REGGIO EMILIA – Ieri sera, come ogni anno, sono state commemorate le vittime nell’80° anniversario dell’eccidio delle Reggiane, in cui morirono Antonio Artioli, Vincenzo Bellocchi, Nello Ferretti, Eugenio Fava, Armando Grisendi, Gino Menozzi, Osvaldo Notari,Domenica Secchi che aspettava un bambino e Angelo Tanzi. I feriti furono 50.
Il 28 luglio del 1943, a pochi giorni dalla caduta del regime fascista, nonostante l’entrata in vigore di norme molto restrittive sull’ordine pubblico, emanate dal governo Badoglio, che autorizzavano l’esercito e le forze dell’ordine anche a sparare contro ogni assembramento di manifestanti superiore alle tre persone, un corteo tentò di sfilare per le vie di Reggio Emilia chiedendo la fine della guerra. Durante la manifestazione, ai cancelli delle Officine meccaniche Reggiane in via Agosti, l’esercito, nel tentativo di interrompere la mobilitazione, aprì il fuoco sulla folla. Nove operai, tra cui una donna incinta, Domenica Secchi, rimasero uccisi.
Dopo la deposizione di un mazzo di fiori davanti ai cancelli di via Agosti e di una corona alla lapide che ricorda l’eccidio e porta scolpiti i nomi dei martiri collocata ora su un muro del Tecnopolo (più visibile, accessibile e solido), nella sala conferenze del polo di ricerca che fu parte delle Officine, si sono svolti gli interventi del sindaco Luca Vecchi, vicepresidente della Provincia Elena Carletti e di Roberto Rinaldi, coordinatore Uil Modena e Reggio Emilia.