Foto in bianco e nero che raccontano tutto il colore della vita dei sinti. La vita in roulotte, le feste con gli abiti tradizionali, la vita comunitaria nei campi sosta: taglio del nastro in Assemblea legislativa per “Divas par Divas (giorno per giorno)”, la mostra fotografica che attraverso l’obiettivo del famoso fotografo ligure oggi 94enne Gianni Berengo Gardin vuol far conoscere vita, tradizioni e cultura delle comunità sinti dell’Emilia–Romagna, in particolare quella di Reggio Emilia, la più numerosa.
“Queste foto raccontano anche il forte legame di mio padre con la comunità Sinti di Reggio Emilia: ci fu sia un interesse professionale, come fotografo, sia sotto l’aspetto umano, tanto che fu subito accolto molto bene dalla comunità Sinti”, spiega Susanna Berengo Gardin, figlia di Gianni, intervenuta al taglio del nastro in rappresentanza del padre.
“Sono fotografie di grande bellezza ed elvato valore sociale che raccontano vari momenti della vita dei Sinti. La Regione Emilia-Romagna, da ultimo con la legge del 2015, è impegnata nel contrastare le discriminazioni verso i Sinti”, spiega la vicepresidente dell’Assemblea legislativa Silvia Zamboni, mentre il presidente della commissione Parità Federico Alessandro Amico ricorda come “con questa piccola mostra vogliamo offrire uno sguardo che avvicini alla presenza di cittadine e cittadini italiani troppo spesso segnati da uno stigma sociale che intende marginalizzare la cultura millenaria di cui sono orgogliosamente portatori”.
La mostra raccoglie gli scatti inediti realizzati nel dicembre 1984 da Gianni Berengo Gardin che raccontano la quotidianità e i festeggiamenti per il Natale, quando le famiglie si trovarono tutte radunate al Campovolo del capoluogo emiliano. A questi scatti si affiancano le foto di Fabrizio Cicconi, che trent’anni dopo, nel dicembre 2014, ha documentato le feste in campi pubblici e microaree private, e le foto di Federica Troisi, che fotografa da tempo i riti della comunità sinti, della cui profonda umanità dice di “essere affascinata”.
“Le foto scattate da Berengo Gardin a metà degli anni ’80 ci mettono di fronte alla nostra difficoltà di prestare ascolto e dare dignità a questa parte della popolazione italiana: sguardi, desideri e affetti degli abitanti (temporanei) del Campovolo ci vengono restituiti con grande intensità e immediatezza, rendendoci familiari gli ‘zingari’ e le forme del loro abitare”, sottolinea Paola Trevisan, antropologa culturale e storica.
“Viaggiando verso Modena per il docufilm “9km di Strada Statale 9″, il Teatro dei Quartieri ha incontrato i sinti del campo sosta di Masone, li ha ascoltati e filmati e ha cominciato a camminare al loro fianco portando gente e portandoli fra la gente”, spiega Lorenza Franzoni, responsabile di “Divas par Divas”, un progetto del Teatro dei Quartieri che dal 2009 collabora con l’Associazione Them Romanò della città di Reggio Emilia.
Le stampe esposte non sono solamente fotografie di ottima qualità artistica, ma rappresentano anche documenti storico-antropologici rari. L’esposizione sarà accompagnata dal video del regista Alessandro Scillitani in cui Berengo Gardin racconta il proprio rapporto con sinti e rom italiani ed europei, incontrati e documentati sin dal 1961. Il grande fotografo ligure, ma veneziano d’adozione, si è sempre impegnato nella denuncia delle condizioni di marginalità. Tra i suoi scatti fatti a Reggio Emilia sono state trovate immagini importanti, tra cui la foto di un sinti partigiano, utile al progetto “Encyclopaedia of Nazi Genocide of Sinti and Roma” dell’Università di Heidelberg.
Per capire il valore delle emozioni che traspaiono dalle foto va ricordato chi è l’autore: nato a Santa Margherita Ligure nel 1930, Gianni Berengo Gardin cresce e studia a Venezia, la sua vera città d’origine. Si dedica alla fotografia dagli inizi degli anni cinquanta accumulando un archivio fotografico considerevole che documenta l’evoluzione del paesaggio e della società italiana dal dopoguerra a oggi. Fin dall’inizio focalizza la sua attenzione su una varietà di tematiche che vanno dal sociale, alla vita quotidiana, al mondo del lavoro fino all’architettura e al paesaggio. Viene considerato un fotografo eclettico, apprezzato a livello internazionale, e che è stato spesso accostato a Henry Cartier Bresson per il lirismo della sua fotografia.
Si può visitare la mostra fino al 18 aprile dal lunedì al venerdì dalle ore 9 alle ore 18 nella sede dell’Assemblea legislativa regionale in Viale Aldo Moro 50 a Bologna.