REGGIO EMILIA – Il Consiglio comunale ha approvato, su proposta dell’assessora a Educazione e Politiche giovanili Raffaella Curioni, il Manifesto ‘Unici e Molteplici’, esito del lavoro condiviso e partecipato partito con gli Stati generali per le politiche rivolte agli adolescenti e ai giovani. La votazione ha avuto l’esito seguente: 17 favorevoli (Pd, Più Europa, Reggio E’), 5 contrari (Forza Italia, Lega-Salvini premier, Alleanza civica), 1 astenuto (Movimento 5 Stelle).

“Questa delibera costituisce un indirizzo politico che il Consiglio comunale è invitato ad assumere, quale esito di un percorso svolto dalla comunità educativa e scolastica nel dopo pandemia, per prendersi carico delle fragilità dei ragazzi e produrre un documento di intenti e di lavoro – ha detto l’assessora Curioni – Questo documento costituisce un impegno assunto da dirigenti scolastici, insegnanti, educatori, operatori sociali, psicologi e più complessivamente dal Tavolo adolescenza, per identificare principi, valori e proposte da mettere a disposizione della popolazione più giovane della città. Stiamo parlando di circa 300 persone che, a seguito degli Stati generali dei Giovani e degli Adolescenti svoltosi a Reggio Emilia nel novembre 2022, nel febbraio 2023 hanno realizzato un Patto di comunità, una nuova alleanza, ognuno con le proprie responsabilità e competenze, per dare vita a progetti di cura e di presa in carico delle nuove generazioni. Un nuovo Patto con i nostri giovani che si avvale della rete del Portale Giovani e delle competenze strutturate del servizio Officina Educativa e che è attento ai bisogni che i ragazzi esprimono, puntando a renderli consapevoli nel costruire il bene comune della nostra comunità e dei percorsi a loro dedicati.

“In questi anni diverse sono state le progettualità, le collaborazioni e le nuove alleanze educative elaborate e realizzate in una prospettiva di medio e lungo periodo. Questa visione strategica ha voluto rimettere al centro dell’impegno politico di Reggio Emilia i giovani e gli adolescenti e ha dato vita ad uno sviluppo progettuale dei servizi dedicati a costruire occasioni di partecipazione e cittadinanza che hanno come finalità quella di nutrire i talenti, far crescere cittadini dotati di senso civico che possano diventare attori e protagonisti di questa città sentendosi accolti, ascoltati ed ingaggiati. In questi progetti, con i giovani e per i giovani, abbiamo affrontato e intrecciato temi locali e globali, con uno sguardo lungo sul futuro e con un’importante partecipazione delle scuole, anche attraverso la costituzione di equipe multiprofessionali che vedono la partecipazione congiunta di educatori e insegnanti in tutte le fasi del lavoro di progettazione, monitoraggio e valutazione”

Quella educativa è un’emergenza non da ora, ma certamente questo processo è stato accelerato dalle conseguenze sociali ed educative della pandemia – ha sottolineato l’assessora.

Negli ultimi mesi si sono registrati episodi di disagio, non solo nella fascia giovanile, ma anche in fasce di età adolescenziale tra gli 11 e i 14 anni. Si tratta di fenomeni che vanno sanzionati, ma anche affrontati con nuove risorse e competenze, nuove politiche pubbliche e alleanze tra le istituzioni della città.

Solo una nuova e grande Alleanza educativa può consentire perciò la costruzione delle migliori risposte possibili. Per questo motivo, in questi mesi siamo scesi in campo con tante azioni sociali, educative, sportive e culturali per ‘andare a trovare’, per creare contatti con i ragazzi. Crediamo nell’importanza della prevenzione, dell’accompagnamento e dell’alleanza di una città intera. ‘Salvare’ un adolescente, offrendogli opportunità e sostegno nelle sue fragilità e solitudini, è un risultato straordinario di una comunità intera che con competenza, pazienza e dialogo si stringe intorno ai suoi cittadini più giovani.

