In foto, da dx: Colonnello Andrea Milani, comandante provinciale Carabinieri di Reggio Emilia, Dott. Calogero Gaetano Paci, procuratore capoi Procura Republboica RE, Gen.GDF Ianni Giampiero, direttore Scip e responsabile Interpol Italia, dott. Costantino Scudieri della Polizia di stato, esperto immigrazione Ministero Interno e Magg. Maurizio Pallante comandante nucleo investigativo Carabinieri RE

REGGIO EMILIA – Shabbar Abbas è già in carcere in Emilia. Non a Reggio per evitare qualsiasi contatto tra lui e gli altri imputati per l’omicidio della giovane Saman. Un’estradizione la sua che sembrava impossibile, a causa dei molteplici rinvii, a cui poi è seguita la svolta, grazie alla stretta collaborazione tra i governi italiani e il Pakistan. Per la procura di Reggio e i vertici delle relazioni internazionali tra forze dell’ordine si tratta della prima estradizione di questo tipo, avvenuta comunque, nonostante le iniziali incertezze, in tempi record: sono infatti passati solo dieci mesi tra la cattura dell’uomo e il suo trasferimento in Italia. Periodo che può non sembrare così breve ma che in realtà è davvero esiguo per due paesi tra i quali non esiste un trattato bilaterale di cooperazione. Questo è quanto è stato sottolineato questa mattina dal procuratore Calogero Paci nel corso di una conferenza stampa che si è tenuta in Procura a Reggio Emilia.

Questo “fa anche ben sperare in una prospettiva di riuscita di un accordo più ampio”, tra Italia e Pakistan, che “sappiamo essere in fase di gestazione, per creare un sistema di relazioni bilaterali più stabile”. Shabbar Abbas non sarà sottoposto a un interrogatorio di garanzia. L’8 settembre il processo riprenderà con l’audizione del figlio, fratello di Saman e primo accusatore.

“Il quadro cautelare non è completato” ha infatti sottolineato il procuratore, precisando che si continuerà a lavorare perché venga integralmente eseguita l’ordinanza che riguarda il padre, appena estradato, lo zio, due cugini imputati e la madre, Nazia Shaheen, unica ancora latitante e per cui il provvedimento deve essere eseguito. Anche per Nazia c’è la richiesta di estradizione.

“E’ stata un’indagine estremamente complessa, – ha aggiunto il comandante provinciale dei carabinieri, colonnello Andrea Milani – con 67 giorni di ricerche sul campo, 80 ettari di terreno battuti da oltre 500 carabinieri. Il tutto con una forte indeterminatezza dovuta al fatto che il corpo è stato ritrovato solo un anno e mezzo dopo. Uno sforzo investigativo enorme, svolto sotto la direzione della procura, che non ha fatto sottrarre naturalmente le risorse per tutte le altre esigenze di sicurezza della città”.