedali), proprio per consentire la corretta gestione dei flussi di pazienti.

Come si accede ai CAU

Le strutture per la gestione dell’emergenza-urgenza indifferibile, per la presa in carico delle patologie complesse e tempo dipendenti, con alto livello di complessità organizzativa e tecnologica, restano gli Ospedali con DEA II o DEA I livello H24, verso le quali l’accesso dovrà avvenire previo contatto telefonico 118 o 116117, mentre l’autopresentazione senza intermediazione, appurato il carattere di non emergenza, sarà riorientata e disincentivata.

I CAU garantiranno invece la risposta alle urgenze differibili di bassa complessità clinico assistenziale. Vi si accederà su indicazione del numero unico 116117, dei medici di famiglia, dei medici del Pronto soccorso, ma sarà possibile anche l’accesso diretto. Potrà, ad esempio, accedere al CAU un paziente che può camminare autonomamente, manifesta dolore lieve o moderato, presenta un quadro clinico la cui diagnosi può risolversi in sede. Può anche essere il caso di situazioni non gravi che prevedono – solo per citare alcuni esempi – sintomi gastroenterici, febbre non all’esordio, congiuntivite, epistassi, lombalgia, dolori articolari non traumatici, ustioni minori, stati ansiosi, vertigini, ma anche medicazioni o rimozioni di punti per turisti o studenti fuori sede temporaneamente sprovvisti di medico curante.

Dopo la visita, il paziente può essere rinviato al proprio medico curante, o essere inviato al Pronto soccorso se si riscontrano situazioni di emergenza clinica. I medici del CAU infatti saranno collegati telefonicamente con la centrale operativa del 118 e avranno a disposizione orari e numeri telefonici dei medici curanti.

Tempi di attuazione

La riorganizzazione prevede una progressiva implementazione dei CAU secondo la programmazione regionale e locale attraverso il confronto con le CTSS, caratterizzata da una fase di transizione in attesa dell’attivazione completa delle Centrali operative 116117 e del pieno sviluppo della rete di emergenza-urgenza. In questa prima fase le Aziende sanitarie dovranno: programmare l’ubicazione dei CAU e la loro progressiva attivazione sul territorio, secondo gli indirizzi regionali e locali attraverso il confronto con le CTSS alla luce delle indicazioni di dotazione tecnologica, strutturale e relative alle risorse professionali; avviare la progressiva razionalizzazione delle sedi di Continuità assistenziale (ex guardia medica), ferma restando la possibilità di mantenerne attive alcune in considerazione delle caratteristiche geografiche e demografiche; avviare progressivamente l’attività delle UCA; porre particolare attenzione per garantire un efficace collegamento con la rete dei trasporto.

Il potenziamento del servizio telefonico

Nel 2022 il 76% dei cittadini è arrivato autonomamente al Pronto soccorso, solo il restante 24% è stato mediato dal 118. L’ obiettivo della Regione è quello di arrivare a mediare il 99% degli accessi, consentendo la presa in carico precoce e la corretta distribuzione dei pazienti.

La riforma prevede a regime il potenziamento del servizio telefonico: sarà infatti il numero europeo armonizzato per le cure non urgenti 116117 a gestire i primi contatti con l’utenza. Questo servizio telefonico affiancherà le strutture del 118 e rappresenterà il primo varco per accedere ai servizi: il modello prevede la presenza di medici e infermieri nelle tre centrali operative regionali a Parma, Bologna e Ravenna, la disponibilità maggiore del servizio di elisoccorso per i casi più urgenti e sistemi informativi in grado di monitorare in tempo reale la situazione degli accessi. Il primo contatto si avrà con un operatore, cui seguirà un infermiere e se necessario un medico. I medici non si limiteranno a supportare la centrale operativa e a supervisionare le situazioni critiche, ma parteciperanno al governo complessivo del sistema di emergenza preospedaliero e ospedaliero.

Gratuito, disponibile a tutti i cittadini, italiani e stranieri, raggiungibile 24 ore al giorno 7 giorni su 7 da qualunque apparecchio, il servizio 116117 fornirà assistenza e informazioni e distinguerà l’emergenza dall’urgenza grazie a un pre-triage telefonico.

Nel primo caso i cittadini saranno indirizzati ai pronto soccorso tradizionali; nel secondo invece entreranno in scena i CAU, oppure un servizio domiciliare a cura di un’equipe specializzata. Ci sarà anche la possibilità che il caso si esaurisca fornendo semplici informazioni, oppure indicando i centri di orientamento territoriale per la presa in carico e l’avvio di successivi percorsi socio-sanitari.