Per questo Reggio Emilia ha realizzato gli Stati generali, da cui è scaturito un Manifesto di 10 punti, esito dal lavoro di 10 Tavoli con circa 300 persone partecipanti”.

“Il Manifesto vuole fornire un orientamento culturale per promuovere politiche attive rivolte alle giovani generazioni – ha aggiunto l’assessora Curioni – politiche capaci di rispondere ai loro bisogni e ai loro diritti, così come vengono sapientemente esplicitati e rivendicati direttamente da loro stessi. Si tratta di una dichiarazione di metodo sulla necessaria contaminazione tra approcci e saperi professionali, fondati sulla pratica dell’ascolto, sia nei confronti dei giovani, soprattutto i più fragili, sia tra gli operatori che si prendono cura, a diverso titolo, della loro crescita, dei loro diritti, dei loro bisogni. Non è un punto di arrivo, ma uno strumento di ulteriore ricerca che mettiamo a disposizione del territorio reggiano e regionale, per favorire azioni e dispositivi progettuali che ne incarnino i principi condivisi”.

Il documento restituisce uno sguardo corale da parte dei partecipanti, giovani e professionisti del settore educativo, ai 10 Tavoli di lavoro sul tema avviati lo scorso novembre. È organizzato in forma di decalogo e propone 10 principi e relative declinazioni. Il primo principio è frutto del Tavolo autogestito dai giovani, che ha sviluppato una importante e articolata declinazione programmatica generale, fondata sul diritto fondamentale al ‘riconoscimento’. Gli altri nove principi sono stati elaborati e declinati dai singoli tavoli di lavoro tematici e riguardano le questioni più rilevanti nell’impegno con gli adolescenti e i giovani, in quanto genitori, insegnanti, educatori, psicologi, assistenti sociali, youth worker.

Questi i principi del Manifesto:

1. Riconoscimento, coinvolgimento, cambiamento (esito del Tavolo autogestito dai giovani). Chiediamo riconoscimento. Che sia riconosciuto il diritto a contare e avere voce, per cambiare la società che condividiamo con le generazioni precedenti, dando il contributo che riteniamo più giusto, con l’obiettivo di costruirne insieme una più umana per tutti.

Chiediamo riconoscimento del desiderio di crearci una vita dignitosa, che rispecchi le nostre volontà e capacità. Non vogliamo adattarci e conservare ciò che esiste, proposto da altri per noi. Il riconoscimento dovrà portare concretamente a maggior coinvolgimento nei processi decisionali, alla condivisione di responsabilità e ricchezza, di sapere e potere. Vorremmo si ammettesse – ricordasse? – che il futuro, e le generazioni che lo abiteranno, sono la prima e massima occupazione di ogni civiltà vitale.

2. Identità, riconoscimenti, discriminazioni. Per riconoscere le identità plurali, fluide, complesse e in evoluzione di adolescenti e giovani, occorre ripensare le categorie usate per descriverli e mettere in circolazione e in condivisione gli strumenti che permettono di potenziare negli adulti le competenze relazionali, interculturali e di gestione di gruppi, favorendo percorsi di formazione a questo dedicati e mettendo a sistema una rete fluida e informale di scambi tra professionisti di discipline differenti che intervengono sullo stesso target.

3. Corpo, amore, affettività. La sfera emotiva delle nuove generazioni è caratterizzata da alcuni tratti quali la fragilità narcisistica, la mentalizzazione di un corpo che diventa nemico, le identità liquide e la fluidità di genere. Questi aspetti portano con sé la paura del fallimento, la vergogna, un costante senso di inadeguatezza e sentimenti contrastanti difficili da decodificare ed accettare. Per questi motivi è necessario coinvolgere sia gli adulti, in percorsi formativi e reti di consulenza e supporto con figure competenti, sia le giovani generazioni, creando spazi e tempi strutturati, anche in contesti formali, attraverso strumenti di aiuto per ridimensionare e superare emozioni che fanno paura, che sembrano estreme, riducendo così il senso di inadeguatezza.

