REGGIO EMILIA – E’ il Don Carlo di Giuseppe Verdi, una delle opere più enigmatiche ma anche più avvincenti, ad inaugurare la Stagione di Opera della Fondazione I Teatri Reggio Emilia venerdì 17 novembre ore 20.00 al Teatro Municipale Valli, con replica domenica 19 novembre ore 15.30.
La vicenda, in gran parte romanzata, ha per cornice la Spagna di metà Cinquecento e mette in scena i personaggi storici tratti dal dramma di Schiller Don Carlos, Infant von Spanien.
Nella complessa trama s’intreccia un gran numero di conflitti personali, politici, religiosi e morali, concentrati in un intenso finale che trasmette brividi di terrore metafisico. Del Don Carlo esistono quattro versioni, tutte personalmente revisionate da Verdi. La prima è un grand opéra francese in cinque atti (Parigi 1867); la seconda (Napoli 1872), ancora in cinque atti ma in italiano, fu ridotta a quattro atti per la Scala di Milano (1884). La versione di questa inaugurazione di stagione segue la versione milanese: si tratta di una coproduzione tra Teatro Comunale di Modena, Teatro di Piacenza, Teatri di Reggio Emilia e il Teatro Galli di Rimini.
Sul podio dell’Orchestra dell’Emilia Romagna Arturo Toscanini e del Coro Lirico di Modena diretti dal maestro Jordi Bernàcer. La regia è firmata da Joseph Franconi Lee con le scene e i costumi disegnati da Alessandro Ciammarughi che ha voluto ispirarsi allo storico spettacolo realizzato al Teatro dell’Opera di Roma di Luchino Visconti. La scenografia è quindi concepita come un impianto-contenitore descritto come una grande aula monastica dove in proscenio sono sempre presenti gli spalti lignei pronti per un Auto da Fé.
Nel cast figurano artisti di prestigio internazionale: Michele Pertusi (Filippo II, che, nello stesso ruolo, inaugura anche la Stagione del Teatro alla Scala), Piero Pretti (Don Carlo, infante di Spagna), Anna Pirozzi (Elisabetta di Valois), Ernesto Petti (Rodrigo, marchese di Posa), Ramaz Chikviladze Il grande Inquisitore, Andrea Pellegrini (un frate), Michela Antenucci (Tebaldo, paggio di Elisabetta e Una voce dal cielo), Teresa Romano (La principessa Eboli), Andrea Galli (Il Conte di Lerma e L’araldo reale).
“Uno degli aspetti che trovo più affascinante nell’opera – spiega nelle sue note il direttore d’orchestra, Jordi Bernàcer – è il sovrapporsi di tanti conflitti che si sviluppano parallelamente attraverso tutta l’opera. La lotta per la libertà contro l’oppressione politica e religiosa, dell’assolutismo contro il liberalismo (Filippo II-Posa), l’equilibrio del potere della chiesa (Inquisitore) con lo stato (Filippo II), dell’amore contro le ragioni di stato (Don Carlo innamorato di Elisabetta che sposa Filippo II), la luminosa Francia dell’atto di Fontainebleau e il suo ricordo attraverso il resto dell’opera contro la cupa e opprimente Spagna imperiale e inquisitoriale (…) Dal punto di vista del linguaggio musicale – prosegue il direttore – (…) L’armonia viene in primo piano, lontana dal ruolo di mero supporto alla melodia che aveva in passato. A questo si aggiunge una delicatissima scrittura orchestrale non solo con una più accurata strumentazione che quella in uso nella tradizione italiana (…)ma una curatissima scrittura strumentale legata alla trama psicologica, un uso della tavolozza timbrica con una propria personalità, capace di introdurci immediatamente in uno stato d’animo, in una nuova situazione emozionale”
“Direi che l’opera, in modo piuttosto straordinario, è una sorta di corollario delle passioni e dei sentimenti umani più profondi, tutti palpabili attraverso la musica di Verdi. La cosa peculiare è che i sentimenti sono talmente in primo piano da sopraffare gli stessi personaggi, che finiscono per caderne vittima, abbandonati a loro stessi, frustrati nei loro desideri – scrive nelle note di regia Joseph Franconi Lee – Questo è un destino che unisce tutti i personaggi, incluso Don Carlo. C’è l’amore mai realizzato di una giovane principessa francese con la promessa di una gioia e felicità eterna nel matrimonio con Don Carlo stroncata ancora prima di nascere; c’è un re che non riesce né a dare né a ricevere l’amore del figlio o della moglie; c’è un Rodrigo che si identifica nell’amore fraterno verso Don Carlo e che porta su di sé le istanze di libertà e di emancipazione dei popoli oppressi, non solo delle Fiandre ma di tutta quella parte d’Europa che era sotto il dominio spagnolo e di conseguenza anche vittima dell’Inquisizione. Tutti questi personaggi sono prigionieri di una situazione molto più grande di loro, sia dal punto di vista umano che politico, così come potrebbe accadere oggi. In questo senso sono estremamente attuali. La libertà, l’oppressione, l’amore, l’amicizia, l’incapacità di comunicare, sono tutti elementi al centro dell’opera che, come in tutte le opere di Verdi, passano in modo efficace attraverso la musica e costituiscono la bellezza del Don Carlo”.