4. Agio/disagio, fragilità/competenze, inclusione/esclusione. Le competenze socio-affettive e relazionali, parte dell’insieme di competenze che l’OMS ha identificato come “Programma Life skills educaion”, sono indispensabili all’assolvimento dei compiti evolutivi dell’adolescenza e possono essere sviluppate e incrementate con appositi dispositivi e metodi educativi. Si rimarca la necessità di intervenire sempre di più in una logica di “prevenzione universale”, identificando e promuovendo interventi educativi nella scuola o nell’extra scuola orientati in primo luogo a rinforzare capacità e competenze sulla popolazione generale piuttosto che intervenire sulle difficoltà o le carenze del singolo individuo. È necessario incentivare i luoghi dove favorire questi percorsi di apprendimento a cominciare dalla scuola.

5. Genitori, adulti, timori, aspettative. Considerare la genitorialità come funzione la cui responsabilità può essere condivisa ed estesa all’intera comunità, un modello sociale nuovo che curi la relazione tra famiglie e aiuti a superare quella “fragilità adulta” che le accomuna, permettendo ai ragazzi di considerare i genitori come adulti di riferimento a cui potersi affidare, senza più sentire il peso di doversi censurare.

6. Scuola: apprendimenti, fatiche, funzione educativa. Costruire una scuola aperta e inclusiva che sia parte del “sistema educativo” del proprio territorio; che formi gli insegnanti per rafforzare l’aspetto educativo/relazionale con gli studenti; che ripensi la valutazione, affinché essa diventi sempre più anche strumento formativo che favorisce la crescita emotiva ed affettiva degli studenti, oltre che cognitiva.

7. Prospettive future per la formazione e il lavoro. Ripensare gli attuali contesti formativi e lavorativi, dando spazio alla sperimentazione e alla ricerca e favorendo esperienze ibride, che tengano in equilibrio tempo libero e tempo occupato, flessibilità e stabilità, reale e virtuale, digitale e analogico, desideri e necessità. Contesti che valorizzino l’apprendimento senior-junior dove il fare facilita il sapere, che veicolino non tanto l’ambizione quanto l’aspirazione e supportino la capacità di rielaborare possibili fallimenti in ottica di crescita e risorsa.

8. Territorio, luoghi, reti, stili di vita sport. Partire dai territori e dai luoghi come contesti di esperienze e di costruzione di una comunità aperta e plurale. Comunità in cui ogni sé individuale e collettivo è parte ed ha una parte. Stare sul territorio nell’informalità delle contaminazioni che in esso nascono. Vivere i luoghi con sguardo aperto alla pluralità e all’autodeterminazione. Attivare reti sintonizzate e generative.

9. Creatività, linguaggi, social media. Non può esistere diritto al digitale senza diritto all’analogico. Per questo è necessario predisporre luoghi reali e virtuali per agevolare contaminazioni e permettere di acquisire sia competenze, sia il senso della bellezza, oltre che trasmettere una grammatica in grado di rendere consapevoli e responsabili nell’utilizzo dei social media. Luoghi di confronto reciproco per misurarsi con la propria unicità e osare nel trovare la propria voce. Tempi dilatati che prevedano vuoti capaci di favorire il fermento creativo, per coltivare mente e idee.

10. Impegno, volontariato, partecipazione. La partecipazione è un modo di esser-ci: nei luoghi, nel tempo nella comunità. I giovani partecipano nel mondo di cui fanno parte, sta allo sguardo dell’adulto cogliere i nuovi modi di osservare la realtà e di impegnarsi per trasformarla. Gli adolescenti desiderano riappropriarsi del loro futuro che spesso non coincide con quello che le generazioni precedenti hanno pensato per loro. Occorre quindi cedere spazi di potere e di azione, abilitare i ragazzi e camminare insieme su strade inedite.